LA DIETA MEDITERRANEA NON E’ UNA PROPRIETA’

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Con questa affermazione il vicepresidente del Senato GianMarco Centinaio, si schiera in sostegno a Unionfood e al suo Presidente Barilla, dopo le critiche piovute da parte di diverse associazioni legate al mondo dell’agricoltura, alcune delle quali hanno preso di mira il progetto “Mediterranea” di Confagricoltura e UnionFood.
Questo progetto vuole rafforzare la filiera, migliorare l’efficienza e valorizzare la dieta mediterranea, coinvolgendo centinaia di aziende e marchi nazionali.
I contrari temono che le multinazionali coinvolte vogliano imporre il cosiddetto cibo omologato, andando proprio contro la tutela del “vero made in italy” e di conseguenza la dieta mediterranea italiana.
Per contro, Mediterranea dice di rappresentare l’eccellenza del made in Italy agroalimentare senza legami con multinazionali straniere.
GianMarco Centinaio, , responsabile del dipartimento Agricoltura e Turismo della Lega, virgoletta:
”Se la dieta mediterranea è un bene dell’umanità riconosciuto dall’Unesco, nessuno può pensare di appropriarsene come se fosse un marchio privato.
Deve essere compito delle istituzioni e di tutte le imprese che operano nel settore tutelarla e valorizzarla al meglio, evitando gelosie e scontri che indeboliscono la presenza e l’autorevolezza del Made in Italy nei mercati nazionali e internazionali.
Esprimo dunque la mia solidarietà a Unionfood e al suo presidente Paolo Barilla per l’attacco ingiustificato rivolto sui giornali da alcune associazioni…”
”È importante – prosegue – favorire l’impegno anche dei grandi gruppi dell’industria agroalimentare nella produzione e nella commercializzazione di prodotti realizzati con ingredienti genuini del territorio e gli accordi di filiera sono uno straordinario strumento in tal senso”, prosegue, ”Da questo punto di vista, ‘Mediterranea’, promosso da Confagricoltura e Unionfood, rappresenta un esempio lodevole e non certo da denigrare”.
Il vicepresidente chiude ”Mi auguro che anche la politica, a partire dal governo, voglia favorire un dialogo tra tutti gli operatori del settore e tra questi e le Istituzioni. Di fronte alle sfide cruciali della modernizzazione e della sostenibilità, a un’Europa chiamata a una svolta rispetto all’ambientalismo ideologico che ha colpito l’agricoltura in questi anni, alla concorrenza spesso sleale che ritroviamo sul mercato.
L’agrifood italiano ha bisogno di unità e concordia, non certo di guerre interne che fanno solo la fortuna di chi vuole colpire il Made in Italy e la dieta mediterranea”.