Raymond Thornton Chandler e Il grande sonno: uno scrittore rivoluzionario a 65 anni dalla morte

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Il 26 marzo del 2024 sono ricorsi i 65 anni dalla morte di Raymond Thornton Chandler tra i più influenti ed iconici scrittori e sceneggiatori del Novecento statunitense. Fu sicuramente il più importante autore di narrativa hardboiled. In questa sede non prenderemo in considerazione le sue vicende biografiche, ma concentreremo sulla sua prosa, attraverso uno dei suoi romanzi più iconici e di maggior successo: Il grande sonno. Il romanzo fu pubblicato nel 1939. Ebbe un successo immediato, passando alla storia come uno dei titoli più rappresentativi di quel rinnovamento del genere poliziesco (hard boiled) portato avanti, tra gli anni 30 e 40, da autori quali Dashiell Hammett e James Cain. Nonostante l’enorme successo il romanzo fu pesantemente attaccato dalla critica a causa dei temi affrontati dalla pornografia sino all’omosessualità, passando per la ninfomania e la sodomia orgiastica. L’autore fu accusato di contribuire alla decadenza morale della società. Chandler rifiutò totalmente tale interpretazione anzi sostenne al contrario la natura fondamentalmente morale dell’opera. Il romanzo originò dalla fusione/innesto di due racconti precedenti, Killer in the Rain e The Curtain (R. Chandler, Il grande sonno, Milano, Adelphi Edizioni, 2019, introduzione). Tale particolare gestazione del romanzo lo rende intricato e non del tutto risolto nella trama. La trama si dirama in due filoni, che coinvolgono Philip Marlowe, un investigatore privato di Los Angeles: da una parte un traffico di libri osceni in cui è coinvolta Carmen, figlia del Generale Sternwood; mentre dall’altra la scomparsa di Rusty Regan, marito di Vivian, l’altra figlia di Sternwood. Il protagonista si cala nei bassofondi della città, proprio come una discesa agli inferi pasoliniana, attraverso l’indagine. L’indagine è l’unico modo per conoscere e comprendere questi luoghi, dominati dal vizio e popolati da una selva di personaggi che entrano ed escono vorticosamente nel romanzo.
La trama è complessa e articolata, ricchissima di dettagli, ove ogni dettaglio si rivela fondamentale per la ricostruzione dell’intero. Il grande successo di Chandler risiede anche nelle sue trame tanto particolari, le quali sono state in grado di restituire linfa vitale a un genere quasi morto.
Tornando al nostro romanzo, sul chiudersi della trama, Marlowe intuisce che Regan è stato ucciso da Carmen per averne respinto le avances, e che il cadavere è
stato nascosto da Vivian nei campi dei pozzi petroliferi con l’aiuto di Eddie Mars, proprietario di una bisca da gioco. In cambio del silenzio con la polizia, Marlowe convince Vivian a far curare Carmen.
Nel resoconto si è cercato di semplificare la trama al midollo. Chandler solitamente non è uno scrittore da trame intricate, fatta naturalmente eccezione per questa, ma è sempre attento alla minuzia, al dettaglio e alla resa di personaggi e ambienti. La peculiarità dello Scrittore risiede in una prosa d’arte caratterizzata da un descrittivismo rigoglioso, attento a tutto, molto distante dall’asciuttezza di un Hammett. Tratto descrittivo dello scrittore è l’umorismo corrosivo che dà vita a battute fulminanti, memorabili, che servono quasi a scandire il ritmo e i tempi della prosa come in una poesia (Parola di Chandler: le confessioni del creatore di Philip Marlowe, a cura di Dorothy Gardiner e Kathrine Sorley Walker, Milano, Milano libri, 1976, pp. 127-128). Proprio da ciò, cioè dalla sua natura cinematografica, caratterizzata da una raffinata arte del dialogo, deriverebbe l’aver attirato l’attenzione di Hollywood. Quelli scritti da Chandler sono dialoghi che già di loro si prestano benissimo a una sceneggiatura, questi sono dialoghi soprattutto per l’orecchio.
Quello di Chandler è tuttavia un umorismo quasi fantozziano, o meglio plautino, poiché si accompagna sempre a un sentimento di nera disperazione che avvolge ogni aspetto del reale, è dunque un riso amaro legato alla condizione stessa dell’uomo. La sua opera può essere interpretata come una fine analisi/osservazione, a tratti biografica, della società americana. Tutta l’osservazione è però come se fosse condotta da un attento osservatore esterno, lontano da quelle dinamiche sociali. L’istanza biografica giocò un ruolo fondamentale nella scrittura di Chandler, questa visione di “estraneo” gli è data, infatti, dall’aver vissuto e studiato fuori dal conteso americano (in gioventù in Inghilterra studiando presso il Dulwich College di Londra). Il modo di osservare quella realtà suburbana di Chandler, senza fare troppe forzature può essere paragonato a quello pasoliniano. Pasolini, proprio come l’autore americano, osserva quella realtà vivendola e calandosi in quei contesti.
In Grande sonno è descritto un universo grigio e malato, che investe della sua luce scialba persino gli oggetti, che sono sempre consunti e sbiaditi. È una realtà opaca, quasi oscurata, poiché una parte della società “bene”, proprio come per la Roma suburbana e proletaria, si rifiuta “quasi” di riconoscerne l’effettiva esistenza. Chandler, proprio come Pasolini, prima di essere uno scrittore, è stato un fine antropologo.