Nel momento in cui si ha accesso a qualsiasi tipologia di social si è invasi da pillole relative a qualsiasi argomento. Nell’epoca della semplificazione partita anni addietro con la riforma scolastica del 2003, stiamo assistendo a costanti mancanze di approfondimenti e a un proliferare di acquisizioni sempre più nozionistiche, a discapito dell’acquisizione di competenze per mezzo di ragionamenti e riflessioni. L’effetto estremo che vediamo nei social media è quello di una tendenza alla generalizzazione, in realtà contraria al riconoscimento dell’essere umano come tale, la cui identificazione deve necessariamente procedere per il principio di individualità. Un’altra risultanza è legata alla tendenza a parlare di qualsiasi argomento, anche se non si è tecnici della materia. Ed è così che ci troviamo immersi in terminologie, non adeguatamente utilizzate che fanno sempre maggior riferimento al narcisismo, alle relazioni tossiche, alle dipendenze affettive e simili. Quanto emerge richiama con forza un concetto strettamente correlato alla deresponsabilizzazione. Parrebbe che ci si attenda che ogni singola persona con cui entriamo in relazione sappia adattarsi al meglio a noi e debba necessariamente rispondere a ogni nostro bisogno con le modalità più adeguate a noi. Il martellamento incessante di questo messaggio accresce sostanzialmente l’egocentrismo personale, togliendo alle persone l’elemento essenziale di partenza a livello relazionale: l’autocritica. Se è sì vero che sono presenti nella società persone affette da disturbo narcisistico di personalità, se è vero che ci sono delle relazioni altamente disfunzionali, è anche vero che se una persona mette in atto comportamenti che richiamano concetti come il ghosting, l’orbiting, è essenziale considerare che le motivazioni che sottendono ai singoli comportamenti sono comprensibili solo ed esclusivamente facendo riferimento al concetto di individualità. Ogni persona ha una propria storia, un proprio passato, delle proprie credenze e delle proprie difese dinanzi alle proprie paure. Uno dei rischi che si corre nel diffondere questa cultura della tossicità estrema è relativo al non distinguere più tra funzionalità e disfunzionalità, con la conseguenza di additare chi non ha comportamenti disfunzionali e non riconoscere chi è realmente e potenzialmente pericoloso. Si creano inoltre muri a livello interpersonale perché viene necessariamente a mancare il principio di reciprocità. Il relazionarsi consiste nel venirsi incontro, nel trovare dei punti di contatto nella divergenza, nel riuscire, con pazienza e impegno, a creare modelli comunicativi e relazionali comuni che consentono il dialogo, la comprensione e la crescita. Il concetto di perfezione dovrebbe essere sostituito da quello di perfettibilità. Quanto consente alle persone di crescere, migliorare, maturare, è proprio la divergenza che ci consente di superare i nostri modelli precostituiti e di rimanere affascinati dalla bellezza di un pensiero differente al nostro.
Relazioni tossiche
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