La connessione delle aree più remote d’Italia rimane una sfida tecnica complessa. La velocità delle connessioni internet rappresenta un nodo cruciale, soprattutto alla luce dei fondi del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), i cui requisiti impongono standard rigorosi per l’erogazione. Una delle principali soluzioni per accelerare l’infrastrutturazione è rappresentata dall’integrazione di Starlink, la costellazione di satelliti di Elon Musk, ma questo progetto sta sollevando critiche.
Il Partito Democratico ha presentato un’interrogazione parlamentare in merito, segnalando che le performance di Starlink non sarebbero all’altezza degli obiettivi fissati dal PNRR in termini di velocità di connessione. Il progetto, infatti, è nato con l’intenzione di potenziare l’accesso alla rete nelle aree più difficili da raggiungere fisicamente con la fibra ottica, ma sembra che la qualità del servizio satellitare non soddisfi i parametri stabiliti dall’Unione Europea per accedere ai fondi.
Le criticità di Starlink e le preoccupazioni europee
Il problema principale riguarda la velocità di connessione fornita dalla tecnologia satellitare di Starlink, che secondo il PD e diversi esperti non risponde agli standard richiesti dall’Europa per garantire un servizio a banda ultralarga adeguato. Il Piano Italia a 1 Giga prevede connessioni con velocità pari o superiori a 1 gigabit al secondo, un obiettivo ambizioso che appare irraggiungibile con le attuali prestazioni del sistema satellitare.
Secondo l’interrogazione, Starlink non solo non sarebbe in grado di fornire queste velocità su larga scala, ma avrebbe anche difficoltà a mantenere una connessione stabile in molte zone rurali e montane. Ciò potrebbe creare una spaccatura digitale tra le aree ben coperte dalla fibra ottica e quelle che dipendono da soluzioni satellitari. Questo solleva dubbi non solo sul raggiungimento degli obiettivi di copertura, ma anche sul corretto utilizzo dei fondi pubblici destinati all’infrastrutturazione digitale.
L’idea del governo e il ruolo dei sindacati
Il governo sta valutando l’idea di un “aiuto a termine” per le aree più remote, una sorta di soluzione temporanea per colmare il divario digitale, ma la proposta ha trovato l’opposizione di diverse forze politiche e sindacali. I sindacati, infatti, sono preoccupati che l’affidamento a soluzioni temporanee possa rallentare il processo di infrastrutturazione fisica e creare ulteriori disuguaglianze.
Le critiche non riguardano solo le performance tecniche, ma anche l’eventuale dipendenza dell’Italia da una costellazione privata come quella di Musk, la cui gestione e controllo rimangono fuori dal perimetro delle autorità italiane o europee. La preoccupazione è che una mancanza di coordinamento a livello europeo possa compromettere la sicurezza e la sostenibilità a lungo termine del sistema di connessioni in Italia.
La questione della banda ultralarga nelle aree più remote d’Italia rimane un tema delicato e complesso, che richiede soluzioni strutturali e non solo temporanee. Il coinvolgimento di Starlink potrebbe accelerare l’accesso alla rete in alcune zone, ma al momento non sembra essere la risposta definitiva per rispettare gli obiettivi fissati dal PNRR e dalle direttive europee.
In attesa di risposte concrete dal governo e dal Ministero delle Infrastrutture, il rischio è che le comunità più isolate continuino a rimanere escluse dai benefici della transizione digitale, creando un’Italia a due velocità.