LA BANALIZZAZIONE DELLA VIOLENZA

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Quando si parla di violenza non si può farlo non considerando il punto di vista delle vittime. Chiunque si sente ormai in diritto di esprimere la propria opinione, anche non conoscendo le dinamiche sottese a questi fenomeni. Questi episodi non possono e non devono divenire spettacolarizzazione, il cui effetto è solo quello da un lato di aumentare il rischio di emulazione e, dall’altro, di banalizzare il problema. Quello che di grave sta accadendo è la banalizzazione della violenza, è un trasformare un problema grave e serio in frasi ad effetto che non solo non servono a nulla, ma che soprattutto espongono le vittime a un grande rischio. Raccontare nei dettagli gli eventi e le storie non aiuta le vittime, anzi, le umilia, le fa sentire ancor più sporche e inadatte.

Diverso è il discorso relativo alla violenza assistita ove l’esposizione diretta ad agiti di tale natura, perpetrati nell’ambito familiare o nell’ecologia di sistema, possono trasmettere il modello aggressivo come modello di funzionamento. Il contatto reiterato con la violenza assistita favorisce infatti la formazione di modelli automatici di comportamento aggressivo, che però raramente si manifestano con atti di violenza estrema come l’omicidio.

I recenti fatti di cronaca hanno evidenziato come gesti che dovrebbero portare a una riflessione, vengono spesso trasformati in un fenomeno di pura spettacolarizzazione con tutto quello che ne consegue. Un effetto che potrebbe verificarsi ad esempio è quello di comportamenti di natura imitativa, quello che è stato definito “effetto copycat”, ossia il “crimine emulato”. In altri termini un certo tipo di copertura mediatica dei fatti di cronaca nera potrebbe avere la capacità di rendere più frequenti crimini simili a quelli di cui tratta, inducendo altri soggetti a imitarli. Per rientrare in questa tipologia di reati, un crimine deve essere stato ispirato da un precedente crimine divulgato, nella fattispecie devono essere presenti almeno un paio di crimini resi noti dai media. Il crimine emulato può essere motivato da un mezzo di comunicazione reale o immaginario o da una rappresentazione artistica in cui l’autore incorpora aspetti del reato originale, ad esempio metodo, tecnica, scelta della vittima, o in un nuovo crimine. Sono state rilevate delle correlazioni relative ai casi di emulazione di condotte di natura deviante ove la notizia di cronaca abbia avuto più risonanza. Ma i media non sono tutto, la comunicazione passa attraverso altre piattaforme: i canali social, le applicazioni di messaggistica, i commenti degli utenti.

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