(Da offesa a linea evolutiva)
William Shakespeare, da RE LEAR
Edmund:
“Ora, o Dei, prendete le parti dei bastardi!“
Essere mezzosangue significa appartenere a due o più culture.
La cosiddetta eredità mista.
E’ un epiteto le cui origini sono sempre state discriminatorie, perfino nella letteratura moderna.
E’ una situazione di conflitto identitario, spesso, che cela anche una complessità di valore tutto da scoprire.
Quando questo mix è etnico, sappiamo i drammi che si vivono in termini di accettazione, integrazione, adattamento.
E’ anche vero che il mondo si è costruito sul melting pot parimenti a come, lo stesso, sia ancora 24 anni dopo il duemila (e per chissà quanto) motivo di divisione, approfittazioni, soprusi, discriminazioni, suprematismi, guerre.
Il melting pot, quindi la mescolanza di culture, lingue e tradizioni, insomma i mezzo sangue, hanno una incidenza decisamente fondamentale nella creazione di culture nuove, varie e uniche, preziose.
Ma se apparentemente pare si perdano delle caratteristiche culturali individuali, invece, l’insieme e la fusione di queste singole identità sono un’ arricchimento; senza il timore che questo ideale sociale e integrativo (purchè controllato) cancelli le singole identità culturali, togliendo alle stesse le proprie origini. Paure di cui una società insicura soffre spesso.
Fusione o fusion è da intendersi non come annullamento di se stessi e tutto il bagaglio umano che ci si porta dietro, bensì, come mescolanza ordinata di cose diverse. Coordinate, interattive, nella cui composizione eterogenea si percepiscono sapori differenti ma in armonia ed esaltazione fra loro. Un piatto ricco di sensazioni gustative più complesse e originali, per usare una metafora.
Però, per raggiungere questo equilibrio occorre tempo. Quel tempo per comprendere “il diverso”. Quel tempo per accettarlo. Quel tempo per inserirlo. Quel tempo per integrare la sua cultura con la nostra. Quel tempo affinché il progresso culturale ne faccia capire il sapore.
In fondo, a ben scavare, siamo un po’ tutti mezzosangue. O lo diventeremo, a ben osservare molte proiezioni antropologiche.
L’epoca dei purosangue insomma… è passata, e pure male. Credo sia rimasta solo nell’ippica…e del tutto nemmeno lì.
Perfino i bastardi, sinonimo subculturale evergreen, è scientificamente provato che hanno maturato un DNA più tenace.
Sono esseri viventi che portano un bagaglio di dualità. Di due mondi interiori. Di culture miste. Di apertura mentale.
Hanno in loro varie forze che interagiscono, che viaggiano in simbiosi.
Sono Esseri che devono lottare più duramente per ottenere ciò che vogliono, sviluppando così una complessa interiorità che li rende più longevi, più resilienti. Perfino Dio, in un qualche modo, pareva avesse una predilezione per questi suoi figli reietti dai più, i quali non sapevano d’avere invece di fronte creature più complete e forti.
E’ tutta questione di riuscire a scorgere in loro ciò che noi, a volte, non vediamo se appannati da pregiudizi, paure, ignoranze inculcateci da modelli (diseducativi e ritardati) che di formativo, conservativo e protettivo non hanno mai avuto un bel niente. Zero.
Modelli, che hanno un grande futuro alle spalle.