La Siria affronta una svolta storica dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad, durata 53 anni. Assad è fuggito in Russia con il sostegno del presidente Putin, mentre il popolo siriano celebra la liberazione, affrontando il difficile compito di ricostruire una nazione devastata. La prigione di Saydnaya, simbolo delle atrocità del regime, è stata al centro delle attenzioni. Amnesty International ha documentato che tra il 2011 e il 2015, oltre 13.000 persone furono giustiziate attraverso impiccagioni notturne, e altre migliaia morirono per torture e privazioni. Dopo la liberazione, squadre di soccorso, tra cui i Caschi Bianchi, hanno confermato l’assenza di prigionieri o celle nascoste nella struttura. Tuttavia, la prigione resta un simbolo delle sofferenze inflitte ai siriani.Tra le vittime ritrovate c’è Mazen al-Hamada, attivista per i diritti umani torturato e perseguitato dal regime. Il suo corpo, trovato in un obitorio, mostra segni di abusi estremi. Al-Hamada rappresenta il sacrificio di migliaia di persone che hanno lottato per la libertà. Questa transizione pone nuove sfide per la Siria, sia sul fronte interno che nelle relazioni internazionali, con l’Europa che si interroga sul futuro dei rifugiati e sulla stabilità della regione. La strada verso una Siria libera e democratica resta incerta, ma il popolo siriano intravede una nuova speranza.
La caduta del regime di Assad: alla ricerca dei prigionieri scomparsi
di