QUINTO POTERE (eversione, spionaggio e corna)

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‘Sta questione sempre attuale e sempre più determinante per gli equilibri costituzionali o privati, del furto dei dati, delle indagini cybernetiche occulte e perfino degli atti di spionaggio famigliare per controllare quante corna hai o cosa stanno combinando il socio o il fratello, si sta guadagnando il titolo di “Nuovo Petrolio”.
Sì perchè pare che il vero quinto potere (quello tecnologico) sia sulla strada buona per diventare una delle armi più micidiali del millennio. Grazie proprio allo sviluppo prepotente dei procedimenti e delle conoscenze scientifiche sempre più avanzate, dalle quali nessuno di noi può più prescindere.
Le informazioni, anche le più confidenziali o pruriginose o sensibili sono lo strumento che può far crollare dinastie, governi e poteri più velocemente di una bomba termobarica.
Il potere politico teme la fuoriuscita di informazioni.
Il potere economico teme la fuoriuscita di informazioni.
Il potere culturale-sociale teme che le informazioni sbagliate o non diffondibili possano destabilizzare e manipolare l’opinione pubblica come non si vorrebbe.
Anche il potere ambientale è influenzato da dati e informazioni giuste o errate. Si pensi anche solamente al dibattito sulle ipotizzate o certe (o disconosciute da alcuni) cause dei cambiamenti climatici.
Il denominatore comune della stabilità, del condizionamento, della destabilizzazione; sono quindi sempre le informazioni.
Dalle informazioni dipendono: competitività aziendale, decisioni strategiche, democrazie, dittature, guerre, paci, emozioni, innovazioni, scoperte, cultura, controllo della finanza, benessere, salute pubblica, diplomazie, ricerca…
Insomma, è un’ERA.
Il risultato dell’assetto sociale dipende da che dati saltano o meno fuori; pena l’uso nefasto da parte di nemici geostrategici o molto più minimamente dalla concorrenza sleale capace di provocare disinformazione, squilibrio, turbamento e così via.
I dossieraggi e il furto di dati sono quindi sovvertitori subdoli, portatori di violazione e vulnerabilità nonchè di sfiducia erosiva verso rapporti fra individui, vettori di stress e ansie, indecisioni, paure, crolli, e così via per molti comparti.
Tali nuove forme di criminalità adattatesi ai tempi che corrono necessitano di nuovi antidoti.
Nell’attesa di assistere, a questo punto si spera con molta fiducia, all’avvento di intelligenze artificiali etiche a contrasto, le stesse, seppur diciamo neonate, sono in vari casi già nostre alleate capaci di individuare, con maggior solerzia e affidabilità, comportamenti sospetti o di violazione della security, unitamente a monitoraggi continui della rete e rilevamenti biometrici per la identificazione delle persone a mezzo di scansioni facciali, dell’iride, della voce ecc.
Se la collaborazione internazionale per contrastare il cybercrime vacilla, a giudicare le spaccature fra stati e politiche trovandoci spesso protagonisti di “stalli alla messicana”, si rende a mio avviso necessario un percorso formativo ed educativo importante verso la gente deputata alla gestione della tecnologia. Formazione che non basta sia tecnica e solida ma completa di regolamentazioni umane, valori e consapevolezza dell’importanza determinante di tale potere.
Ritengo quindi più pragmatico preoccuparsi del governo intelligente ed etico (ribadisco) della tecnologia a disposizione, più che del suo avvento.
Avventi peraltro, dalla storia dei tempi, in inarrestabile trasformazione, verso i quali è meglio attrezzarsi di buona resilienza e forza interiore, più che di rifiuto del futuro e nostalgia di ciò che, ormai, fu.