START WE UP, IL RILANCIO DELLA IMPRENDITORIA FEMMINILE.

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Nasce “il manifesto” Nazional-Europeo che connette le donne imprenditrici e combatte la disparità di genere.

Sono 1 milione342 mila le imprese femminili in Italia secondo i dati di Unioncamere.
Tuttavia per la nostra legge nazionale, la legge 215/92, in vigore nel nostro Paese da più di 30 anni, le imprese femminili sono numericamente molto meno.
Uno dei primi punti fondamentali del mio mandato è sempre stato mettere in primo piano; la donna imprenditrice nel mondo del lavoro e nel rapporto con gli istituti di credito.

Ora, restavano da risolvere due questioni cruciali nel merito:
⦁ Che legge nazionale regolava l’impresa femminile
⦁ Quale fosse il concetto d’impresa femminile che valesse, in modo trasversale, per tutti gli Stati membri.


La nostra datata legge nazionale considera impresa femminile la società cooperativa e la società di persone costituite in misura non inferiore al 60% da donne; le società di capitali le cui quote di partecipazione spettino in misura non inferiore ai 2/3 a donne e i cui organi di amministrazione siano costituiti per almeno 2/3 da donne.


Tutte imprese operanti nel settore dell’industria, dell’artigianato, dell’agricoltura, del commercio, del turismo e dei servizi.

Per valutare quanto queste percentuali fossero penalizzanti, un’indagine da noi promossa come Confimi, ha rilevato che l’81% delle società di persone ha soci donne e, nel 54% dei casi, le socie rivestono il ruolo di Amministratore unico o Presidente.

Oltretutto, in 9 aziende su 10 le donne rivestono ruoli apicali (responsabili amm.ve, responsabili commerciali, responsabili acquisti, responsabili marketing e delle risorse umane). Situazione analoga anche per le società di capitali: il 66% ha dei soci donna e in 8 aziende su 10 rivestono ruoli apicali, mentre nelle aziende manifatturiere solo il 14% è rosa.

Appurati numeri che sono di buon auspicio, abbiamo messo a punto con la collaborazione del Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università degli Studi di Verona, nella persona del Prof. Andrea Caprara, un programma tra i cui punti salienti, vi è stata la valorizzazione di tutte quelle donne che quotidianamente si dedicano alle loro aziende, rischiando giornalmente il proprio capitale, ma che oggi non sono considerate imprese femminili a causa della legge 215/92.

Ne è uscita una proposta che il nostro gruppo ha presentato a tutta la politica italiana nel giugno 2021, dando così origine al DISEGNO DI LEGGE 342 depositato presso la 9° COMMISSIONE PERMANENTE INDUSTRIA, COMMERCIO, TURISMO, AGRICOLTURA E PRODUZIONE AGROALIMENTARE DEL SENATO DELLA REPUBBLICA.

Dopo molte ricerche e verifiche ho potuto constatare che a livello europeo manca una nozione d’ impresa femminile, con la conseguenza che le risorse stanziate, a sostegno della stessa dall’UE, saranno in concreto assegnate alle imprese che ogni singolo Stato qualifica come impresa femminile.
Il nostro Paese, quindi, utilizzerà come parametro la legge 215/92 che limita fortemente le attuali imprenditrici e le potenziali imprenditrici che desiderano aprire una propria azienda.

Definite tutte le situazioni esistenti, ci siamo posti/e il problema di come condividere il più possibile il lavoro svolto, col fine di essere ascoltati/e dalle istituzioni, dalla politica nazionale e da quella europea.

Nasce START WE UP!
Ecco che, a mezzo di un manifesto europeo, frutto di tavoli di lavoro tecnici e tematici che hanno raccolto le istanze di:

Imprenditrici, Europarlamentari, esperte sulla parità di genere, istituzioni e associazioni datoriali , oltre alla necessità di definire l’impresa femminile a livello europeo, vengono stesi i punti fondamentali per promuovere l’imprenditoria e l’empowerment femminile in Italia e in Europa fra i cui punti elenchiamo:

Titolarità e governance al 51, fondi strutturali per la nascita e il consolidamento di imprese guidate e da donne, bandi che tengano conto della certificazione della parità di genere e dell’equa distribuzione delle risorse tra imprenditrici e professioniste, ma anche una necessaria riforma delle politiche di welfare, l’abolizione del gap salariale, digitale ecc.


START WE UP ha così presentato il proprio manifesto a Bruxelles il 23 gennaio di quest’anno, insieme a una numerosissima governance collaborativa ricca di Istituzioni, Associazioni di categoria nazional-internazionali e tantissime altre associazioni femminili (Coldiretti, Conflavoro, Fipe Confcommercio, Alleanza per le cooperative, Enea- Donne in classe A, Gamma Donna, Inclusione Donna, Soroptomist International)

Ad oggi quindi, sia il disegno di legge nazionale, sia il manifesto Start We Up europeo sono sostenuti dal Comitato Impresa Donna del Mimit. (Ministero Imprese e del made in Italy).


Sul piano europeo stiamo seguitando a tessere relazioni con varie associazioni imprenditoriali e realtà femminili affinché il manifesto Start We Up riceva un consenso sempre più allargato, tenendo a ricordare che l’idea e l’intuizione iniziale di tutto questo grande lavoro trova la sua genesi a Verona da una imprenditrice veronese associata in Apindustria Confimi Verona e nel Dipartimento di Scienze Giuridiche scaligero rappresentato del Prof. Andrea Caprara.