Parlare di identità femminili con l’altrettanto articolata questione dei diritti delle donne non è mai troppo.
Si tratta di diritti che, nella società contemporanea, riguardano tanti aspetti, e di condizioni effettive di vita delle donne nel mondo. Questo perché le difficoltà incontrate dalle donne e il gender gap continuano ad interessare moltissimi paesi, tra cui l’Italia, nonostante gli incalzanti progressi mondiali.
Ancora alto il numero delle donne di vittime di violenze fisiche e psicologiche, di oppressione, di forme di sessismo, soggette a regole e norme consuetudinarie dannose e pericolose, a sfruttamento sessuale e lavorativo, o, comunque, spesso escluse dalla partecipazione politica, inconsapevolmente e mediaticamente ricondotte a modelli stereotipati che le vogliono madri e mogli perfette, o con corpi generosi e manipolati per il piacere altri.
Ancora alto rimane il numero delle “vittime” di disparità salariali e di ineguali condizioni lavorative, pur avendo dimostrato, soprattutto in occidente, di saper raggiungere ottimi risultati nei diversi settori scientifici e umanistici (sapere scolastico e universitario). La parità di genere inserita nel 2015 nell’agenda ONU 2030 è in fase di stallo e l’obiettivo è ancora lontano dall’essere centrato.
A livello globale, i dati sulla parità di genere sono tornati ai livelli pre-pandemia, ma la velocità del cambiamento è rallentata a causa delle crisi convergenti.
È la fotografia scattata dal Global Gender Gap Report 2023, pubblicato dal World Economic Forum, che analizza l’evoluzione della parità in 146 Paesi del mondo attraverso quattro dimensioni: opportunità economiche, istruzione, salute ed emancipazione politica.
Il Rapporto evidenzia come, all’attuale ritmo di progresso, ci vorranno almeno 131 anni per raggiungere la piena parità, 162 anni per colmare il divario nell’emancipazione politica, 169 anni per il divario nelle opportunità economiche, 16 anni per il divario di genere nel livello di istruzione.
Il tempo per colmare il divario nel campo della salute rimane ancora indefinito.
Allora uscire dalla stagnazione attraverso politiche di tipo strutturale e la messa in campo azioni concrete per un cambiamento che acceleri il processo verso la parità, vuol dire favorire processi di uguaglianza e di crescita.