Come non bastasse…la new culture che divide la società
Nata da tempo, e già espansa in modo capillare a livello globale è una ideologia che si oppone alle ingiustizie sociali, di qualunque genere si tratti. Ovvero: razzismo, sessismo, iniquità o abusi verso etnie, minoranze, decisioni politiche, ecologia, diritti di genere…
La cultura Woke porta con sé valori alti, unitamente a dubbi in merito ai metodi usati per far valere i propri principi, fra i quali, una decisa intolleranza nei confronti di coloro che non sono allineati con detta visione.
Quindi, se è vero che fra gli aspetti positivi della “cultura del risveglio” (chiamiamola così con un po’ di licenza), troviamo una maggior attenzione e sensibilizzazione verso i temi suddetti, tanto da modificare persino il linguaggio e la comunicazione in genere ( tv, film, pubblicità, aziende ecc) col fine di includere, non discriminare, femminilizzare, maschilizzare ecc., garantendo pari opportunità; è pur vero che una imposizione così radicale ha dato origine ad un’ altro fenomeno correlato detto CANCEL CULTURE.
Il rischio di essere boicottati e isolati a causa di una non accettabile diversa opinione, attraverso la cancellazione della stessa da parte di questa ideologia è un fatto e una conseguenza che allarma il concetto di libertà di espressione reciproca.
Il controsenso in essere, vale a dire da un lato la richiesta di libertà di espressione e modificazione del linguaggio, e dall’altro la non accettazione del pensiero diverso, è un attimo che creino moralismi, intolleranze ideologiche, anticonformismo malvisto.
Pena: la classica mancanza di dialogo fra le parti, le prese di posizione ferree, la demonizzazione delle idee-ideologie ma, ancor peggio, la crepa sociale in costante e progressivo divario fra le due macro forme sociali: i woke e i non woke.
Evoluzione ed estremismo sono, perciò detto, due percorsi scivolosi, adiacenti, insidiosi che andrebbero attraversati con grandi dosi di consapevolezza, equilibrio e tolleranza.
E anche con la maggiore onestà intellettuale possibile affinché i valori sacrosanti non vengano pure strumentalizzati da una parte sociale ai soli fini di propaganda; come si è visto e si vede fare nel mondo dello spettacolo ad esempio, cavalcando situazioni (già viste) poi naufragate per colpa di una ipocrisia di fondo non sostenuta nel tempo e coi fatti…
Ora, gli U.S.A. con la recente rielezione del Presidente si trovano in una posizione paradossale.
Da terra dei diritti civili quindi anche woke (facendo una bella CANCEL CULTURE su quello che hanno combinato in secoli nella creazione nazionale sennò non finiamo più…), a terra che oggi vuole riprendersi il ruolo di potenza egemonica, isolazionista, dalle politiche aggressive e sicuramente non-woke. Stando anche solamente alle prime dichiarazioni di Trump durante l’insediamento: “Esistono due generi, uomo e donna…”. “Metteremo i dazi di qua…i dazi di là…non abbiamo bisogno dell’Europa…” “rimpatriamo tutti! non abbiamo bisogno dei messicani che sono tutti delinquenti..” “ Prenderemo il possesso di GAZA e la faremo diventare la nuova Costa Azzurra.. e i palestinesi?? Tutti in Egitto o in Giordania..” “ …Ho già dato disposizione che nel caso venissi colpito io o un membro del mio staff…l’Iran sarà cancellato…”. Evvai di delirio di onnipotenza, mentre Netanyahu un po’ gongola quasi perplesso mentre lo guarda con ammirazione e lo definisce, poco dopo, il miglior amico di sempre d’Israele.
A voler fare un po’ gli gnorri, non si capisce bene se esiste una nuova politica suprematista di riorganizzazione nazional-internazionale chirurgica e premeditata o un pericolante e pericoloso ritorno al passato, all’esclusione, all’intolleranza, all’arroganza del potere, o ancora a una strategia completamente fuori schema per scuotere (più di così?) un intero sistema mondiale. O, infine, solamente follia.
Peccato intanto per lui e per gli statunitensi destrofili ingordi di volontà di dominio perché, per colpa di questi ( speriamo) bluff commercial-politici, il resto del mondo si è compattato, forse come non mai, mettendolo nelle condizioni di rimangiarsi, per ora, le sparate a causa di legittime ritorsioni di risposta e molte altre implicazioni conseguenti alle poco lungimiranti visioni del Tycoon.
Il quale, si sa, ha una idea molto prepotente, bellicosa e saziante (per una parte di popolo) della negoziazione e delle relazioni in genere.
Esiste però un dato di fatto, incontrovertibile, portato dalla evoluzione (seppur discutibile spesso) di un mondo che non è più il mondo che ha vissuto Trump da giovane. E’ un mondo dal cui dialogo non si può più prescindere. E’ un mondo connesso. E’ il mondo del rispetto, della solidarietà, delle soluzioni possibilmente più intelligenti, basate su una storia precedente che dovrebbe insegnare il fatto che la non collaborazione e non interazione fra popoli, la mancanza di empatìa, solidarietà e molto altro, che non aggiungo per brevità, non è mai un buon affare per nessuno, particolarmente a lunga gittata.
Woke o non Woke. Non è questo il dubbio amletico importante. Ognuno scelga la parte che più rassicura, con il coraggio, almeno, dell’assunzione di responsabilità delle scelte e degli effetti.
Bastava comunque vedere il ghigno del nuovo Governo statunitense durante il sermone d’appello della Vescova Mariann Budde, nel chiedere al Presidente Trump “di mostrare misericordia nei confronti degli immigrati, della comunità Lgbtq+ e delle persone vulnerabili del Paese”, per capire l’empatia della new ( o meglio old?) american renaissance.
Per la giustizia, il dialogo, il confronto e i valori – non soggettivi- ci deve sempre essere il podio. Comunque la si pensi. Chiudo così…credendoci, con una microscopica punta nostalgica d’ illuminismo, e molta consapevole ingenuità.