Il Dilemma Genitoriale: Conflitti Interiori e Meccanismi Adattivi nell’Affrontare i Crimini Violenti dei Figli

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Tra attaccamento, empatia e senso di colpa: come il sostegno affettivo dei genitori si scontra con la consapevolezza del delitto in un contesto di sopravvivenza e adattamento sociale

Il sostegno affettivo ai figli dinnanzi a delitti anche di natura violenta risponde all’attivazione di due meccanismi: il primo concerne il legame di attaccamento tra genitore e figlio, il secondo quello di difesa. Si consideri che nel momento in cui un figlio, appartenente a una famiglia non parte di una cultura deviante, commette un crimine efferato, la presa di coscienza genitoriale relativa all’atto commesso comporta, in persone funzionali, una messa in discussione del sé.

Questa risposta emotiva e cognitiva fa sì che i sentimenti legati alla cura vadano a confliggere con quelli innescati dal processo di autocritica. L’istinto di protezione e di sostegno di un genitore dinnanzi a un figlio che espone le proprie fragilità attiva infatti dei meccanismi di protezione e di mutuo aiuto.

Questo conflitto origina nella figura genitoriale un senso di colpa altruistico, correlato con la pena, l’empatia e la Teoria della Mente, ossia l’abilità psicologica fondamentale per la vita sociale di capire e prevedere il comportamento sulla base della comprensione degli stati mentali come intenzioni, emozioni, desideri, credenze, propri e altrui. L’essere umano risulterebbe essere “programmato” per mettere in atto comportamenti tesi a favorire altri esseri umani appartenenti alla propria cerchia.

È un comportamento di ordine adattivo che si è sviluppato al fine di garantire la sopravvivenza della specie, alla stregua di sentimenti come la tristezza e la pena che si sono mantenuti costanti in corso di evoluzione per promuovere l’affiliazione tra persone. Il senso di colpa interpersonale nascerebbe dal distress empatico per la sofferenza altrui, da un processo di attribuzione a sé delle responsabilità di questa sofferenza, dalla possibilità di alleviarla e dal desiderio di riparare. L’esperienza relativa a questi sensi di colpa risulterebbe essere connessa all’attivazione di alcuni sistemi emotivo-motivazionali primari quali l’accudimento “care”, l’attaccamento “panic/grief” e la paura “fear”. Questi elementi danno donde di come, l’attivazione di precisi meccanismi, sia finalizzata all’adattamento all’ambiente.

Una caratteristica fondamentale dell’evoluzione umana è difatti rappresentata dall’eusocialità, ovvero da quell’elevata organizzazione sociale che consente, per mezzo della strutturazione in gruppi, di avere dei vantaggi in termini di risorse consentendo al contempo maggiore difesa da predatori e invasori. La valenza positiva o negativa delle emozioni promuove comportamenti istintuali dal valore adattivo. Il sistema motivazionale di panico-sofferenza è caratterizzato dalla dualità emotiva che l’essere umano prova in caso di pericolo, come può essere nel caso di un genitore che teme che un figlio possa porre termine alla propria esistenza. L’attivazione di emozioni spiacevoli come disperazione, senso di solitudine e impotenza ha invece la funzione di attivare un comportamento di attaccamento finalizzato a ristabilire la vicinanza con il proprio caregiver, promuovendone un senso di benessere e di sicurezza.

Allo stesso modo, l’attivazione empatica che si avrà nel genitore, attiverà nello stesso dei comportamenti di cura e di rassicurazione. La paura, sin dalla nascita, fa sì che l’uomo risponda al pericolo con una serie di stimoli incondizionati come l’aumento del battito cardiaco o la sudorazione che risultano essere particolarmente spiacevoli ragion per cui, l’attivazione motivazionale, sarà quella che condurrà a trovare un rimedio per poter interrompere quei vissuti emotivi e fisici disturbanti.