L’ADHD NELL’ETÀ ADULTA

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Come nel caso del Narcisismo anche l’ADHD, in tempi recenti, sta diventando una moda. Per quanto non sia semplice da diagnosticare, spiegando così in parte le false attribuzioni o le misdiagnosi che vengono facilmente elargite sia in contesti sanitari che in ambito di social media, proverò a fornire delle indicazioni per comprenderne le caratteristiche.

Il Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività (Attention-Deficit/ Hyperactivity Disorder, ADHD) è un disturbo eterogeneo, complesso e multifattoriale, a insorgenza infantile. Per molto tempo si è creduto che fosse caratterizzante solo dell’infanzia, ma l’evidenza scientifica ha mostrato la sua persistenza nell’età adulta in una percentuale che va dal 10% al 60% dei casi. L’ADHD spesso coesiste con uno o più disturbi aggravandone la sintomatologia e rendendo talvolta complessa la corretta diagnosi. Tale comorbidità è presente sin dall’infanzia e vede una prevalenza di Disturbi dell’Umore, Disturbi d’Ansia, abuso di sostanze e Disturbi di Personalità in età adulta.

Il Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività è caratterizzato da persistente inattenzione, iperattività motoria e impulsività, caratteristiche che possono rendere difficoltose l’integrazione e l’adattamento sociale. L’Alterazione dell’Emotività (Emotional Disregulation ED) è spesso riscontata tra i sintomi dell’ADHD. Essa è caratterizzata dalla perdita del controllo, esplosioni di rabbia, oscillazioni dell’umore e alterata capacità di regolazione affettiva. Queste difficoltà, se non identificate, andranno ad arrecare problemi in età adulta, sia dal punto di vista della rappresentazione del Sé, che dal punto di vista delle relazioni sociali.

I criteri diagnostici sono stati stabiliti solo per la diagnosi infantile, mancando della presa in considerazione dell’evoluzione del disturbo e dei cambiamenti dei sintomi correlati al passare dell’età. I criteri (del DSM-5) inoltre non includono sintomi quali l’instabilità e la reattività emotiva elevata, gli scoppi di rabbia improvvisi, i frequenti e repentini cambi d’umore. Questi sintomi vengono solo menzionati nella sezione “Associated Features”.

La presentazione clinica nell’adulto comprende: la disorganizzazione e l’incapacità di pianificare in anticipo, la smemoratezza, la procrastinazione, i problemi di gestione del tempo, il cambio repentino di attività, il prendere decisioni impulsive, il commettere reati penali e l’avere lavori e relazioni instabili.

Esistono due diverse tipologie di paziente adulto con ADHD. La prima è caratterizzata dalla predominanza dei sintomi di inattenzione e dalla difficoltà di organizzazione con presenza di lentezza sul piano cognitivo e pragmatico, difficolta prestazionali e di funzionamento. È frequente la comorbidità con depressione e ansia. La seconda è caratterizzata da impulsività marcata e iperattività, da un’ampia sovrapposizione con i disturbi del Disturbo Bipolare e di differenti Disturbi di Personalità, oltreché dal frequente uso di sostanze. La possibile presenza di malingering (deliberata esagerazione o invenzione di sintomi fisici o psichici allo scopo di ottenere qualche vantaggio) e disturbi fittizi, rende ancora più complessa la gestione di questi pazienti.

Cercando di riassumere le caratteristiche, per una corretta diagnosi di ADHD in età adulta, si terranno in considerazione gli aspetti a seguire. Iperattività motoria manifestata con irrequietezza, incapacità di rilassarsi, di stare fermo e di sostenere attività sedentarie per un lungo periodo, agitazione continua, disforia se presente noia. Deficit di attenzione caratterizzata dall’incapacità di mantenere l’attenzione durante una conversazione, facile distraibilità, difficoltà nella concentrazione durante la lettura o nei compiti da svolgere, frequenti dimenticanze, difficoltà a ultimare i dettagli finali di un progetto. Labilità affettiva che si palesa con improvvisi passaggi da una condizione di eccitazione a una deflessione dell’umore o di leggera euforia che rapidamente si trasforma in uno stato maniacale; gli sbalzi d’umore durano da qualche ora a massimo qualche giorno e avvengono senza motivo. Temperamento sanguigno con esplosioni di rabbia, i cui attacchi sono seguiti dal rapido ristabilirsi della calma, irritabilità costante e perdita transitoria del controllo al punto di riferire di essere essi stessi spaventati dal proprio comportamento. Iperattività emotiva connotata da reazioni eccessive o inappropriate perché non in grado di sostenere lo stress quotidiano con sviluppo di forme di depressione, confusione, incertezza, ansia o rabbia; la risposta emotiva interferisce con la capacità di problem solving. Disorganizzazione e incapacità di portare a termine i compiti riportando difficoltà nell’eseguire correttamente il proprio mestiere e problematiche nella gestione familiare; gli obiettivi prestabiliti non sono quasi mai portati a termine, passano da un’attività a un’altra in maniera caotica e casuale, hanno poca determinazione e si arrendono di fronte alla più piccola difficoltà. Impulsività caratterizzata da un eccessivo coinvolgimento in attività gratificanti, senza però riconoscerne i rischi e le possibili conseguenze dannose e incapacità di rimandare le gratificazioni, marcata intolleranza alle frustrazioni. Un’altra caratteristica è quella di prendere le decisioni in maniera superficiale, senza riflettere sufficientemente, basandosi su informazioni incomplete da cui poi possono derivare conseguenze svantaggiose. Manifestazioni minori di questa dimensione sono il parlare prima di pensare a cosa dire, interrompere spesso le conversazioni degli altri, l’impazienza e la tendenza a spendere denaro in modo impulsivo. Le manifestazioni più eclatanti possono essere simili a quelle che si ritrovano negli stati maniacali nel Disturbo di Personalità Antisociale, basso rendimento sul lavoro, rapidità nell’intraprendere o nel terminare le relazioni.

I sintomi cardine, ovvero la disattenzione, l’impulsività e l’iperattività, associati a comorbidità psichiatriche, possono portare a deficit funzionali del sé come bassa autostima, incidenti e danni fisici, fumo, abuso sostanze e delinquenza, problemi scolastici e lavorativi, problemi nella vita familiare e nella società.

Le trasformazioni del disturbo dall’infanzia all’età adulta possono essere ricondotte al fatto che, l’aver convissuto col disturbo per anni, può aver portato l’adulto ad aver imparato delle strategie compensatorie che hanno ridotto l’impatto dell’ADHD sul funzionamento globale. Inoltre alcuni sintomi cambiano spontaneamente: l’iperattività diminuisce con l’età, altri sintomi non aumentano di intensità, ma si rendono più evidenti a seconda dello stile di vita dell’adulto. Le conseguenze dell’impulsività si rendono invece più evidenti dopo l’adolescenza con un impatto molto forte nella qualità di vita del paziente.