NON TI AVESSI MAI INCONTRATO

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(Vale per lui – Vale per Lei)

Il focus del breve articolo di riflessione, vorrebbe tentare di essere una valutazione di quanto gli incontri sbagliati nella vita sono una sfortuna o una fortuna – contemporaneamente- capibili spesso dopo alcune elaborazioni a freddo.

Le persone-faro, sono presenze che illuminano il nostro percorso. Difficilissime da incrociare. Vere fortune quando si trovano. Tesoretti la cui durata nel tempo è dipendente anche molto dal nostro arbitrio gestionale verso di loro. Dalla cura o meno insomma che mettiamo nella conservazione di tale incrocio magico, purché si voglia o si riesca a comprenderlo. E fin qui tutto wow.

Anche se pare una facile deduzione riconoscere e soprattutto valorizzare quelle persone che alzano i nostri standard generali (morali, affettivi, relazionali, culturali ecc), non è così nei fatti e non tutti hanno la capacità intellettuale e l’empatia per riuscire a percepirne il valore. Anzi, va detto che spesso la natura umana sviluppa in questi casi sentimenti di invidia e volontà di contrasto piuttosto che sfruttamento (con accezione positiva) della risorsa umana capitata di fianco a noi e utile alla nostra elevazione. Succede più facilmente di quanto si pensi che molti maledicano questa presenza così ingombrante che li mette in ombra o li costringe a un confronto impietoso con se stessi, la propria arrogante supponenza, i propri limiti.

Questo fenomeno umano da autogol, fra le altre varie, è dovuto al fatto che, generalmente, una parte di società individualista, superficiale ed egoista, ricerca nei contatti umani e nelle relazioni ben altri disvalori più legati a interessi meno alti ma opportunistici, a orologeria, miopi, materiali, apparentemente più soddisfacenti; dando il via a malati sistemi competitivi o d’opportunità supposta, preferibilmente a più intelligenti sistemi di collaborazione e crescita reciproca.

Che cosa è la crescita?

In conseguenza al citato sopra, diciamolo pure, in tanti pensano che il raggiungimento della miglior versione di se stessi (crescita) non stia nello sviluppo dei rapporti di qualità basati sull’amicizia, l’etica, la morale, la solidarietà, la cultura, lo scambio ecc., ma piuttosto in una esaltazione del proprio narcisismo attraverso denaro, status, lusso, agi e via discorrendo.

Anche il concetto di quantità rispetto a quello di qualità ha un enorme potere sull’Uomo.

Esiste infatti una “illusione dell’abbondanza” particolarmente in una società consumistica governata da un marketing serrato e contraddittorio; il quale se da una parte ti spinge a comprare e consumare riempiendoti di iper stimoli e oggetti…dall’altra ti spinge invece a consumare e comprare mille cose o situazioni per snellirti (in tutti i sensi), abbellirti, ringiovanire, riequilibrarti (?)… Alla fin fine spingendoti a un accumulo di tutto. Un accumulo che socialmente però è visto come successo. Esemplificativa di questo squilibrio moderno è la parziale citazione del DALAI LAMA: “ Quello che mi sorprende degli uomini è che perdono la salute per fare i soldi e poi perdono i soldi per recuperare la salute…”

L’accumulo, si diceva, è socialmente visto come successo; la cui definizione meriterebbe un approfondimento a sé e nel quale son certo la sua parte più materiale, vanitosa e tentatrice avrebbe la meglio nell’opinione pubblica generalizzata. Basta seguire facilmente le reazioni della massa di fronte a quello che oggi più che mai, per la maggiore, ammalia.

E’ interessante anche considerare come lo stesso cervello umano ti spinga, per motivi che risalgono alla notte dei tempi, verso un Bias cognitivo che strizza l’occhio più facilmente a una più rassicurante quantità e ai possessi. Sara forse perché la qualità è soggettiva e più difficile da valutare? O perchè la qualità richiede vera conoscenza e consapevolezza?

Allora. Lasciando aperti molti temi, premesse e risposte riaffrontabili, volendo tornare a focus e titolo:

Incontrare una persona di qualità che alza i tuoi standard può essere traumatico per una persona che è focalizzata su un diverso tipo di crescita o stasi. Quindi è molto facile che “ non incontrandosi” sui reciproci obiettivi o valori di riferimento ci si ritrova a parlare lingue diametralmente opposte (magari mascherate e apparentemente simili nelle fasi introduttive della relazione nelle quali la vera natura raramente emerge in fretta) che faranno, con molta probabilità dopo un po’, urlare a l’uno vs l’altro la frase del titolo.

Cosicchè, il conseguente divorzio fra queste due tipologie di persone è da considerarsi contemporaneamente una sfortuna e una fortuna, almeno a mio avviso.

La prima perché si pensa di aver gettato via tempo, risorse, impegno…la seconda perché a ben valutare meglio quei divari, seppur spesso schifosamente gestiti o traditori delle prime aspettative, in realtà sono delle fortune utili per capire prima possibile se stessi, arrivare a quanto detto in precedenza…quindi a una maggior responsabilità nella prossima scelta che si farà e capitalizzare un importante viatico verso una più rilevante consapevolezza, appunto, di cosa vale e cosa meno. Questo complesso percorso ha ovviamente un prezzo.

Certamente tutto vale, se però si è in possesso di capacità d’analisi e forza introspettiva; quali scelte di vita che tengano a mente lo sviluppo individuale “immateriale” come albero maestro. E’ una dura e conflittuale scelta pure questa. Anche in tal caso è molto difficile staccarsi da componenti materialistiche e d’interesse, del tutto umane.

Purtroppo, in un mondo nel quale emergono più frequentemente la prepotenza, la manipolazione e ‘sto onnipresente narcisismo, ci si deve armare per bene nel gestire le mille contraddizioni sviluppatesi fra la richiesta sociale, il fascino dei disvalori e la fede verso quelli che sono invece senz’altro valori però sottovalutati, confusi, strumentalizzati, derisi e a volte perdenti agli occhi dei più e della riuscita sociale come universalmente identificata, vale a dire: soldi, potere, multiproprietà ecc. ecc.

Ma in conclusione: non è proprio attraverso la conoscenza di queste tipologie di persone e rapporti che non si vorrebbero vivere, di questi conflitti e di queste esperienze maledette che si dovrebbe capire cosa è meglio e cosa è peggio, trasformando episodi negativi in crescita, resilienza e miglior discernimento?

Sta in noi imparare la lezione grazie anche a queste esperienze, senza maledire del tutto quel che succede. Perchè riuscire a trasformarlo in momento d’evoluzione e salto qualitativo è un atto intelligente, saggio, utilissimo, pragmatico, a lungo termine di beneficio.

Sta in noi la fatica di viverle, superarle, migliorare e investire le prossime volte su una più convincente capacità di saper scegliere valori giusti, ma soprattutto individuare chi li possiede. Onorandolo, interagendo, crescendo e capendo “cosa è una risorsa”, a volte, nata anche dalla disgrazia.

Tutto considerato, forse, è meglio che le cose emergano va’…poi deve arrivare LUI, l’arbitrio.