Il piccolo principe è sicuramente una delle opere più letta e più tradotta al mondo (oltre 300 lingue). Ma cerchiamo in questa sede di conoscere meglio il suo autore e il suo stile. Proprio il 31 luglio 2024 sono ricorsi gli ottant’anni dalla misteriosa morte di Antoine Jean Baptiste Marie Roger de Saint-Exupéry, anche conosciuto come Tonio. De Saint-Exupéry fu sicuramente uno degli intellettuali più iconici del Primo Novecento, una sorta di D’Annunzio francese, sospeso continuamente tra celo e terra, spesso definito come “l’ultimo dei romantici”.
Nacque a Lione il 29 giugno del 1900 da una famiglia cattolica di antica nobiltà. Fu il terzo di cinque figli del visconte Jean de Saint-Exupéry e di Marie Boyer de Fonscolombe. Quando aveva solo quattro anni morì suo padre (L. Werth, Il mio amico Saint-Exupéry, traduzione di Raphaël Branchesi, Roma, Elliot, 2013, p. 6). La famiglia si trasferì a Le Mans, dove crebbe con i quattro fratelli nel castello di Saint-Maurice-de-Rémens. Ebbe un’educazione gesuitica presso il collegio di Notre-Dame de Sainte-Croix. Il giovane è il più fantasioso, ma anche il più prepotente, insolente e viziato degli alunni. A scuola eccelse fin dai primissimi anni. Nel 1912, all’aeroporto di Ambérieu, salì per la prima volta su un aereo, un Berthaud-Wroblewski. Fu immediatamente folgorato da tale mezzo, così futuristico e rivoluzionario (S. Schiff, Antoine de Saint-Exupéry: biografia, Milano, Tascabili Bompiani, 2000, p. 23). Man mano che crebbe si accentuò sempre più il suo senso di solitudine. La separazione dalla madre prima, chiamata come infermiera all’ospedale di Ambérieu durante il Primo Conflitto Mondiale, poi il soggiorno al Collegio di Montgré a Villefranche-sur-Saône, lo fecero chiudere ancor di più in sé stesso. Inoltre, nel 1917 il reumatismo articolare del fratello li riporterà nuovamente in Francia. Alla fine del 1917 si iscrisse al liceo Saint-Louis di Parigi. Provò poi ad entrare alla Scuola Navale, ma venne respinto all’esame di selezione. Nel 1921 si arruolò nel II reggimento di aviazione di Strasburgo e ottenne il brevetto di pilota, dapprima civile, poi militare. A questo punto prese residenza a Parigi e si legò alla scrittrice Louise Lévèque de Vilmorin. Nel 1926 pubblicò il suo primo racconto, L’aviatore, sulla rivista Le Navire d’Argent (A. de Saint-Exupéry, L’Aviateur (1926), traduzione Francesco Saba Sardi, L’aviatore, in Opere I, a cura di Michel Autramd e Michel Quesnel, Milano, Bompiani, 1994, pp. 27–37). Nello stesso anno venne assunto come pilota dalla Compagnia Generale di Imprese Aeronautiche Latécoère. Percorreva cinquemila chilometri per trasportare la posta, da Tolosa a Dakar. Nel 1929 ci fu la prima grande svolta nella sua carriera da scrittore con la pubblicazione del suo primo libro, Corriere del sud. Due anni dopo fu seguito da seguito Vol de nuit. Di tale opera il filosofo svizzero-torinese Vittorio Mathieu scrisse: «Sono proprio immagini colte a volo d’uccello e sentimenti che nascono dal rapporto tra il pilota e l’apparecchio, ciò che rende Vol de nuit indimenticabile: orizzonti che si inclinano, […] montagne che ballano, […] o le stelle con cui si è assolutamente soli, […] una coltre di nubi cancella perfino l’esistenza della terra. L’uomo che vola è fermo, e si muove l’universo intorno a lui» (V. Mathieu, Un aviatore e la poesia, Torino, 1954, p. 56). La critica accolse le due opere molto bene. In quegli anni i giovani lettori cercavano nei libri proprio questo genere di racconto così avventuroso. Nel 1930 si trasferì a Buenos Aires come direttore della linea aeropostale Argentina-Francia. Qui incontrò l’amore della sua vita, Consuelo Suncín-Sandoval Zeceña de Gómez, scrittrice, pittrice e artista salvadoregna. Nel 1939 pubblicò Terra degli uomini, il quale fu premiato anche dall’Académie française. Prima dell’inizio della Seconda guerra mondiale scrisse per Paris-Soir. Nel 1943 fu pubblicato Il piccolo principe, scritto e ideato durante il periodo bellico. Ma come nacque quest’opera?
De Saint-Exupéry, agguerrito pilota aereonautico, meccanico, avventuriero e giornalista della guerra civile spagnola, sicuramente non poteva immaginare che tra le tante peripezie della sua vita sarebbe stato ricordato per aver scritto Il piccolo principe. Inoltre, non avrebbe mai potuto immaginare che quella storia, pubblicata il 6 aprile 1943 dalla casa editrice Reynal & Hitchcock a New York, sarebbe diventata uno dei libri più venduti e tradotti di tutti i tempi. Egli stesso reputò quel racconto un’opera minore. Della stessa idea fu anche l’editore francese Gallimard, che non la incluse tra le proprie pubblicazioni fino al 1946, quando la misteriosa morte dell’autore, avvenuta il 31 luglio del 1944, suscitò sempre maggiore interesse da parte dei lettori verso le sue opere. La stesura dell’opera originò dall’incarico dell’editore nordamericano di Saint-Exupéry, che gli chiese un racconto di Natale, ma l’autore non era ispirato né interessato, e così le bozze e i disegni rimasero chiusi in un cassetto. Alla fine il racconto fu scritto in un momento in cui l’esilio e le sofferenze per una relazione finita lo sommersero con un estremo senso di solitudine. Fu proprio quella solitudine generatrice, tipica dell’autore, a dar vita a questo racconto. Questo stato d’animo dell’autore, connotato da una crisi vitale, esigeva il recupero dello sguardo del fanciullino pascoliano, sognatore, solo così riuscì a scrivere una storia dal punto di vista del bambino. Tutti i personaggi sono ispirati alla sua esperienza biografica. Questo fu il racconto che lo consacrò per sempre nella letteratura, ma non riuscì a godersi il successo poiché scomparve il 31 luglio del 44’, quando il suo aereo precipitò sull’Isola di Riou.
Saint-Exupéry il padre di Il piccolo principe: a ottant’anni dalla morte
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