La Repubblica Democratica del Congo è nuovamente al centro di una crisi umanitaria senza precedenti. La città di Goma e altre aree del Nord Kivu sono teatro di massacri, sfollamenti di massa e violazioni dei diritti umani, mentre la comunità internazionale resta in gran parte silente. Gli appelli per un intervento urgente si moltiplicano: dalla politica italiana alle organizzazioni religiose, fino agli attivisti per i diritti umani.
L’appello di Vincenza Aloisio (M5S):
“Attivare subito i corridoi umanitari”La senatrice Vincenza Aloisio, presidente dell’Intergruppo Parlamentare Italia-Congo, ha espresso profonda preoccupazione per la drammatica escalation di violenze nella RDC. In un comunicato, ha chiesto al governo italiano di attivarsi immediatamente per creare corridoi umanitari che garantiscano l’accesso ai presidi sanitari e ai beni di prima necessità per le popolazioni colpite. “È inaccettabile che queste atrocità avvengano nell’indifferenza della comunità internazionale”, ha dichiarato Aloisio, esortando le autorità italiane a collaborare con organizzazioni umanitarie e chiese locali per portare aiuti concreti.
La denuncia di Denis Mukwege: “La pace è possibile, ma serve volontà politica”
Il premio Nobel per la Pace, il dottor Denis Mukwege, noto per il suo impegno nella difesa dei diritti umani e nella cura delle donne vittime di violenza, ha lanciato un duro atto d’accusa contro la comunità internazionale. Secondo Mukwege, i recenti combattimenti tra l’esercito congolese e i gruppi armati sostenuti dal Rwanda hanno provocato almeno 773 morti e 3.000 feriti solo nell’ultima settimana, con corpi ancora abbandonati nelle strade di Goma.
Mukwege denuncia la “politica dei due pesi e due misure”, evidenziando come il conflitto congolese, nonostante le gravi violazioni del diritto internazionale, non riceva la stessa attenzione riservata ad altre crisi globali, come la guerra in Ucraina. “È ora di interrompere i finanziamenti al Rwanda e imporre sanzioni economiche”, ha affermato, sollecitando l’attuazione dell’Accordo di Addis Abeba del 2013, che prevedeva un piano di pace per l’intera regione dei Grandi Laghi.
L’intervento della Conferenza Episcopale Italiana: un milione di euro per l’emergenza
Anche la Chiesa italiana ha lanciato un accorato appello per fermare la strage in corso. La Conferenza Episcopale Italiana (CEI) ha espresso solidarietà alla popolazione congolese e ha annunciato lo stanziamento di un milione di euro dai fondi dell’8xmille per sostenere gli sfollati e le vittime del conflitto.
In un comunicato ufficiale, la CEI ha ribadito le parole di Papa Francesco, che il 29 gennaio ha esortato “tutte le parti in conflitto a impegnarsi per la cessazione delle ostilità e per la salvaguardia della popolazione civile”. Dal 1991, la CEI ha investito 136 milioni di euro in progetti umanitari nella RDC, finanziando oltre 1.200 interventi per rispondere alle emergenze e promuovere lo sviluppo socio-economico.
Una crisi dimenticata? La necessità di un’azione concreta
La situazione nella Repubblica Democratica del Congo è drammatica e richiede risposte immediate. Mentre il dottor Mukwege prosegue il suo tour europeo per sensibilizzare governi e istituzioni sul tema, la richiesta di un intervento internazionale si fa sempre più pressante. L’Italia e l’Unione Europea saranno in grado di rispondere con azioni concrete o continueranno a rimanere spettatori di una tragedia annunciata?
La pace nella RDC non è un’utopia, ma una necessità. Tuttavia, senza un cambio di rotta nella politica internazionale e un impegno reale nella tutela dei diritti umani, il popolo congolese rischia di restare vittima di un conflitto dimenticato.