La nuova manovra finanziaria in discussione in Parlamento prevede una serie di interventi mirati a riformare la tassazione delle cripto-attività, includendo una possibile sanatoria e una significativa riduzione dell’attuale imposta del 42% sulle plusvalenze derivanti da queste attività. La questione, da tempo oggetto di dibattito tra esperti del settore e istituzioni, si pone l’obiettivo di attrarre capitali, prevenire l’evasione e regolare un settore in rapida espansione.
La tassa del 42% e i correttivi della maggioranza
La maxi-tassa del 42% sulle plusvalenze derivanti dalle criptovalute, introdotta per tassare i guadagni realizzati con strumenti digitali come Bitcoin, Ethereum e altre altcoin, è stata sin da subito criticata sia dagli investitori sia dagli addetti ai lavori. La misura era stata pensata per allineare le cripto-attività al regime fiscale delle rendite finanziarie, ma è stata giudicata eccessivamente penalizzante per un settore che si sta ancora consolidando e che richiede una normativa specifica.
Per questo motivo, la maggioranza sta valutando una riduzione dell’aliquota, che potrebbe passare a un livello più contenuto, tra il 20% e il 25%, rendendo la tassazione delle criptovalute più vicina a quella di altri strumenti di investimento. L’obiettivo è evitare che le nuove norme fungano da deterrente, spingendo gli investitori a spostare i propri capitali all’estero.
Bankitalia: “Rischio fuga di capitali”
La Banca d’Italia ha espresso preoccupazioni significative sulla proposta della manovra. In particolare, ha sottolineato il rischio di una “fuga di Bitcoin & co.” fuori dai confini dell’Unione Europea. Secondo l’istituto, una tassazione troppo elevata potrebbe incentivare gli investitori a rivolgersi a mercati esteri con regimi fiscali più vantaggiosi, come quelli di Svizzera e Dubai, dove le criptovalute sono già regolamentate da norme meno severe.
La possibilità di una fuga di capitali è vista come un grave rischio per l’economia italiana, che potrebbe trovarsi priva di risorse finanziarie in un settore tecnologicamente avanzato e in espansione come quello delle cripto-attività. Bankitalia ha quindi invitato il governo a considerare l’impatto a lungo termine delle decisioni sulla tassazione e a monitorare attentamente le reazioni dei mercati.
Ipotesi di sanatoria: un passo verso la regolarizzazione
Oltre alla riduzione dell’aliquota, il governo sta valutando la possibilità di una sanatoria per i possessori di criptovalute, con l’intento di favorire la regolarizzazione dei capitali non dichiarati. La sanatoria permetterebbe agli investitori di dichiarare i propri asset digitali non riportati precedentemente, beneficiando di condizioni agevolate, come un’aliquota ridotta o la possibilità di rateizzare il pagamento delle imposte arretrate.
Questa misura ha un duplice obiettivo: da un lato, incentivare la trasparenza fiscale e la regolarizzazione dei capitali già presenti in Italia, dall’altro, evitare che i possessori di criptovalute scelgano di spostare il loro capitale verso paesi con normative meno stringenti. La sanatoria potrebbe rappresentare una via per stimolare gli investimenti nel settore e aumentare le entrate fiscali senza pesare eccessivamente sugli investitori.
Il contesto europeo e il rischio di svantaggio competitivo
L’Italia non è il solo paese europeo a dover affrontare il tema della tassazione delle criptovalute. La tassazione delle cripto-attività è infatti al centro di un dibattito che coinvolge vari paesi membri, alcuni dei quali stanno già predisponendo normative ad hoc per rendere il loro mercato più competitivo a livello globale. La Germania, per esempio, applica un’aliquota che arriva al 25% sulle plusvalenze da cripto-attività, mentre in Portogallo esistono esenzioni fiscali per le transazioni effettuate da privati.
In un contesto simile, il rischio è che l’Italia possa trovarsi svantaggiata rispetto ad altri paesi europei e, di conseguenza, attirare meno investimenti in un settore strategico. Regolamentare le cripto-attività in modo bilanciato, con un’aliquota più bassa e condizioni favorevoli per la dichiarazione degli asset, potrebbe garantire maggiore competitività, mantenendo però una base imponibile significativa per il Fisco italiano.
Il futuro delle criptovalute in Italia
La manovra attualmente in discussione rappresenta un punto di svolta per il futuro delle criptovalute in Italia, che potrebbe rivelarsi decisivo sia per attrarre nuovi investimenti sia per regolarizzare un mercato in continua evoluzione. Se il governo dovesse optare per una riduzione dell’aliquota e una sanatoria, il paese si porrebbe su una traiettoria più favorevole per competere con altri mercati e garantire entrate al Fisco. Tuttavia, il successo di queste misure dipenderà dalla capacità di equilibrare gli interessi fiscali con l’esigenza di mantenere un mercato attrattivo e competitivo.
Resta ora da vedere se la maggioranza riuscirà a trovare un accordo sui correttivi, rispondendo alle richieste dei cittadini e alle preoccupazioni di Bankitalia, che rappresenta un importante monito sulle conseguenze di una tassazione eccessivamente severa.