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Le Confederazioni CGIL, UIL, CGS, CSE, COSMED, CIDA E CODIRP hanno organizzato in data odierna a palazzo Wedekind in Roma un convegno sul trattamento di fine rapporto dei dipendenti pubblici. Hanno preso parte ai lavori con proprie relazioni Rappresentanti di tutte le Confederazioni promotrici, tra i quali anche il Segretario Generale CSE, Marco Carlomagno; a seguire, sono intervenuti nel dibattito portando interessanti contributi Walter Rizzetto, Presidente della Commissione Lavoro della Camera, i parlamentari Alfonso Colucci, Arturo Scotto e Francesco Mari e il Presidente del CIV INPS Roberto Ghiselli. Nel convegno, si è parlato delle inaccettabili differenze tra pubblico e privato nella corresponsione del trattamento di fine rapporto di lavoro, per cui i neopensionati privati percepiscono “tutto e subito” il loro maturato, mentre i neopensionati pubblici lo percepiscono in tempi differiti (sino a 7 anni!) e a rate. “Ma le differenze di disciplina tra pubblico e privato in materia di TFS/TFR esistono anche in corso di vita lavorativa”, afferma il Segretario generale CSE, Marco Carlomagno. Un dipendente privato, infatti, può chiedere al proprio datore di lavoro un anticipo fino al 70% del TFR maturato alla data della richiesta: lo prevede l’art. 2120 c.c., che dispone che il lavoratore che abbia maturato 8 anni di servizio possa chiedere, in costanza di rapporto, un’anticipazione del proprio TFR a fronte di spese sanitarie straordinarie, acquisto prima casa e altre fattispecie di spese previste dal codice civile. “Ebbene”, prosegue Marco Carlomagno, “al lavoratore pubblico non è consentito in alcun modo di usufruire in corso di vita lavorativa di un anticipo del TFS maturato, in quanto le norme vigneti nel pubblico non prevedono forme di anticipazione. Motivo per il quale, nelle stesse circostanze di cui sopra, al pubblico dipendente non resta altro rinunciare a quelle spese o, in alternativa, a rivolgersi a qualche istituto di credito pagando ovviamente fior di interessi. Una colossale e inaccettabile disuguaglianza che penalizza enormemente i lavoratori pubblici nei confronti di quelli privati”. Qualche giorno fa è però maturato un fatto nuovo: in risposta ad una specifica interrogazione nel corso di un “question time” in Commissione Lavoro della Camera, il Sottosegretario di Stato al Lavoro e alle Politiche Sociali C. Durigon ha riconosciuto la disparità di trattamento pubblico/privato, ha detto che la questione è già all’attenzione del Governo, che sono in atto interlocuzioni con il MEF e che serve uno specifico intervento normativo al fine di riconoscere l’anticipo del TFS anche ai lavoratori pubblici. “Naturalmente, non possiamo che prendere atto con piacere della posizione espressa dal Sottosegretario Durigon e della dichiarata disponibilità del Governo ad un intervento normativo ad hoc per allineare finalmente le norme tra pubblico e privato in materia di anticipo TFS”, conclude il Segretario Generale CSE, “ma aspettiamo però che, alle aperture dichiarate e ai meritori intendimenti manifestati, seguano però azioni concrete e che le stesse approdino rapidamente a risultato al fine di cancellare una disparita inaccettabile tra lavoro pubblico e privato in corso di vita lavorativa, che dura oramai da tanto, troppo tempo”.