Un saggio proverbio giapponese suggerisce di scendere alla prima fermata se hai sbagliato treno poiché, se continui, il viaggio di ritorno può diventare troppo costoso.
L’ efficace metafora calza a pennello a proposito di tutte quelle relazioni tossiche o profondamente sbagliate nelle quali si è immersi, sia che siano ereditate involontariamente (famiglia per lo più), o derivate da errori di valutazione, trasformazione negativa dei rapporti o delle personalità, eventi più o meno procurati.
Il cosiddetto costo emotivo che si paga nelle relazioni sbagliate è straordinariamente elevato. Il grande peso di queste situazioni di vita raggiunge spesso l’acme nell’età più avanzate, perché il cumulo di stress, ansie e traumi subìti nel tempo, si sommano agli interessi di mora (chiamiamoli per un attimo così con licenza fiscale) portati dalla loro non risoluzione ma protrazione temporale.
“L’inganno del non affronto”, lo chiamo io, è spesso originato dalla paura del confronto appunto, dall’egoismo, dalla deresponsabilizzazione, dalla codardìa, dalla falsa speranza nell’agognato cambiamento, dalla paura della solitudine; e altri fattori che una figura professionale preposta e preparata estrarrà meglio, aiutando nel fronteggiare le complesse condizioni con molta più profondità perché legate purtroppo ad aggiuntive situazioni gravissime quali : dipendenza emotiva, manipolazione psicologica, ricatti morali-materiali ecc.
Il “non affronto”, se lo pre-vedessero coloro che lo adottano, ha un solo risultato finale uguale per tutti : il deterioramento dell’equilibrio generale. Anche psichico.
Paura e debolezza decisionale non sono mai buoni amici per noi. Provare per credere tutte e due le strade, ovvero: la paura del confronto e la fuga aumentano debolezza e paure…l’affronto crea forza, crescita e sicurezza. Quando si è in momenti di grave fragilità non bisogna avere timore di chiedere aiuto professionale e morale. La richiesta d’aiuto va più propriamente vista come una consapevolezza.
In mezzo a tutto questo dobbiamo fare un notevole balzo indietro per soffermarci su una delle più importanti unità di misura del valore della vita: IL TEMPO.
Harvey MacKay diceva in proposito che:
Il tempo è gratis ma è senza prezzo. Non puoi possederlo ma puoi usarlo. Non puoi conservarlo ma puoi spenderlo.
Una volta che l’hai perso non puoi più averlo indietro.
Facile riflettere di conseguenza su quanto ogni minuto trascorso in una situazione irrecuperabile sia inutile e sottratto a momenti di vita più arricchenti e felici.
Perfino l’ambiente di lavoro, il demenziale dirigente, una-un collega o più di costoro può e possono essere mine per la salute mentale, l’autostima, la dignità.
Ciò, ovviamente, non significa mollare alle prime difficoltà prendendosi il lusso di divenire volubili o Choosy (dicono gli anglosassoni) ma, piuttosto, laddove le situazioni si trasformassero in serio pericolo…trovare quanto prima possibile modo e maniera di seguire la via del proverbio giapponese già citato in apertura.
Eppoi, razionalmente, quante opportunità migliori perse e che si perderanno altrimenti…
Infine: analisi, autoanalisi, coraggio, priorità, benessere e molto altro, sono gli ingredienti necessari per liberarsi, con senso di responsabilità ed equilibrio, verso il rispetto per noi stessi, chi merita o ciò che merita, stabilendo un nuovo ordine di parametri, nuove priorità e onorando al meglio il Giudice inesorabile Tempo, non ultima la nostra migliore evoluzione possibile.
Non è per nulla facile, è verissimo.
Servono una montagna di forza e determinazione, ma la presa di coscienza di un problema-la volontà di risoluzione-l’eventuale ricerca d’aiuto e la riappropriazione del personale percorso di vita quando in fase di deragliamento, arrivati al conto finale, saranno sempre un buon investimento a lungo termine.