Quando lo SCI non è uno sport

di


Quando non è strettamente collegato alla nostra professione, spesso si naviga in internet per farsi cullare dal mare cheto dell’apatia o per ragioni pratiche come cercare la ricetta dell’amatriciana, incontrare l’anima gemella o comperare i voli per la Sardegna.
Ma dentro quel mare di “disinformazioni” e nozioni basiche, esistono perle di cultura e civiltà. Sono più difficili da scovare proprio perché si trovano in profondità, vanno cercate con attenzione però, una volta trovate, riempiono la nostra vita di nuove consapevolezze e di bellezza.
Invece di stare a filo d’acqua, ci si può immergere dentro mondi nuovi che ci offrono l’opportunità di diventare migliori e più presenti al nostro contesto storico e sociale.
Provate a cercare in rete la parola SCI, così vi accorgerete che non si parla solo di slalom gigante e settimane bianche, ma leggerete che:

SCI è un movimento di volontariato, presente in 43 paesi in tutto il mondo e con oltre 130 associazioni partner.
Inoltre è una ONG riconosciuta dal Ministero degli Affari Esteri e Membro consultivo dell’UNESCO e del Consiglio d’Europa.

Ho appena trascorso un meraviglioso week end facendo una formazione per avvicinarmi ai campi di volontariato del Servizio civile internazionale.
Rispetto ad altre organizzazioni che propongono spesso pacchetti vacanza più che uno scambio umanitario, allo Sci ho trovato coordinatori preparati, motivati e seri. Richiedono ai futuri volontari una partecipazione propedeutica per avvicinarsi all’esperienza con rispetto e coscienza, oltre che con il cuore, soprattutto per chi sceglie mete dove le condizioni sono più complesse.
Ho conosciuto la lunga storia di un movimento che fin dal 1920 non ha mai perso di vista i valori pregnanti della civiltà, quei capisaldi che troppo spesso vediamo disattendere durante le guerre o nei paesi in cui anche solo mangiare o ricevere una cura medica è impossibile, ancor più difficile di una missione sulla luna.
Così, mentre i milionari del pianeta hanno scoperto il turismo spaziale e si divertono a guardare la terra facendo voli orbitali, ci sono i volontari che giorno per giorno, goccia a goccia, provano ad arginare le inimmaginabili differenze fra gli emisferi terrestri, portando sostegno, in uno scambio culturale che migliora l’esistenza di chi vive lì e anche di chi poi tornerà a casa.
Ma chi trovate in questi campi di volontariato? Trovate persone di tutte le età, ma soprattutto giovani, quei giovani che la società sempre addita e critica, che definisce superficiale. Invece sono i giovani che ci indicano la strada maestra. Loro, che portano ancora fra le mani un ideale mentre noi siamo accomodati sulla poltrona delle ideologie.
I giovani, come un giardino che profuma di vita e di poesia, come un libro ancora da scrivere eppure già ricco di contenuti o come rugiada fresca che disseta la terra arida di adulti egoisti e saccenti.
Andate nei luoghi del volontariato e scoprirete come sono i giovani. Tacete i vostri pregiudizi e lasciatevi avvolgere dal fare concreto della civiltà.
Qualcosa si può fare, a breve o ampio raggio. Qualcosa si può dare, e non sempre soldi che certamente sono molto utili, ma non ci restituiscono nulla in termini di scambio umano.
Guardando ai paesi del terzo mondo unicamente come un secchio vuoto da riempire, perdiamo di vista un fattore importante: che anche noi siamo un secchio vuoto che ha un’enorme bisogno di essere riempito di cultura, di coscienza, di sentimento e di valori.