Con l’autunno che avanza e le prime brezze fresche che increspano il mare, arriva il momento in cui il gozzo napoletano, simbolo intramontabile della nostra tradizione marinaresca, torna sulla terraferma per il suo meritato riposo invernale. Questo antico rito, così come per ogni diportista, rappresenta un atto d’amore verso l’imbarcazione e il mare stesso, una preparazione scrupolosa alle avventure future. Il rimessaggio non è solo una pausa, ma un’opportunità per prendersi cura della propria barca, prolungandone la vita e garantendone la sicurezza.
Ogni diportista si trova, alla fine della stagione, a dover scegliere tra il rimessaggio in acqua e quello a secco. La scelta dipende dall’uso che si prevede di fare della barca durante l’inverno. Chi intende continuare a navigare, seppur occasionalmente, può decidere di lasciare la barca in acqua, ma ciò comporta sfide importanti. Il gozzo, esposto alle intemperie e all’usura costante, richiede una manutenzione più frequente e accurata. L’alaggio annuale rimane una necessità, sia per ispezionare lo scafo, sia per prevenire problemi futuri.
Dall’altra parte, il rimessaggio a secco offre vantaggi significativi: protezione dalle mareggiate, minore esposizione all’umidità e un ambiente più controllato per le operazioni di manutenzione. Nonostante l’apparente svantaggio di non avere la barca sempre pronta per le escursioni invernali, la tranquillità di sapere che l’imbarcazione è al sicuro supera di gran lunga questo inconveniente.
Per il gozzo, costruito con la nobile materia del legno, la manutenzione invernale è un’arte che richiede esperienza e passione. Qui entra in scena il maestro d’ascia, l’artigiano che, con mani esperte e cura meticolosa, si occupa di ogni piccolo dettaglio, dalla riparazione delle assi logorate dal mare fino alla levigatura della carena. Ma questo non è un lavoro che spetta solo a lui. Molti armatori partecipano attivamente al restauro, desiderosi di toccare con mano il legno che amano, di prendersi cura della propria barca con lo stesso amore con cui la navigano.
Ci sono momenti in cui, insieme al maestro d’ascia, si fanno scelte importanti: rifare il ponte o semplicemente grattarlo e riportarlo alla sua originaria bellezza. Mentre gratti via la vernice vecchia, senti ogni scheggia di legno sotto le dita, una di quelle che a volte si infila nella pelle, ricordandoti quanto amore – anche fisico – dedichi alla tua barca. E poi, il calafatare della chiglia: un lavoro di precisione, che il maestro esegue con gesti studiati, mai casuali, mentre tu osservi il prima e il dopo, vedendo la tua barca rinascere sotto i tuoi occhi.
È in quei momenti che ti accorgi che ogni mossa del maestro d’ascia è frutto di esperienza. Anche scrostare la vernice ha una logica, un ordine. E quell’odore di smalto, che riempie l’aria, ti fa immaginare la barca già in mare, pronta a risplendere sotto il sole. Sostituire una bocca di granchio danneggiata o cambiare le cime invecchiate e non più sicure: sono piccoli gesti che racchiudono l’essenza del prendersi cura di qualcosa che ami.
Durante il riposo invernale, è anche il momento in cui ogni angolo del gozzo viene osservato con cura. Ogni parte della barca, dal legno della coperta alle funi consumate dal tempo, merita attenzione. Mentre il gozzo è fermo a terra, c’è il tempo per dedicarsi a quei piccoli dettagli che, spesso, durante la stagione di navigazione vengono trascurati. Si osserva la carena con occhio attento, si grattano via gli strati di sale e mare che si sono accumulati nel tempo, e si pensa già a come migliorarla per renderla pronta alle sfide future.
Il maestro d’ascia, con il suo sguardo esperto, ti guida nelle decisioni: cambiare una fune, rinnovare la coperta, applicare uno strato di smalto che farà brillare il legno come nuovo. Sono gesti antichi, fatti di esperienza, ma anche di amore per il lavoro manuale. Non si tratta solo di manutenzione, ma di un rituale che rinnova il legame tra l’uomo e il mare.
Mentre gratti via la vecchia vernice o sostituisci una bocca di granchio danneggiata, senti che ogni gesto ha un significato più profondo. È come preparare la tua barca per un nuovo viaggio, un’altra stagione di avventure. L’odore dello smalto, il suono delle mani che scivolano sul legno levigato, la vista della tua barca che torna a splendere sotto il sole: sono questi i momenti che fanno dimenticare la fatica e accendono di nuovo la passione.
Il rimessaggio non è mai solo una lista di cose da fare, è un tempo di riflessione, di cura e di connessione con il mare. È in questi piccoli gesti che il gozzo ritrova la sua anima e si prepara a tornare, forte e orgoglioso, tra le onde.
Il rimessaggio invernale non è soltanto una necessità tecnica, ma un momento in cui ci prendiamo cura delle nostre imbarcazioni, preparandole per le avventure future. Ogni barca, ogni gozzo, ritorna alla terra per un periodo di riposo, in attesa di tornare a solcare il mare. E mentre il maestro d’ascia si occupa di riportare il legno al suo splendore originario, il diportista sa che, grazie alla cura e all’attenzione dedicate durante l’inverno, la prossima stagione sarà ancora più ricca di avventure.
Il legame tra la barca e il mare, tra l’uomo e il suo gozzo, si rinnova ogni anno, in un ciclo continuo di navigazione, riposo e rinascita. E quando le onde torneranno a chiamare, il gozzo sarà pronto a rispondere, più forte e splendente che mai.
“Il Gozzo a Riposo: Un Inverno di Cura e Rinascita tra Mare e Tradizione”
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