OMICIDA VIGILANTES DILEMMA

di



(Far West Italia)

E’ notizia diffusa, disarmante e dibattuta la conclusione dei Giudici sul caso di Giulia Cecchettin, nel quale hanno stabilito che le 75 coltellate inferte dal fidanzato Filippo Turetta “…NON SONO STATE SINONIMO DI CRUDELTA’, MA DI INESPERIENZA E INABILITA’”.

67 sono invece i colpi di forbice inflitti alla giovane Sara Centelleghe dal suo altrettanto giovane assassino.

Hanno un bel daffare i Giudici a tentar di far capire alla gente come viene interpretato il concetto di crudeltà…

Approfondendo le motivazioni che hanno spinto gli stessi a questa distinzione, ho compreso che esiste una differenza tecnica e asettica fra la crudeltà morale che tutti noi comprendiamo e un concetto di crudeltà giuridica che tiene conto di meccanismi attenuanti sui quali non mi soffermo per brevità e perché qualche legale sta provando a spiegare il “difficilmente accettabile cavillo” ai cittadini.

Cercando di sforzarmi nel modo più fantasioso umanamente possibile aperto all’universo e lambiccandomi il cervello per capire le motivazioni di ognuno, mi è impossibile riuscire a dare comunque un “perché” a questa sentenza che, nella sostanza e nella esposizione, odora molto di freddo tecnicismo e di farraginosa Giustizia uguale per tutti.

Ritenendo, con probabile ignoranza specifica, che però è pur vero dovrebbe esistere un decoro discrezionale nella interpretazione della legge da parte di chi esercita quest’ordine virtuoso, più sensibilità nei confronti della vittima e del suo circuito familiare, più umanità. Anche la forza della parola è coinvolta nel concetto di Giustizia.

Resta perciò almeno a tanti di noi , nonostante tutte le causali e molti professionisti capaci e coraggiosi, la percezione di una Giustizia che abbandona, che a tratti offende, che non fa sempre Giustizia.

Giustizia che, come vedremo e stiamo peraltro vedendo, viene così strappata alle istituzioni e autointerpretata da cittadini esausti, disillusi, sfiduciati.

Fra i vari capolavori cinematografici prodotti negli anni 70 (roba da boomers che a ogni buon conto ha ispirato generazioni successive di cineasti), mi torna in mente il Giustiziere della Notte con Charles Bronson. Un Cult di genere, avente il merito di accendere un dibattito ancora pieno di contemporaneità parecchi decenni dopo.

Breve Sinossi per il lettore giovane o quello dimentico (vado a memoria)

“A seguito dello stupro della figlia e dell’omicidio della moglie per mano di alcuni malviventi, un pacifico Architetto, si trasforma in un serial killer sempre più avido di morte e sete di giustizia; abbandonato da una polizia incapace di fare il proprio dovere, apatica e socialmente indifferente”.

Uno dei temi portanti della sceneggiatura risiede nel fatto che sempre più cittadini insoddisfatti e insicuri, iniziano gradualmente a spostare il loro apprezzamento verso le gesta del fantomatico assassino-giustiziere; prendendone le parti e giustificando queste sentenze di morte fai da te, come unica possibile soluzione alla imperante delinquenza e al torpore della Giustizia.

Pellicola che ci tornerà utile fra poco nei parallelismi.

E’ altra notizia (seriale) di pochi giorni fa, l’ennesimo assalto da parte di cittadini uniti in clan-anti delinquenza verso spacciatori impossessatisi di zone strategiche e/o centrali di varie città. Nell’ultima fattispecie Zona San Siro a Milano.

Poco conta comunque la location, il fenomeno è largamente diffuso, ripetitivo e spesso perpetrato alla luce del sole.

Negli ultimi tempi, in diverse città italiane quindi, si sono moltiplicati blitz organizzati da squadre spontanee contro lo spaccio di droga soprattutto, e il grave disagio che tale occupazione territoriale provoca verso cittadinanza, spazi pubblici resi infrequentabili, famiglie, bambini, anziani ecc.

A questo punto non sono più episodi di cui si narra da uno squallido e disagiato suburbio che…chissenefrega. Ci siamo dentro tutti.

Le gesta dei vigilantes sono spesso filmate e diffuse sui social, a conferma di una crescente disistima verso forze dell’ordine, magistratura e istituzioni; contrapposta all’intensificazione di una insicurezza sempre più radicata nella popolazione.

Ecco che, da iniziali semplici ronde di sorveglianza- a vere e proprie aggressioni da Sceriffi fai da te il passo è breve.

Le cause di questa escalation sono evidentemente molteplici caricate da aspettative di reazione e controllo disattese; dando ormai per assodato che carenze istituzionali, arresti a rilascio immediato, distanza politica dalle realtà locali, troppa tenerezza da parte di una pubblica sicurezza dalle mani legate e dagli equipaggiamenti insufficienti (la saga dei Taser è stata indecifrabile), sono stati i tanti motivi scatenanti queste e altre reazioni cittadine autonome.

