Roma, 5 ottobre 2024 – La legge di bilancio si avvicina, e il clima all’interno della maggioranza di governo si fa sempre più teso. Tra promesse di tagli fiscali e necessità di far quadrare i conti pubblici, il governo guidato da Giorgia Meloni si trova a dover affrontare delicate scelte economiche, con il rischio di scontentare alcune delle sue stesse forze politiche.
Dopo le recenti dichiarazioni del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, sull’inevitabilità di “sacrifici” per far fronte alle ristrettezze di bilancio, è stato il vicepremier Antonio Tajani a gettare acqua sul fuoco. “Non ci saranno nuove tasse”, ha ribadito il leader di Forza Italia, cercando di tranquillizzare gli elettori e i partner di governo, già in allarme per le possibili ripercussioni economiche delle decisioni future.
Un delicato equilibrio tra prudenza e necessità
La prudenza è diventata la parola chiave nelle ultime settimane. Le risorse disponibili sono poche, e le richieste da parte dei vari ministeri si stanno moltiplicando. Tuttavia, con la guerra in Medio Oriente e le turbolenze economiche globali che continuano a pesare sull’economia italiana, il governo dovrà inevitabilmente compiere scelte difficili. Per Giorgia Meloni, il compito sarà quello di conciliare le esigenze della propria coalizione senza cedere troppo spazio alle opposizioni, che hanno già iniziato a puntare il dito sulle possibili misure impopolari, come le accise.
Giorgetti ha chiarito che ogni richiesta dovrà essere attentamente valutata. “Non possiamo dire sì a tutto”, ha avvertito, prefigurando un bilancio che si concentrerà solo su alcune priorità, come il taglio del cuneo fiscale, la riforma dell’Irpef e il sostegno alle famiglie e alla sanità. Al centro dell’attenzione ci saranno anche i fondi per gli investimenti pubblici e le imprese, ma la coperta resta corta.
Le tensioni nella maggioranza
Le dichiarazioni di Giorgetti non sono passate inosservate, scatenando reazioni sia dentro che fuori la maggioranza. Da un lato, Matteo Salvini ha cercato di mantenere un equilibrio, ribadendo che le tasse dovranno essere abbassate per i redditi inferiori ai 35mila euro, puntando invece su un maggiore contributo da parte delle grandi imprese, come banche e assicurazioni. Dall’altro, Forza Italia ha espresso il suo dissenso verso ogni ipotesi di nuove imposte, sostenendo che le dichiarazioni del ministro dell’Economia siano state fraintese.
Ma le divisioni non si limitano alle questioni fiscali. Nel contesto di una coalizione che ha già mostrato segni di tensione su altri temi, come l’Autonomia regionale e lo Ius Scholae, il rischio di ulteriori frizioni durante il dibattito sulla manovra è reale. L’esame parlamentare del decreto Omnibus ha già evidenziato alcune difficoltà, e molti temono che la discussione sul bilancio possa rivelarsi ancora più complessa.
Le prossime tappe
Nei prossimi giorni, il governo dovrà lavorare al Draft Budgetary Plan da inviare a Bruxelles entro metà ottobre. Questo documento sarà cruciale, poiché rappresenterà la struttura della legge di bilancio, delineando le priorità su cui Meloni e i suoi ministri intendono puntare per il 2025.
Il Parlamento sarà poi chiamato a votare una risoluzione sulle linee guida del piano. Tuttavia, prima di allora, il presidente del Consiglio dovrà affrontare una serie di incontri interni alla coalizione per cercare di appianare le divergenze e presentarsi con un fronte unito di fronte alle sfide economiche che attendono il Paese.
La strada è ancora lunga e irta di ostacoli, ma ciò che sembra certo è che ogni passo dovrà essere calibrato con estrema attenzione per evitare di destabilizzare un equilibrio politico già fragile. La capacità del governo di soddisfare le richieste della propria base elettorale, senza compromettere la tenuta dei conti pubblici, sarà il vero banco di prova nei prossimi mesi.