Calabria, Cutro: comune della provincia di Crotone, al quale, nel 1575, il re Filippo II di Spagna, concesse il titolo di città, in virtù del fatto che un cutrese divenne il primo campione di scacchi d’Europa e del Nuovo Mondo.
Famosa per le colline basse dette “calanchi”, dal colore giallo per la coltivazione del grano e che, viste dall’altopiano, ricordano le “dune del deserto”.
Cutro della ‘ndrina, della ‘ndrangheta che azzoppa l’onesto lavoro di cittadini perbene.
Cutro dalle spiagge bianche e dal mare pulito, ora rosso di sangue innocente per l’ennesima tragedia di barconi spezzati, di migranti… pasto dei pesci. Di uomini e donne, bambini e bambini da nascere, inseguiti da fame e distruzione, da lutti, abbandoni, con in cuore l’illusione di un mondo migliore.
Piange Cutro e, il suo pianto, è alimentato da chi non è indifferente, da chi vuole fermare questa corsa al macello.
Il dito di tutti è contro gli scafisti, cioè quelle persone che guidano le barche e che, spesso, c’entrano poco con i gruppi criminali che organizzano i viaggi e diventa difficili da individuare.
Ma sono comunque responsabili e complici di questa rete criminale e ben organizzata, dei contrabbandieri che sfruttano il desiderio di partenza del migrante anche se, non di rado, trasportano vittime contro la loro volontà, specialmente giovani donne, spesso minorenni, da avviare alla prostituzione.
Ci si augura che Cutro non vada nel dimenticatoio e che serva da monito affinché non si ripeta l’immane tragedia.
Tomba senza nome
Pietosi sguardi si posano
sulla tomba senza nome,
allineata alle tante,
vicine e distanti.
Chissà se era donna o uomo.
Certamente non sapeva di dover morire,
non adesso che stava per raggiungere un luogo che,
nel suo immaginario,
sarebbe stato il riscatto
a lacrime e privazioni.
Questo corpo,
che il traditore mare ha restituito,
porta con sé l’eco di voci care,
di volti amati e, forse… chissà!
un pugno di terra natìa
da poter, nei giorni scuri,
accarezzare, annusare
per sentirne i profumi lasciati
e illudersi di averli accanto.