Il Principe dei Tenori
Alle nuove generazioni interessate all’opera Lirica Italiana (Patrimonio Unesco) è un nome che non sarà probabilmente così familiare come altri più vicini alla loro vita ma…l’arte interpretativa operistica, si sappia, non può prescindere da colui che è universalmete anno verato fra i più celebri, significativi e performanti cantanti lirici del novecento. Punto di riferimento (inarrivabile) di intere schiere di tenori, anche affermatissimi.
Un geometra marchigiano, cantante autodidatta, che avrebbe dovuto fare l’impiegato nella sua Ancona, ma la cui FORZA DEL DESTINO, è il caso di dire sorridendo per l’analogia, gli avrebbe riservato ben altro…per fortuna sua e nostra di ascoltatori amanti di questa forma d’arte.
I media sono pieni di informazioni sul prestigioso artista, nè quì si vuole ripetere per l’ennesima volta il suo palmarès o le straordinarie ed uniche doti vocali raggiunte in un processo tenace di addomesticamento di una voce naturalmente voluminosissima ma, difficilmente governabile, se non attraverso un percorso di studio, miglioramenti, sacrifici, dedizione,tenacia ecc. che l’hanno resa un impareggiabile suono dagli inizi degli anni 60 del secolo scorso sino al suo prematuro e intelligente ritiro dalle scene con l’organo vocale ancora intonso.
Contrariamente ad altri EGO-CANTANTI che forzano carriere fino alla consunzione nella mancanza di rispetto verso un pubblico, la propria carriera, e se stessi in primis, sporcando quanto precedentemente prodotto.
Di Franco Corelli (nome originale Dario) si vuole sottolineare un aspetto meno evidente, in quanto la sua maturità artistica, resa sublime e facile all’ascolto, è l’esempio per contro del lavoro enorme che c’è stato dietro le “sue quinte”, per tali traguardi, che lo hanno visto trionfare, nell’epoca d’oro della lirica, come stella assoluta non nata con una voce già naturalmente completa (alla Di Stefano per intenderci o alla Pavarotti) ma con un potenziale grezzo, un magma da modellare con volontà ferrea, intelligenza, ambizione, sensibilità e totale dedizione verso l’arte e il suo culmine interpretativo.
Tutte rare qualità che difettano in molti altri artisti moderni, figli del loro tempo, ove scelte di ruoli troppo trasversali e inadatti alle proprie caratteristiche o ai propri momenti li spingono verso glosità contrattuali, poi fortemente responsabili di declini o mediocrità interpretative.
Ergo, i paragoni inevitabili e impietosi con un diverso stile di crescita artistica, di lavoro, di ricerca, di rinuncia alle proposte allettanti, da parte di artisti passati, è fatalmente inevitabile e distruttivo.
Artisti passati che in particolar modo erano principalmente portati al rispetto del compositore (spesso spinti dai grandi Direttori d’orchestra in primis che fungevano pure da educatori) al rispetto del pubblico e della propria crescita artistica, nonostante potessero anche averne le doti.
Un esempio su tutti: la rinuncia di Corelli ad interpretare l’Otello Verdiano, sebbene all’apice di una carriera specchiata e con la maturità giusta per affrontarlo.
Che insegnamento vogliamo trarre da questo Artista Maiuscolo?
- Il talento è poco senza controllo, rispetto, sacrificio, umiltà intelligente e saggia.
- Il rispetto per se stessi e il pubblico che ti ascolta sono fondamentali per lasciare un buon ricordo di te.
- L’equilibrio, alla lunga paga sempre.
- Quando il tuo tempo odori stia passando, meglio lasciare il buono che hai fatto e spegnere i riflettori, almeno su quel periodo…Riflettori che illuminano, scaldano…bruciano.
Grazie Franco, ovunque tu sia.