PICCOLE COSE: FELICITA’ vs INFELICITA’

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(e di tutto un po’)

Nel “Mito della Caverna”, Platone, fra simboli e allegorie geniali e illuminanti, spiega come “Gli uomini siano spesso prigionieri delle apparenze materiali, incapaci di vedere la luce della verità e della conoscenza…”

Molto più sommessamente, molte analogie sono presenti nella saga cinematografica di Matrix.

Premesse scomode, molto distanti nella loro spiegazione profonda, ma simili nel comune denominatore.

Ci torneremo su. Incominciamo.

Succede che, il frenetico tempo presente, ingordo di performances, circondato da stimoli forse eccessivi ma, soprattutto, avido nel chiedere di fare e soprattutto avere o consumare sempre più, è certamente uno dei fattori scatenanti: frustrazioni, infelicità, tracollo dell’autostima, proprio per la diffusa e umana incapacità di raggiungere tutti questi obiettivi, miraggio di realizzazione supposta.

Sicchè, nemmeno un sorriso dato per scontato o peggio non colto, un fragrante croissant, una giornata di pioggia o di sole o di vento, un abbraccio e altre manifestazioni secondo fantasia, pare siano diventate piccole cose; rispetto al successo (ad esempio) visto con autocompiacimento per i like ricevuti in un post, nonostante lo stesso sia vuoto pneumatico, laddove gli averi materiali da esporre ti definiscano come persona di valore (?), e migliaia (purtroppo in alcuni casi milioni) di followers siano il metro di giudizio del valore individuale o della profondità di messaggi per niente profondi.

Cambiano inesorabilmente i riferimenti. Da Platone all’influencer.

Anche i ventenni, ora, fanno sermoni universali e dispensano lezioni di vita a tutti, perché “autorizzati” da una valanga umana di seguaci pendenti dal verbo dell’ autonominatosi Fuffa-Guru di turno.

Basta perciò avere la bellezza dell’asino, scambiare stupidaggini superficiali per “rotte di via”, sostituirsi a figure professionali facendosi portatori dello stile di vita più energetico, giusto ed estetico, dispensando pure diete per l’ eterna bellezza, suggerire approcci alimentari demenziali…e prendere pure consenso e visibilità; diventando però messaggeri pericolosi, moltiplicatori di fake news, e molto altro sotto gli occhi di tutti. Tutti, di cui una buona parte gli crede.

Non propriamente l’idea di “luce Platonica” citata nell’incipit.

Il concetto di traguardo è così profondamente cambiato, nello stesso modo in cui una propensione all’accumulo e alla quantità o verso il possesso, diventano gli obiettivi…i grandi obiettivi…responsabili della felicità o di quella che si crede sia.

Purtroppo, può essere. Nei materialisti in particolar modo.

Peccato però che poi anche costoro cerchino, sotto sotto e in una qualche maniera, calore.

Un calore o una considerazione umana e affettiva che, evidentemente, non risiede lì, in quegli obiettivi.

Insomma, delle due – l’una, come si usa dire.

Per estensione dunque: Materialismo e Umanesimo sono come acqua e olio.

Allora ci si accorge, tardivamente, che l’altro vicino concetto col suo ossimoro : profondità VS superficialità è differente, e di molto, da quel che si pensava essere l’obiettivo maximo.

Parecchia gente, ho notato, non si sofferma su: quello che ha o su quanto nella sua vita ha schivato di pericoloso, dove è stato “graziato”, cosa in sostanza poteva succedergli di peggio, benedicendo come è andata… e ammettendo che a volte si è stati più fortunati che capaci.

Si sofferma invece spesso, se non sempre, su cosa manca. Anche richiedendo alla vita o alla sorte bis o doppioni di ciò che già si ha avuto; inseguendo il superfluo.

Processo a effetto domino nel quale si cade con facilità, la cui risposta è quasi sempre una forma d’infelicità e paradossale mancanza.

Vogliamo accennare a come schifosamente vengono gestite le relazioni?

Dell’uso degli altri piuttosto che della loro conservazione, considerazione, del rispetto e del valore dei rapporti sani? Dello spreco umano che si commette imbastendo i rapporti sull’interesse materiale, momentaneo, opportunista?

L’argomento è ricco di monografie, per chi volesse approfondire il tema.

Cosa c’entra? Anch’esso è invece legato ai temi di felicità e infelicità, frutto delle malgestioni della conoscenza e dei valori, veri.

A coloro i quali dovessero mai salire moti di autoanalisi, disperazioni portate da malinterpretazioni distorte di insuccesso-successo o altro sulla falsariga, può essere interessante e utile cambiare strategia del P.O.V. (POINT OF VIEW per i meno social); iniziando a guardare da un ottica diversa (già insinuata sopra nell’introduzione filosofica) le cose…

Ergo, guarda bene cosa hai già e cosa conta veramente di ciò che hai già…tanto per dirne una. Perchè anche l’angolazione dalla quale si guarda, non è di poco conto. Molto spesso cambia prospettiva al tuo umore o alla tua concezione del giusto dando le reali risposte, permettendoti di valutare la partita da uno spalto differente.

Allora, si noterà che pure il concetto soggettivo di felicità o infelicità può dipendere, spesso, dalla nostra postura.

Dovuta precisazione, poichè sento il rumore dei pensieri :

Ovviamente, non si stanno trattando situazioni al di fuori del controllo umano, per le quali servono ben altre credenze o traguardi della scienza… E, a volte, non bastano neppure quelle.

Qui non si sta evidentemente teorizzando il senso universale della vita, peraltro nemmeno ancora chiaramente fugato; fra Big Bang e miracolo della Creazione.

Si sta parlando delle cose piccole, terrene. Di quella felicità quotidiana dipendente dal nostro controllo, dalla nostra intraprendenza, dalla giusta ricerca di ciò che conta.

Sintonia, Conoscenza, Equilibrio, piccole cose, Relazioni sane, Gratitudine, Crescita, Cura di sé, Attitudine…sono gli ingredienti efficaci per rendere la vita meno pesante; validati pure da filosofia, scienza e religione.

In conclusione, che ognuno segua la propria via; attraverso ciò in cui più crede, sapendo però di avere a disposizione i grandi capisaldi d’indagini, i sistemi di conoscenza e il sapere.

Hai visto mai che si volessero cercare strumenti formativi seri e affidabili…