Conoscere la storia del diritto amministrativo e le dinamiche evolutive giurisprudenziali è particolarmente importante per poter comprendere in maniera adeguata le problematiche dei processi normativi attuali. Alcuni aspetti giurisprudenziali che caratterizzano l’epoca contemporanea si rivelano fondamentali. La prima cosa da evidenziare è quella relativa all’aumento normativo legato all’evoluzione sociale, infatti, negli ultimi anni, aumentando la produzione normativa comunitaria, interi settori dell’ordinamento sono stati da questa influenzati e, talvolta, sottratti al legislatore nazionale ed alla cognizione di legittimità alla Corte Costituzionale a causa della diretta applicazione di talune disposizioni comunitarie, senza intermediazione legislativa. Questa evidente circostanza, congiunta a quella del necessario recepimento di disposizioni che si reggono su principi ignoti all’ordinamento nazionale, comporta la modifica in modo significativo del quadro normativo. Nella fattispecie, non si può non tenere in evidenza il fatto che lo stesso adattamento espresso del diritto interno a quello comunitario ha condotto ad un mutamento del sistema delle fonti. Conseguenza diretta di ciò è il fatto che alla legge venga sottratta non solo la decisione di merito sul contenuto della norma ma, attraverso l’adattamento diretto e la delegificazione, anche la stessa riserva di un’area occupata dalla fonte primaria1. Tali cambiamenti hanno comportato delle crisi strutturali, poiché la svalutazione della legge a livello nazionale, porta da sé, essendone essa la base, la crisi stessa dello Stato nazionale. Si può affermare che si assiste, da un punto di vista giurisprudenziale, anche alla crisi della fonte primaria come atto statuale e come atto normativo. Le aree sottratte alla legiferazione diretta dello Stato stanno aumentando esponenzialmente. Per quanto concerne il diritto amministrativo e, in specie, sul diritto pubblico dell’economia, essi risultano regolati da fonti che si collocano non solo in un ambito non disciplinato dalla Costituzione ma, anche ad essa del tutto estraneo. Per quanto concerne il mero diritto amministrativo, si stanno avvertendo gli effetti della così detta “amministrativizzazione” della legge, consistente nello smarrimento/perdita della funzione ordinante della legge medesima, che è venuta trasformandosi da canone universale di comportamento, limite alla libertà dei singoli e fonte del potere unilaterale, a strumento di esercizio dell’indirizzo politico. Conseguenza diretta di tali mutamenti risulta essere la frammentazione in leggi di settore, leggi speciali, eccezionali, temporanee, interpretative, di sanatoria e le così dette leggi – provvedimento. Tali fenomeni sono la diretta conseguenza della totale mancanza di rappresentanza parlamentare e dell’eccesso di ricorso alla delega della potestà legislativa all’esecutivo. Istituti fondamentali di tutta la dommatica del diritto amministrativo, quali il principio di legalità, la riserva di legge, la generalità ed astrattezza della legge in opposizione all’atto amministrativo puntuale, la distinzione tra legge e regolamento, i principi di tipicità e nominatività, vengono dunque influenzati significativamente dalla trasformazione di un sistema che va perdendo i suoi riferimenti cardinali. Il sistema giurisprudenziale italiano non riesce però ancora ad individuare le cause della perdita di tali cardini che per quasi 150 anni hanno costituito la spina dorsale del Paese, il quale essendo di recentissima costituzione aveva proprio bisogno di un sistema legale ben strutturato.
È bene, però, spendere ora qualche riga per parlare del diritto amministrativo comunitario, che tanto sembra collidere col nostro sistema. Il Diritto amministrativo comunitario è quel diritto prodotto da fonti comunitarie, nella fattispecie direttive e regolamenti, le quali condizionano e incidono sul diritto amministrativo nazionale degli Stati U.E. Le regole comuni ai vari diritti amministrativi degli Stati membri, prodotte da fonti comunitarie, prevalgono sui diritti interni. Con il termine “amministrazione comunitaria” si intende l’insieme degli organi e delle istituzioni della U. E. cui è affidato il compito di svolgere attività sostanzialmente amministrativa e l’emanazione di atti amministrativi. Vi sono due principi fondamentali che fanno da raccordo tra le istituzioni comunitarie e le amministrazioni nazionali:
- principio di sussidiarietà (L. n. 59/1997; art. 3, comma 5, T.U. Enti Locali; L. Cost. n. 3/2001; art. 5 Trattato CE).
- Il carattere essenzialmente servente delle Amministrazioni nazionali.
1 L. Mannori e B. Sordi, Storia del diritto amministrativo, Roma – Bari, GLF editori Laterza, 2006, p. 34.