Il terzo millennio, l’era in cui stiamo vivendo, è caratterizzato da contraddizioni: da una parte prende piede la tecnologia, ingannevole al punto da presentare un mondo oramai perfetto, senza nulla aggiungere a scoperte e invenzioni, dall’altra continui conflitti etnici, guerre fratricide, perdita dei diritti umani. Una sorta di “passo indietro” a quando i massacri e le prepotenze erano legate a forme di dominio facilmente riconoscibili.
Nell’odierna società è molto difficile riconoscere i protagonisti del Bene e del Male; tutto è “ovattato”; ciò che prima era di facile interpretazione oggi appare opaco, di difficile comprensione. Tutto si basa sugli interessi economici e prende forma la globalizzazione politica, sociale. In questa società impoverita, ne risentono i rapporti umani, la storia comune, i legami di esperienze vissute insieme.
L’uomo si allontana dall’uomo ma, l’amore, è un fondamentale bisogno dell’essere umano.
Attraverso di esso si costruiscono positive relazioni che sono benefici all’emozione.
Se l’amore sana, salva, gratifica, perché molte persone riversano questo sentimento sugli animali domestici e non su un essere umano magari in difficoltà?
Il fatto che si amino gli animali più delle persone sembra davvero strano, sembra che identificarsi in una persona sfortunata o sofferente sia più difficile rispetto a fare la stessa cosa nei confronti di un animale, diventato il “sovrano” di casa.
Qual è la spiegazione? Gli studi antropologici di ultima generazione forniscono degli aspetti strettamente psicologici: amare un animale è più semplice, c’è l’assenza di competizione. Amare le persone potrebbe risultare deludente, si potrebbe essere defraudati nell’amore o nel lavoro.
Questo non può mai accadere con un amico a quattro zampe.
Si amano gli animali più delle persone perché, anche se non parlano, il loro è un amore incondizionato, che non ammette tradimento alcuno. Si sa, seppure inconsciamente, che da un punto di vista sociale, il cane o il gatto non potranno mai spodestare nessuno.
Non giudicano, non parlano se non il linguaggio dell’anima. Donano amore, diventano terapeutici.
L’aspetto del proprio animale domestico, la calda presenza del suo corpo o il suono rilassante del suo respiro possono avere benefici maggiori di qualsiasi parola pronunciata. Basta averli al proprio fianco.
Secondo le Neuroscienze, i cani provano sentimenti analoghi ai nostri: capiscono gesti e parole e si reputano figli a quattro zampe.
E, quando vanno via per sempre, il lutto da elaborare è durissimo: si può anche sentire la presenza dell’animale perduto, pensare di vederlo o credere di sentirne la voce. Ci si potrebbe ritrovare a parlare con esso come fosse presente.
“Gli animali sono doni del Signore e l’uomo è il loro custode, vanno curati e amati”. Lo stesso Gesù viene paragonato a un animale: l’agnello, inteso come innocenza, purezza, obbedienza.
Gauss, il mio gattino
Ti accompagno
All’ultima dimora
E il cuore
Non vuol saperne
Di lasciarti,
di andare via
proprio non riesco,
di abbandonarti
nella terra brulla
che un tempo
era spettacolo
di giochi,
di corse forsennate
e di risate.
Sei andato via,
dove non so…
lasciando me
a patire
un gran dolore.
Gauss, amico mio
Fedele e adorato,
grazie,
gattino mio… grazie
per il grande amore
che mi hai donato.