La teoria dei gradi di separazione contiene in sé il concetto che ognuno di noi sia collegato a qualsiasi altro attraverso non più di sei connessioni fra persone.
Se volessi conoscere Elon Musk o più volentieri Dua Lipa, ci potrei arrivare tramite sei persone al massimo.
La tecnologia attuale di interconnessione a mezzo social, rende più semplice il raggiungimento delle relazioni. La conseguente o meno profondità di sviluppo relazionale, è altra questione…
Meno gradi di separazione intervengono fra le persone, più rapidamente la notizia o l’informazione si diffondono creando connessione fra le genti.
Se offendi Trump sul suo social, è facile che ti veda, ti ricambi l’offesa e così facendo con un grado di separazione hai creato connessione col Presidente. Diversamente, avrei dovuto trovare altri 5 fattori di connessione per arrivarci.
Questi passaggi più o meno lunghi sono importanti per farci capire quanto siamo legati gli uni agli altri (vedi ad esempio anche le reti professionali), e quanto questi legami possano, sempre più velocemente ed efficacemente esercitare influenze, variazioni, metterci in relazione o, perché no, pure allontanarci più facilmente.
Se volete sapere chi è il responsabile di questa teoria dei gradi di separazione eccovi serviti: il sociologo statunitense Stanley Milgram il quale, già nei favolosi anni ‘60, condusse esperimenti di connessione fra la gente a mezzo di lettere da far consegnare ad alcuni, da talaltri.
Dicevamo, passaggio importante, che l’avvento e lo sviluppo dei social ha dimezzato in molti casi, se non in tutti, questo gap di separazione. Aspetto da ribadire utile per la chiusa dell’articolo.
Quindi, oggi, le persone creano e mantengono le reti sociali con meno difficoltà (non ho detto approfondiscono), originando una filiera corta, a beneficio di una facilità di cooperazione opportuna per interscambi di ogni genere, conoscenza, diffusione di idee, scambio informazioni, creazione di collettivi per l’affronto di problematiche, di scoperte, d’innovazioni etc.
Siamo, sempre piu’, tutti collegati.
Tale interdipendenza, è una risorsa inestimabile anche nella gestione delle crisi che siano esse di natura politica, sanitaria, natural-ambientale. Una concatenazione che permette di unirsi, per fornire sostegni in caso di bisogno quali mobilitazioni fisiche, donazioni, informazioni.
La connessione e di conseguenza l’abbattimento di molti gradi di separazione, favorisce lo sviluppo fra genti e culture diverse. Ennesima opportunità per dare origine a una globalizzazione intelligente; portatrice di sviluppo d’idee, integrazioni versus pregiudizi, fusioni e sviluppo culturale, competenze nuove e nuove creatività, crescita economica.
Concretando: una valanga di opportunità di crescite necessarie all’affronto di sfide globali che da soli non si possono affrontare, se non in condivisione con risposte collettive.
Sintetizzando ulteriormente: Informazione, solidarietà, resilienza sociale e altro detto, sono il risultato di una connessione necessaria sempre più fra genti diverse che interagiscono invece di dividersi.
Le politiche di divisione non hanno futuro durevole in questo mondo.
Le società prosperano con le integrazioni controllate, visionarie, inclusivo-intelligenti. Non si scappa alla globalizzazione. E la tecnologia sarà sempre più probabilmente il catalizzatore-acceleratore di questo processo.
Ad esempio; Il progresso scientifico, di particolare importanza, ha fame di cooperazione, avvicinamento, scambio, confronto d’ idee. Le politiche esclusiviste rallentano tutto il processo virtuoso.
Non occorre essere Yuval Noah Harari per capire quanto l’isolazionismo che in apparenza sazia (momentaneamente) una certa opinione pubblica abbia invece a lungo termine, e non solo in passato, fatto segnare il passo alla crescita e indebolito i popoli colpiti.
Trump, la Corea del Nord da sempre praticamente, Castro e company varie, nel condurre politiche isolazioniste con “molti gradi di separazione” hanno creato dottrine capaci di portare deterioramento nelle relazioni internazionali, ostacoli all’economia, alla cultura e all’innovazione, rendendo e rendendoci tutti più lontani, destabilizzati, insicuri e vulnerabili.
Chiuderei con una riga di citazione bastante. Scritta non proprio da un ultimo arrivato.
“La nostra vera nazionalità è l’umanità.” Mahatma Gandhi