La vecchiaia: terza, quarta e quinta età
Terzo articolo
Si parla della città della terza, della quarta e della quinta età e di un approccio mesoscopico come modello di riferimento per descrivere: – il luogo fisico (contesto dotato di complessità funzionale), – il soggetto che lo abita con le sue fragilità, e – l’interfaccia relazionale che caratterizza nel tempo la vita in maggiore autonomia: gli abitanti di una comunità inclusiva hanno solo proprietà relazionali, poiché dipendono ontologicamente dal contesto in cui si trovano. L’idea di base di un’ontologia relazionale è che, nel nostro inventario del mondo, le relazioni sono in qualche modo anteriori alla relata (cioè, ai nostri soggetti fragili).
La città della terza, della quarta e della quinta età rappresenta uno stile di vita che a livello di micro sistema definisce un gruppo di individui in un particolare contesto sociale “residenziale” che si identifica:
con parole chiavi quali invecchiamento attivo (“active ageing”);
con priorità quali stili di vita da implementare, malattie cardiovascolari da riabilitare, monitoraggio degli accessi al SSN, partecipazione sociale, ecc;
con sfide quali una rete di servizi direttamente fruibili dall’anziano stesso ed organizzati sulle base dei bisogni da soddisfare in funzione dei gradi di disabilità e funzionalità residua;
con prevenzione terziaria approcciando la disabilità, la dipendenza, i benefici e non gli svantaggi della istituzionalizzazione, la riduzione della qualità di vita, la morte.
La città della terza, della quarta e della quinta età rappresenta una forma alternativa di abitazione che emerge come conseguenza di diversi fattori:
le case degli anziani sono stati fortemente penalizzati dai problemi finanziari;
un cerchio virtuoso dove l’aspettativa di vita più lunga si possa associare ad un incremento della disponibilità economica da parte dell’anziano non è più una sostenibile verità:
1. oggi gli standard di vita dell’anziano sono inferiori rispetto a quelli della popolazione attiva; in più i costi relativi alle proprie abitazioni possono incrementare dopo il pensionamento e l’esserne proprietari non è una garanzia contro la povertà;
2. l’invecchiamento espone a rischi legati alla ridotta percezione dello spazio, a perdita delle funzioni sensoriali, allo sviluppo di una disabilità o di ridotta mobilità; la perdita dell’autonomia che ne consegue costituisce un limite a rimanere nella propria abitazione; le diverse abitazioni che compongono la città hanno un significato più ampio dell’essere semplici lavori di costruzioni e di architettura; le abitazioni nelle sue diverse soluzioni devono rispondere ai bisogni della popolazione anziana e ciò deve essere messo a conoscenza degli stessi (accesso alle informazioni);
miglioramento dell’infrastrutture.