Neanche tanto pian piano, proprio come nel film citato in apertura e amplificati appunto dalla diffusione social, i blitz si sono trasformati in atti eroici capaci di far proliferare altre iniziative simili ed emuli.

Ora, questa nevralgia di sistema, questo distacco fiduciario fra popolazione civile e leggi è probabilmente anche il preludio a una escalation di Giustizia sommaria da Far West che, fuori controllo e confini, può dare adito a una spirale molto pericolosa di scontri fra cittadinanza esasperata e criminalità che ha poco o niente da perdere. Senza dimenticare il denominatore comune della sensazione (o certezza) della mancanza di tutela generale, partecipe una legge che, a volte (vedi in cima), derubrica comportamenti violenti o violentissimi.

Tralasciando i dettami teorici del codice penale per un attimo (gli appassionati di Raid sarebbe utile lo consultassero preventivamente), si sappia che il cittadino correo all’atto illegale di farsi giustizia home-made, rischia di : coinvolgere innocenti, sbagliare valutazioni importanti seguite da conseguenze pericolose e imponderabili, prendersi pene severe, nonchè un fastidio leggermente maggiore… ossia quello di andare all’ospedale e in alternativa prematuramente all’obitorio.


Vero è che si è già provato di tutto. Dalle implementazioni dell’illuminazione cittadina, al recupero urbano, ai comitati di quartiere, ai programmi di collaborazione con la P.S.

Ma i Blitz si sono riprodotti, e allora qualcosa proprio non quadra.

Credo a ‘sto punto ritorni in campo la tanto trascurata Etica, almeno come ispirazione. Ormai obsoleta, maltrattata, messa nel cassetto delle cose che non servono. Mentre tutto invece nasce da lì. Da millenni.

In sostanza: bisognerebbe riprendere in mano seriamente la formazione sociale, le basi della cultura della legalità, l’interpretazione e la messa in atto pratico di questa filosofia morale del comportamento umano.

PERCHE’?

Questa società ha generalmente soppiantato i valori con i disvalori. Complici anche persone fragili moralmente che hanno ceduto o cedono alle lusinghe del disvalore; credendo che quest’ultimo sia più soddisfacente e utile. Più furbo mi vien da dire.

A parziale scusante di ciò, Istituzioni (come la Giustizia appunto) laddove male amministrate, diventano terreno fertile per il proliferare di questa metastatica ideologia tutta sbagliata.

Una giusta via mediana fra la repressione autonoma violenta e la tendenza a non essere troppo comprensivi verso le cause profonde che “possono”portare alla criminalità, è uno dei percorsi da sistemare.

Partendo da una polizia formata bene e “con equilibrio” anch’essa. Soprattutto equipaggiata bene.

La tecnologia, oggi, offre strumenti di controllo e difesa parecchio efficaci, senza arrivare a rendere le zone calde delle città, l’O.K. CORRAL DI TOMBSTONE.

Ma è analogamente fondamentale dare alle forze dell’ordine la possibilità e la “giusta” libertà d’esercizio della legge, senza il timore di venire controdenunciati di default durante le operazioni; con il risultato che gli e le agenti della sicurezza saranno i primi e le prime a demotivarsi. Pena, l’ansia di trovarsi in confusione e in blocco psicologico-operativo, corresponsabile una legge frustrante che in casi specifici va probabilmente rivista, in particolar modo nelle “scarcerazioni facili”; tendenza che abbiamo notato essere preludio pericoloso di efferatezze recidive…

Un sistema di Giustizia adeguato dovrebbe bilanciare punizione e riabilitazione.

Ergo: Se la legge non è solidamente ferma, il rischio è che la criminalità si diffonda senza conseguenze. Mentre se è solo repressiva o autogestita in modo inesperto e sommario, può alimentare un ciclo di delinquenza senza fine, ancor più nocivo, particolarmente per i cittadini.

La domanda ingenua e dovuta è sempre : La Giustizia è dunque uguale per tutti? Dovrebbe…ma sappiamo che in pratica non funziona così; aprendo una voragine di controsensi, incomprensioni, distanze, frustrazioni.

Concretando, servono con una certa solerzia:miglior strutturazione-formazione del tessuto sociale giovanile, migliori alternative e prospettive di vita attraverso attività formative, miglior giustizia, miglior fermezza, miglior formazione alla legalità, miglior proporzione nelle condanne, miglior etica nella gestione del tema scottante oggetto dell’articolo (ho detto migliore…).

Con l’alto scopo di investire in una società che veda il sistema funzionare, a partire dal basso. Nella quotidianità, nelle cose che ci toccano da vicino, nelle quali vogliamo avere fiducia ed esser protetti.

Una legge che progredisce, che riduce ai minimi termini: impunità, immobilismi, protezioni o sentenze beffarde; interrompendo l’innesco di tutto quel circolo vizioso visto fin’ora.