Cari amici del mare e amanti del gozzo tradizionale in legno,
Vorrei condividere con voi una storia che mi sta particolarmente a cuore, quella dei maestri d’ascia, figure leggendarie del nostro patrimonio marittimo. Immaginate uomini che, con pazienza e dedizione, lavorano il legno per creare imbarcazioni uniche, ciascuna con una sua anima e una sua storia. Oggi, la costruzione di barche in legno è sempre più rara e spesso sopravvive solo nei cantieri con una lunga tradizione familiare. Questi cantieri, sostenuti dalla passione tramandata di generazione in generazione, realizzano meravigliosi scafi in legno, consapevoli di essere tra i pochi rimasti in grado di farlo.
Il mestiere del maestro d’ascia è una delle professioni più affascinanti legate al mare. Storicamente, la costruzione navale era suddivisa in corporazioni specializzate: i calafati, che si occupavano di fasciare e calafatare gli scafi; i carpentieri e marangoni, che allestivano l’interno delle imbarcazioni; i segantini, che tagliavano i tronchi; e i remieri, esperti nella fabbricazione dei remi. Con l’avvento delle macchine, queste corporazioni scomparvero, e la figura del maestro d’ascia divenne quella dell’artigiano capace di lavorare il legno per creare tutte le parti necessarie di un’imbarcazione.
Il maestro d’ascia è un esperto che non solo conosce le tecniche di lavorazione del legno, ma possiede anche un sapere empirico, spesso ereditato dalla famiglia o dal proprio maestro. Questo sapere comprende la scelta del legno più adatto e la capacità di impostare la struttura portante di una barca senza bisogno di piani di costruzione, utilizzando semplici regole empiriche tramandate per generazioni. Alcuni maestri d’ascia, infatti, riescono a costruire scafi pezzo per pezzo, con una precisione tale da non necessitare di sagome o disegni.
Il metodo tradizionale prevedeva l’uso di sagome posizionate direttamente sul terreno, permettendo di disegnare ogni ordinata dell’imbarcazione a grandezza naturale. Questo sistema teneva conto delle proporzioni tra la chiglia e il resto della barca, assicurando che ogni ordinata si sollevasse e si restringesse correttamente man mano che si procedeva verso prua o poppa.
Ma come si diventa maestri d’ascia? Il percorso è lungo e richiede dedizione. Si inizia come apprendista in un cantiere navale, dove si acquisisce la qualifica di Carpentiere Navale. Questo periodo di apprendistato è cruciale per imparare i segreti del mestiere e le tecniche necessarie. Successivamente, si deve sostenere un esame presso la Capitaneria di Porto per ottenere la licenza di Maestro d’Ascia. Questa licenza permette di progettare autonomamente barche fino a 150 tonnellate di stazza. È un traguardo che non solo certifica le competenze acquisite, ma rappresenta anche un riconoscimento del duro lavoro e della passione investiti in questo antico mestiere.
La costruzione di barche in legno non è solo una questione di tecnica, ma anche di profonda passione per il mare. I maestri d’ascia dedicano la loro vita a questa arte, realizzando opere uniche che riflettono l’amore e il rispetto per il materiale e per la tradizione. Questa passione è visibile nei cantieri storici della Campania e non solo, dove ancora oggi si possono ammirare imbarcazioni realizzate con cura e dedizione.
Oggi, i maestri d’ascia devono affrontare la sfida rappresentata dai materiali moderni come la fibra di vetro e i metalli, che hanno conquistato il mercato per la loro leggerezza e manutenzione ridotta. Tuttavia, chi conosce il valore del legno sa che nessun materiale moderno può sostituire la bellezza e l’anima di un gozzo costruito a mano, pezzo dopo pezzo. La lotta per mantenere viva questa tradizione è una battaglia contro il tempo, in un mondo che cerca l’efficienza a discapito dell’artigianato.
I maestri d’ascia e i calafati non sono solo artigiani, ma anche custodi di un’arte che si manifesta nei loro strumenti di lavoro. Ogni attrezzo che utilizzano, dalle asce alle pialle, dalle seghe alle verine, non è solo un mezzo per costruire, ma una vera estensione delle loro mani e del loro ingegno. Questi strumenti, spesso personalizzati per adattarsi alle esigenze di ogni artigiano, raccontano storie di passione e maestria tramandate di generazione in generazione.
Il maestro d’ascia non sceglie mai a caso i suoi strumenti: ogni pezzo è forgiato con cura per rispondere a specifiche esigenze. Ogni colpo di scalpello e ogni passata di pialla porta con sé non solo la precisione del lavoro, ma anche l’esperienza di chi ha imparato a conoscere il legno come una seconda pelle. È un lavoro che si affida non solo alla vista e al tatto, ma anche all’olfatto, capace di distinguere il profumo del legno appena tagliato, della stoppa e della pece che riempiono l’aria nei cantieri, come una sorta di rito antico.
Anche i musei navali della Campania, come la Sezione Navale del Museo San Martino e il Museo del Mare di Napoli, offrono uno sguardo prezioso su questa tradizione, conservando modelli di navi e strumenti che testimoniano l’evoluzione della costruzione navale e l’abilità dei maestri d’ascia. Visitando questi musei, si può percepire la maestria e la passione che hanno guidato questi artigiani nel corso dei secoli.
Cari amici, preservare e valorizzare la figura del maestro d’ascia significa mantenere viva una parte fondamentale della nostra cultura marittima. Celebriamo insieme l’eredità di questi artigiani, che con le loro mani abili e il loro cuore dedicato hanno contribuito a scrivere la storia della navigazione. Continuiamo a sostenere questa arte antica, affinché le future generazioni possano conoscere e apprezzare il valore inestimabile del lavoro dei maestri d’ascia.