Negli ultimi mesi, il tema della scrittura automatica del codice ha suscitato grande interesse e dibattito, soprattutto in ambito aziendale. Recentemente, ho avuto modo di partecipare a un “Tech Friday” aziendale, un appuntamento settimanale dove i colleghi (tecnici) possono confrontarsi in maniera informale su vari temi tecnologici. Durante l’incontro, si è discusso proprio della scrittura automatica del codice, offrendo spunti di riflessione molto interessanti.
Molti programmatori stanno sperimentando vari strumenti che utilizzano l’intelligenza artificiale per scrivere codice. Tra i più popolari ci sono Github Copilot, Cursor e Replit. Altri preferiscono usare ambienti di sviluppo tradizionali arricchiti con estensioni AI come JetBrains AI per PyCharm. Sono disponibili anche strumenti avanzati che permettono di lavorare su più file contemporaneamente. Tuttavia, ci sono tre questioni importanti da considerare: la privacy del codice, i costi associati a questi strumenti e la qualità del codice prodotto. Una soluzione per ridurre costi e migliorare la privacy è utilizzare modelli di intelligenza artificiale direttamente sui propri computer, ma ciò richiede macchine con molta memoria.
Il futuro dei programmatori: indispensabili o superati?
Ma la domanda fondamentale rimane: avremo ancora bisogno di programmatori in futuro? La risposta è si, assolutamente si. Gli strumenti di auto-coding attuali non sono ancora in grado di sviluppare applicazioni complesse e strutturate. Possono dare una mano nei compiti più semplici, ma per quelli più articolati è necessaria la supervisione di un programmatore esperto. Anche gli assistenti che gestiscono più file contemporaneamente, sebbene utili per progetti semplici, non riescono a evitare errori in progetti più complessi.
Questi strumenti possono invece fare la differenza in attività come la scrittura della documentazione, la spiegazione di blocchi di codice, il refactoring, la creazione di moduli semplici e la scrittura di RestAPI. In queste circostanze, risultano estremamente utili e precisi.
Programmatori: una figura essenziale in continua evoluzione
In conclusione, i programmatori possono dormire sonni tranquilli: la loro figura rimane essenziale. La domanda di software è destinata a crescere, grazie alla continua digitalizzazione della società e alla crescente necessità di soluzioni tecnologiche avanzate. L’uso di strumenti basati su intelligenza artificiale contribuirà a velocizzare i tempi di scrittura, permettendo ai programmatori di gestire meglio le crescenti richieste. Tuttavia, per rimanere rilevanti e competitivi, sarà necessario evolversi insieme ai nuovi strumenti.
I programmatori dovranno diventare sempre più esperti di ingegneria dei prompt, ossia la capacità di formulare richieste precise e dettagliate agli strumenti di intelligenza artificiale per ottenere risultati ottimali. Questo richiederà una maggiore comprensione dei modelli di linguaggio e delle loro capacità, nonché un’abilità nel saper integrare questi strumenti nei vari flussi di lavoro.
Inoltre, sarà fondamentale acquisire competenze in diversi linguaggi informatici e mantenersi aggiornati sulle nuove tecnologie e metodologie di sviluppo. La figura del programmatore dovrà adattarsi a un ruolo più strategico, dove la capacità di combinare creatività e competenze tecniche sarà cruciale per sfruttare appieno le potenzialità offerte dall’intelligenza artificiale.
In definitiva, il futuro della programmazione sarà caratterizzato da un’interazione sempre più stretta tra umani e macchine, dove i programmatori non solo rimarranno indispensabili, ma diventeranno anche i protagonisti di un’evoluzione tecnologica senza precedenti.