La Sindrome di Munchausen per procura è una forma grave di ipercura in cui il bambino è sottoposto a continui e inutili accertamenti clinici e a cure inopportune, conseguenti alla convinzione delirante del genitore che il proprio figlio sia malato. All’atto pratico il genitore fa assumere al figlio sano lo stile di vita di un degente.
Il primo caso riportato in letteratura concerne una madre ritenuta responsabile di aver introdotto sangue nelle urine della figlia di pochi anni, in quantità tali da alterare in maniera inspiegabile i valori degli esami clinici, inducendo così i medici a sottoporre la bambina a numerosi trattamenti sanitari. Il secondo caso riguarda invece una madre che somministrava al figlio dosi tossiche di sale da cucina, costringendolo così a ripetuti ricoveri ospedalieri e accertamenti di ogni genere, che portavano a una guarigione in fase di ospedalizzazione e a un peggioramento dei disturbi contestualmente al ritorno a casa. Quest’ultimo caso si è concluso con la morte del minore.
La Sindrome di Munchausen per procura è una forma di abuso molto grave perché presuppone una condizione psicopatologica di tipo delirante centrata sul corpo. Tale condizione espone il bambino, che ne è vittima, a un atteggiamento di sopruso sia di ordine fisico che psicologico. La falsificazione della malattia può avvenire attraverso la simulazione della stessa o per produzione della patologia, ad esempio soffocando ripetutamente il figlio indicando che soffre di episodi di apnea. Le due situazioni possono anche coesistere.
I bambini diventano vittime del comportamento dell’abusante e presentano una vasta gamma di malattie, tutte fittizie. Spesso vengono ricoverati in diversi ospedali e sottoposti a continue visite e esami clinici, il più delle volte invasivi che, nella maggior parte dei casi, danno risultati negativi o molto strani. L’esito dell’indagine clinica induce il personale medico a svolgere ulteriori accertamenti che però portano a diagnosi con riserva. Può così capitare che i medici possano credere di trovarsi di fronte a una patologia rara o a un caso non presente in letteratura. Quando i sintomi e i segni sembrano essere coerenti con un determinato tipo di patologia, il disturbo può essere classificato come refrattario a qualsiasi terapia convenzionale.
I problemi si presentano più comunemente in bambini molto piccoli, ma possono verificarsi in qualsiasi momento dell’infanzia, compreso il periodo perinatale estendendosi fino all’adolescenza.
La gamma delle manifestazioni del disturbo è talmente vasta da renderne particolarmente complessa la sua definizione per mezzo dell’individuazione di criteri diagnostici accettati. Scarsi sono inoltre gli studi di incidenza e di prevalenza della malattia, soprattutto in Italia.
I disturbi psichiatrici più comuni a carico del perpetratore sono la depressione e i disturbi di personalità, nella fattispecie disturbo isterico e disturbo borderline. Le madri responsabili dell’abuso spesso mostrano un rapporto emotivamente distaccato con il coniuge, mancanza di sostegno e isolamento sociale. La notevole abilità nell’inganno, la varietà delle forme che può assumere la malattia e i molti modi per procurarla rendono, per i non esperti, difficile l’utilizzo delle classificazioni dei disturbi psichiatrici attualmente in uso. Nella Sindrome di Munchausen per procura un genitore crea o inventa nel figlio sintomi medici come risultato della psicopatologia del genitore stesso. La madre utilizza un abuso per istaurare una relazione super protettiva verso i propri figli.
A grandi linee è possibile identificare tre tipologie di perpetratori. Abbiamo le help seekers: madri che, attraverso la preoccupazione medica nei confronti dei figlio, comunicano la loro ansia e depressione e la percezione della loro incapacità a prendersi cura del figlio. Sono spesso associati a questa condizione, conflitti coniugali, madri single o gravidanze inaspettate. Ci sono poi le active inducers: sono madri ansiose e depresse che usano modalità difensive di negazione, dissociazione degli affetti e proiezione paranoidea. Hanno un rapporto controllante con i medici che si occupano del figlio e nutrono il desiderio di essere riconosciuto come delle madri perfette nella cura. In ultimo le doctors addicts: persone ossessionate dall’ottenere cure mediche per malattie inesistenti del proprio figlio. Non riescono ad accettare che questo non sia malato. Sono madri sospettose, diffidenti e paranoidi.
Le conseguenze prodotte sulle vittime sono molteplici: il ricorso continuo ad accertamenti diagnostici talvolta molto invasivi, cure di qualunque natura, interventi chirurgici e somministrazione di sostanze dannose, possono procurare danni fisici, fino alla morte. Frequentemente si verificano danni ad organi interni, come nefriti in conseguenza di iniezioni di un agente immunizzante somministrato dalla madre per provocare la febbre. Non vanno però tralasciate le conseguenze di natura psicologica di tale maltrattamento verificabili anche nel lungo termine. Nei bambini vittime della sindrome si possono presentare, anche dopo alcuni anni, difficoltà di apprendimento e di concentrazione, problemi comportamentali a scuola e in casa, assenza di relazioni sociali, problemi a livello emotivo, incubi notturni, sindrome ipercinetica, sintomi propri del Disturbo Post-traumatico da Stress, utilizzo della malattia come protezione o punizione, percezione corporea distorta e, nei casi più gravi, patologia psichiatrica. Si riscontrano inoltre immaturità, relazione simbiotica con la madre e comportamenti aggressivi. Il bambino ha difficoltà ad inserirsi a scuola sia a seguito dei lunghi periodi di assenza dovuti alla permanenza in ospedale che a seguito dell’invalidità cronica che il bambino si è costruito e che potrebbe condizionarlo nell’istaurare un rapporto con i coetanei. Il bambino deve affrontare lo stigma della sua malattia e arriva a perdere la capacità di percepire correttamente le sensazioni che gli provengono dal corpo, fino a non essere più in grado di distinguere se i suoi sintomi sono reali, da lui immaginati o indotti da altri. La conseguenza di ciò è lo strutturarsi di un Sé fragile e poco differenziato, con una serie di problematiche legate all’immagine corporea e alla percezione di sé stesso come malato, fino all’instaurarsi di vere e proprie strutture psicotiche deliranti a carattere ipocondriaco. Al contrario potrebbe sviluppare una sorta di anoressia mentale nel tentativo di distanziarsi dai messaggi invalidanti ricevuti, negando e mortificando il proprio corpo considerato come oggetto malato.