Bilanciare esigenze economiche e ambientali, affrontare le riforme, l’autonomia differenziata e interpretare i risultati elettorali francesi per una rappresentanza efficace in Europa
Siamo lieti di avere con noi oggi Isabella De Monte, una figura di spicco nel panorama delle politiche europee e dello sviluppo sostenibile.
In un panorama politico ed economico in continua evoluzione, l’Italia deve affrontare molteplici sfide sia a livello nazionale che europeo e comprendere meglio come il nostro paese possa posizionarsi strategicamente in Europa per affrontare con efficacia le questioni economiche e sociali. L’onorevole De Monte ex europarlamentare e attualmente deputata di Italia Viva, offre una visione chiara e incisiva su temi cruciali come il bilanciamento tra esigenze economiche e ambientali, l’autonomia
differenziata delle regioni italiane e l’influenza delle elezioni francesi sulla politica italiana ed europea.
Allora senza ulteriori indugi, passiamo alle domande.
Onorevole De Monte come dovrebbe l’Italia posizionarsi in Europa per affrontare meglio le questioni economiche e sociali?
A livello europeo il ruolo più importante è svolto ancora dagli Stati membri per mezzo dei loro governi. A Bruxelles contano molto la credibilità e l’affidabilità: sono elementi importanti nelle relazioni reciproche tra i leader europei. Per sostenere meglio le questioni economiche e sociali è necessario affrontare responsabilmente la stagione delle riforme, per garantire stabilità istituzionale e scelte rivolte allo sviluppo, non all’assistenzialismo. Sarà anche molto importante giocare bene le carte per avere una
buona rappresentanza in sede di Commissione Europea.
Come bilanciare le esigenze economiche e ambientali per garantire uno sviluppo sostenibile in Europa?
Le realtà economiche non hanno mai osteggiato la sostenibilità ambientale, qualora portata avanti con tempi compatibili con le necessarie programmazioni aziendali. Le imprese sanno che il consumatore è attento e vuole prodotti che abbiano la caratteristica della sostenibilità. In sostanza, il fattore tempo è essenziale. Occorre anche cercare di stimolare il cambiamento attraverso fondi europei dedicati.
Qual è la sua posizione sull’autonomia differenziata delle regioni italiane? Pensa che possa essere un beneficio o un rischio per l’unità del paese?
Io vengo dal Friuli Venezia Giulia, che notoriamente è una regione a statuto speciale, quindi l’autonomia è davvero di casa.
Bisogna dire, però, che l’impostazione sull’autonomia differenziata che è stata scelta dal governo rischia di creare una situazione a “macchia di leopardo”, con ambiti di autonomia diversi da regione a regione o con tempistiche di attuazione totalmente disomogenee.
Questo può creare molte incertezze in chi vuole investire. Resta comunque il fatto che una scelta rivolta a una maggiore autonomia territoriale è vincente, se è accompagnata da una reale efficienza nella spesa.
In che modo i risultati delle elezioni francesi potrebbero influenzare la politica italiana ed europea?
Da sempre la politica è attenta a ciò che avviene nelle competizioni elettorali fuori e dentro l’Unione europea. Esse rappresentano pur sempre dei segnali che vanno interpretati, anche perché un trend in un senso o nell’altro è indicativo di come possano cambiare le cose anche all’interno dei propri confini nazionali.
In Italia alcuni partiti hanno già festeggiato, nella speranza che certi orientamenti possono avere una ricaduta anche da noi.
Quanto all’Europa, lo spostamento a destra non c’è stato.
I gruppi politici di sostegno alla Commissione europea saranno probabilmente gli stessi del precedente mandato.
Il segnale giunto a Bruxelles è che i cittadini temono gli estremismi ed è corretto quindi proseguire verso una politica più moderata