I GIOVANI NON FISCHIETTANO PIU’: Breve riflessione su una comunicazione non verbale vecchia quanto l’umanità.

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Cicerone, i canarini nelle miniere usati come tester della qualità dell’aria, nel Rinascimento, nella magia, nella superstizione…perfino il diavolo era un fischiatore. Tranne le Donne, per le quali era proibito. Prime disparità di genere dell’umanità che parton da lontano.
Non mi succedeva da tempo. Da quando ero giovane io, nel 900.
Stavo camminando e mi sento fischiettare una canzoncina indefinita alle spalle.
Mi giro, sorpreso da un moto di ricordi sopito, e vedo un boomer in bicicletta che tutto solo, nel frastuono di una metropoli nervosa e stressata, se ne va fischiettando.
Mi fa sorridere, mi sblocca ricordi come dicono oggi i content creators.
Nel contempo mi fa riflettere sul perchè da così tanto tempo non vedevo un’atteggiamento del genere e soprattutto perchè non noto, da sempre, un giovane che fischietta una canzone della sua generazione, forse infischiettabile a dire il vero.
Con tutti i problemi che si sono sommati, certo, non è cosa sulla quale soffermarsi si può dire.
Ma ne siamo sicuri? E se fosse invece una rappresentazione di come e quanto sono cambiati gli atteggiamenti sociali nei confronti della vita addirittura?
I cambiamenti culturali portano nelle nuove generazioni il pensiero che alcuni modi di vivere o esprimersi siano vecchi, superati. Oggi, anche in Italia, i ragazzi fra loro si chiamano BRO (che sappiamo essere l’abbreviazione di fratello in inglese), influenzati da serie tv americane e social soprattutto. Per dirne solo una.
L’uso delle cuffie e delle app di musica hanno indotto le nuove generazioni a sentire meno , se non più, la necessità di ripetersi una canzone fischiettando o cantando.
Le ansie moderne, hanno inciso notevolmente e in senso negativo sulla serenità personale, complicando il rapporto con se stessi e il desiderio di rilassarsi attraverso un canto o un fischio di felicità. Magari anche deriso dai BRO.
Fischiettare è un comportamento umano, esistito per un lasso di tempo lunghissimo e dai numerosi valori e significati religiosi, sociali, psicologici come anticipato nell’incipit, ma ad oggi direi finito.
Avrebbe ancora invece, a mio avviso, un valore terapeutico molto importante nei confronti dello stress e del rapporto con noi stessi, di conseguenza col prossimo.
Questo detto perchè, la continua socializzazione attraverso l’uso dei network e delle app, ci ha distolto dal rapporto con noi stessi e con “i nostri e solo nostri” momenti di beata solitudine. Una sana solitudine fatta di introspezione, ricordi, nostalgie, riappacificazioni, piacere, espressioni musicali (canto-fischio).
Fischiettare è un nostro momento creativo. Ognuno può manifestare un sentimento, un proprio gusto musicale, un proprio stile.
E’ un momento che mette di buon umore. E’ un atto che per essere manifestato necessita di una certa quantità di gioia da mettere in onda, cercandola dentro se stessi e quindi facendo anche opera di indagine interiore di ciò che ci è utile per aumentare lo stato di positività; In favore di un benessere che possiamo conseguentemente riversare in società. E si badi bene, una volta non si era perfetti, la vita non era più facile. Era diversa, eppure, anche le generazioni perdute o silenziose della seconda guerra mondiale…fischiettavano.
Molti studi sociali rilevano quanto i giovani di oggi siano più arrabbiati, emotivamente in difficoltà, soli e ansiosi, fragili. Nonostante abbiano, in generale, il cosiddetto DI PIU’.
Possiamo dare colpe alla tecnologia, la quale da una parte ti bombarda di socialità (fittizia?) e dall’altra ti isola.
Possiamo dare la colpa a questa epoca le cui richieste di performance sociali, scolastiche o lavorative generano maggiori ansie e stress.
Possiamo dare colpe all’incertezza futura maledicendo le incapacità costruttive delle generazioni precedenti (Sperando nei giovani che però hanno ancora tutto da dimostrare).
Possiamo perfino incolpare il COVID se volete. Ma sì dai, ci sta bene anche lui dentro a ‘sta infelicità di gruppo, a questa bolla gigantesca di rabbia globale.
Se non fosse, a ben riflettere e studiando la storia, che fin’ora sono state le generazioni precedenti a doversi adattare drasticamente, sapendo ora tutto ciò che è successo dal 900 ai 2000.
Passando attraverso (a random): guerre, rivoluzioni culturali e sociali, emancipazioni, politiche straordinariamente confuse, controversie razziali, immigrazioni, emigrazioni, lotte di classe, divergenze generazionali, trasformazioni prepotenti dall’analogico al digitale, cambio repentino di velocità della vita e molte altre che non aggiungono niente al concetto già chiarito. Ah! si, dimenticavo…ci siamo beccati anche noi la pandemia…come le nuove generazioni.
Ecco che dunque un comportamento sociale perduto come il fischiettare, significa forse molto di più. E’ una metafora di come si affrontava la vita, con fiducia e positività nonostante tutto. Nonostante oggi il giovane medio pensi di essere in una situazione peggiore di chi lo fu. E’ invece un approccio forte alla vita con tutte le difficoltà che attraversano ogni epoca. E tutto sommato, a voler essere onesti, questa non è la peggiore, anzi.
Abbiamo una tecnologia che ci aiuta (se ben gestita e governata) e, per brevità di ragionamento, avremo-avrete l’ intelligenza artificiale avanzata che vi metterà a disposizione strumenti mirabolanti e perfino preventivi, sostitutivi, migliorativi, ci si augura etici.
Insomma, ogni tanto guardare a cio che si ha, rispetto a ciò che non si poteva neanche sognare una volta, dovrebbe far fischiettare. Il fischiettare diventa un comportamento spaziale e universale per esprimere quel 75% del linguaggio umano non verbale, con lo scopo ben preciso di infondersi e infondere coraggio, fiducia, futuro.
Proprio come quelle generazioni che vanno lasciandoci e che puoi sentire ancora, tuttavia, fischiettare.