La Corte Costituzionale ha recentemente depositato le motivazioni della sentenza numero 192/2024, dichiarando l’illegittimità di sette punti fondamentali della cosiddetta legge Calderoli sull’autonomia differenziata. La sentenza accoglie parzialmente i ricorsi avanzati da quattro regioni del centrosinistra (Puglia, Toscana, Campania e Sardegna) e ridefinisce i limiti della riforma.
Autonomia differenziata: non incostituzionale, ma da correggere
La Consulta non ha bocciato integralmente l’autonomia differenziata, riconoscendola come potenzialmente utile per sviluppare il principio di sussidiarietà. Tuttavia, ne ha messo in luce alcuni difetti di fondo, stabilendo che le modifiche devono garantire l’uniformità dei servizi essenziali su tutto il territorio nazionale, attraverso i Livelli Essenziali delle Prestazioni (Lep). Questi includono settori fondamentali come sanità, istruzione, welfare e trasporti.
Ruolo centrale del Parlamento
Un punto critico riguarda il meccanismo che avrebbe consentito al governo di definire, tramite decreti, standard minimi per i Lep senza l’intervento parlamentare. La Corte ha ritenuto che tali decisioni siano prerogativa esclusiva del Parlamento, data la loro natura politica e la necessità di bilanciare diritti e risorse tra regioni.
Competenza statale in materie strategiche
La Consulta ha stabilito che alcune funzioni, come energia, ambiente, commercio estero e grandi infrastrutture, devono rimanere sotto il controllo dello Stato per garantire una gestione unitaria e livelli di servizio omogenei. Anche nell’istruzione, il trasferimento di competenze sarà limitato, preservando l’identità nazionale.
Regioni a statuto speciale escluse
Le regioni a statuto speciale (Sicilia, Sardegna, Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia) non saranno coinvolte nell’autonomia differenziata, salvo specifiche procedure previste dai loro statuti. Questa scelta riflette la loro autonomia costituzionale già consolidata.
La sentenza non invalida l’intero impianto della legge, ma ne blocca l’attuazione finché il Parlamento non apporterà le correzioni necessarie. La Corte ribadisce che il trasferimento di competenze deve rispettare i limiti costituzionali e garantire l’uguaglianza tra i cittadini, indipendentemente dalla regione di residenza.