lL riflesso di Enzo Tortora

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Proprio nella via di Milano in cui ha abitato, sono iniziate le riprese di una serie televisiva dedicata a Enzo Tortora, con la magnifica regia di Marco Bellocchio.  Lavorando davanti a quel palazzo, sto assistendo alla ricostruzione storica di un’epoca che pare distante secoli ed invece era la nostra infanzia di bambini degli anni 70. Un tuffo nel passato che mi commuove non solo per nostalgie personali, ma anche per l’amara perdita di un personaggio che era prima di tutto persona.

Enzo Tortora è ricordato come conduttore di fortunati programmi televisivi come la domenica sportiva e Portobello, un format che ad oggi apparirebbe naif per la sua semplicità e per gli ospiti che portavano idee improbabili alla ricerca di mecenati che si imbarcassero a brevettarli.  

Chi di voi è nato negli anni 60 ricorderà che al venerdì sera l’Italia intera era incollata alla tv in attesa che un pappagallo pronunciasse la fatidica parola “portobello”.  Purtoppo la magia delle apparizioni del conduttore che cullava gli italiani nei momenti di risaputo quanto rassicurante svago in famiglia, venne stravolta da una vicenda giudiziaria che lo portò in un attimo dall Olimpo all’inferno. Fu accusato da alcuni malavitosi di gravi reati quali associazione camorristica e traffico di droga. Venne incarcerato per 7 mesi e poi condannato a 10 anni di reclusione nel 1985, ma in un solo anno si comprese la totale estraneità ai fatti. I mesi vissuti nell’infamia minarono la sua integrità consumandolo nel profondo.  Morì di tumore all’età di 60 anni, nel 1988. Consapevole del destino che lo attendeva, chiese di essere seppellito con il libro “la storia della colonna infame” di Alessandro Manzoni, a ricordarci quanto la leggerezza del giudizio possa uccidere la dignità dell’uomo. Milano ha dedicato al presentatore scomparso una via, per la precisione Largo Enzo Tortora,  a pochi passi dal Castello Sforzesco e nel palazzo di Via dei Piatti dove ha vissuto, una targa in sua memoria promossa dal progetto “Milano è  memoria” Tale iniziativa è stata attivata dal Comune per appoggiare le associazioni di cittadini che si impegnano nella valorizzazione della memoria storica e critica del nostro territorio.  Camminando in Via dei Piatti in questi giorni, sembra di scorgerlo ancora, stretto nel suo cappotto, l’incedere schivo e riservato. Estremamente elegante ed educato.  Doveroso che Milano gli riservi ancora un po’ di luce.