Da molti anni ormai non leggo più nulla della narrativa ultra-contemporanea, ho perso la fiducia in essa, non credo si possa più produrre bellezza e mi aggrappo ai classici, ai grandi nomi che continuano a garantirmi soddisfazione. Un volume, però, mi ha fatto ricredere e ha stimolato in me nuovamente la curiosità, si tratta de Il mistero della Sacra Icona del giornalista e storico fermano, Adolfo Leoni. In realtà, ad essere sinceri, Leoni non è per me una scoperta, poiché ho già letto in passato e apprezzato alcune sue pubblicazioni come Io e i miei Racconti e Le grandi storie d’amore della terra di Marca, e non è neanche un parvenu della letteratura. La sua opera giornalistica, storica e letteraria copre un arco temporale di oltre trent’anni. Allora, si può affermare, più correttamente, che Il mistero della Sacra Icona è stato per me una dolce riscoperta. Il racconto, che si compone di poco più di sessanta pagine, è incentrato sulla figura del docente di scuola superiore, fermano, Carlo. «Carlo aveva 50 anni. Era single, come va di moda oggi, insegnante alle scuole superiori, laureato in Lettere classiche. La sua caratteristica maggiore era l’inquietudine»1. Leoni ha un’abilità, che molti altri scrittori non hanno, quella di condensare l’essenziale in poche righe, come in questo caso, ove lo Scrittore fornisce tutte le informazioni essenziali sul protagonista, per poter affrontare il racconto, in due righe. Carlo, appunto, è un uomo di cultura, che ama la ricerca, in particolare quella storica, che si pone tanti interrogativi, insomma un uomo d’altri tempi, con poche certezze e tanti interrogativi. È proprio per il suo essere, per il suo io, che ha perso completamente la fiducia nella società d’oggi e in particolare nel mondo dell’istruzione, caratterizzato da tanta burocrazia e poco insegnamento. La storia personale di Carlo quasi subito va a legarsi a quella di un oggetto sacro, la sacra Icona del Duomo di Fermo. Il volume di Leoni, per un fermano, ha la stessa valenza descrittiva che può avere La strada per Roma volponiana per un urbinate. L’attenzione descrittiva di Leoni è strabiliante, nulla è lasciato al caso nel raccontare le passeggiate fermane del protagonista, ogni minuzia diviene protagonista del racconto.
Tornando però a Carlo e alla Icona, tra il protagonista e l’oggetto del racconto si istaura una sorta di rapporto, dal quale, secondo le strategie narratologiche dell’autore, originano altri personaggi, tra i quali lo strano personaggio ecclesiastico, che nei giorni di nebbia prega all’interno della Cattedrale. È proprio tale personaggio a far scaturire la curiosità verso l’oggetto sacro in Carlo. Il protagonista inizia così la sua indagine, e come nella tradizione di matrice anglosassone della Public library, decide di partire dalla Biblioteca della Città, la Biblioteca civica “Romolo Spezioli”, ove, grazie all’aiuto dei bibliotecari, riesce a reperire le prime informazioni. Nel rapporto tra il protagonista e la Biblioteca cittadina è riscontrabile una forte matrice autobiografica dell’autore.
L’indagine si fa poi sempre più intricata e conduce il protagonista sino a Roma, dove entra in rapporto con personaggi religiosi e del mondo dell’antiquariato, per poi tornare nella sua Fermo ed incontrarsi per una terza volta con “il personaggio misterioso” del Duomo. Questa volta però il dialogo risulta più ambiguo del solito, il personaggio sembrerebbe narrare le vicende della caduta di Costantinopoli in prima persona, come se le avesse realmente vissute, proprio a partire dal 5 aprile del 1453. In tale monologo, ancora una volta, l’autore dimostra la sua capacità di sintesi, in poco più di due pagine riesce a riassumere le vicende legate alla caduta dell’Impero Romano d’Oriente, facendo continui richiami alla sua millenaria storia. Ora Carlo ha capito che quella icona viene dal mondo bizantino, rimante però l’interrogativo su come sia arrivata a Fermo. Quesito, questo, che si dipana nelle pagine finali del racconto, ove entrano in gioco Callisto III e San Giacomo della Marca.
Non voglio però raccontarvi altro, questo è un libro che va letto, saggiato e gustato. Leoni racchiude in poche pagine la Fermo contemporanea, la critica alla società contemporanea, la storia sacra, i Minori Osservanti, San Giacomo della Marca, l’iconoclastia bizantina e la storia millenaria di Costantinopoli. Leggetelo!
1 A. Leoni, Il mistero della Sacra Icona. Racconto immaginario ma non troppo, Fermo, Albero Niro, 2023, p. 11.