QUEL PONTE INVISIBILE

di


Prima o poi lo attraversiamo tutti o quasi.

Esiste un collegamento col passato fatto di sentimenti, incontri, persone, canzoni, profumi, ricordi.

E’ quel ponte impalpabile, chiamato NOSTALGIA, che ci mette in connessione con chi eravamo, chi siamo stati e chi siamo diventati. Un emozione parecchio forte e profonda che scava e fa riaffiorare quanto di bello e di brutto (paradossalmente) ricordiamo con un certo perverso compiacimento.

Un collage dentro di noi, che nonostante le difficoltà già incontrate in passato, appare ora quasi quasi più gestibile del presente o dell’ansia di un futuro incerto, fregandosene di quel che sostenevano le frasissime dei grandi pensatori sulle fasi della vita o sul vivere il presente come unica e giusta via concreta. Sì, perché esiste anche una scellerata nostalgia del dolore passato…forse uno dei motivi per cui l’originaria etimologia del termine greco nòstos àlgos significa ritorno al dolore.

Sono bagaglio di tutti quanti noi, i casi in cui ci si guarda indietro per riesumare e rielaborare un percorso personale ricco di fortune, sfortune, maggior semplicità, autenticità, relazioni andate, rimaste, alcune meno male finite e via dicendo. Situazioni più intensamente vissute proporzionalmente alla propria (o meno) capacità introspettiva, sensibilità, memoria e profondità d’animo.
La conservazione del sentimento nostalgico può aiutarci perciò nei momenti difficili ripercorrendo quell’excursus di vita che contribuisce a migliorare l’umore e lo stato d’animo nei momenti complicati. In che modo? Ad esempio ricordandoci quanto siamo stati capaci di affrontare e superare. La condivisione poi, se possibile, di queste esperienze con qualcun’altra/o che ne è stata/o co-protagonista, cementa l’interazione sociale, unitamente all’autostima.

Come ogni aspetto naturale, è necessario però fare i conti con le due facce della medaglia. Motivo per cui, ogni angolazione di vita porta con sé porzioni di bello e brutto si diceva.

Ecco che allora per converso, la malgestione di questo sentimento profondo, può portare a fenomeni evasivi troppo distanti dall’inquadramento della realtà, spingere nel cercare di continuare a vivere in un passato inesorabilmente finito e oggi rimasto solamente comfort zone o, peggio mi sento, far nascere stati d’insoddisfazione, sentimenti di fallimento, recessivi stati di depressione in varie forme…
Motivi per cui, la personale formazione legata al mèsotes Aristotelico induce e aiuta nel rintracciare la “via di gestione” delle cose della vita, attraverso la ricerca dell’equilibrio e della virtù posizionata nel “giusto mezzo”.

Oggigiorno, per restare in un ambito più leggero, possiamo avere ancora fervidi esempi di cultura della nostalgia presente in società, attraverso la rievocazione dei revival degli anni passati in diversi campi creativi (musica, moda, arte culinaria). Esempi popolari di quanto questo ponte di collegamento sia ancora ben presente, correndo in soccorso di momenti o epoche prive o scarne di nuove idee.

Ogni essere vivente costruisce il proprio passato e il proprio cassetto dei ricordi e quindi la propria “futura nostalgia” attraverso ciò che vive nel presente. Motivo per cui, è fondamentale costruire un proprio solido ponte fra passato e presente, con l’auspicio di poter arrivare ad avere sempre un “grande futuro alle spalle”, da contemplare e utilizzare come ispirazione continua per progredire e, possibilmente, diventare persone più felici. Almeno tutto sommato.