Il Natale, nel tempo, ha assunto sempre più un ruolo controverso.
Un canale social americano ha proposto un filmato rappresentativo di un Natale popolato da bambini e genitori festanti attorno all’albero… fino a quando uno degli adulti in evidente accordo con gli altri genitori (caduti dal seggiolone da piccoli), ha aperto le porte a un personaggio di fantasia verde, dall’aspetto mostruoso, vestito da Babbo Natale il quale, una volta entrato in casa, ha iniziato a distruggere ogni simbolo rincorrendo e terrorizzando i bambini (atterriti e piangenti ) con urla e comportamenti violenti. C’erano, in questa messa in scena demenziale e fortemente diseducativa, evidenti presupposti di risposta traumatica infantile da parte dei bambini. Mentre i genitori se la ridevano. Ora, che l’attuale epoca delle idiozie e delle persone idiote è almeno nella top five delle più ributtanti espressioni umane è un fatto. Che lo stupido adulto fosse travestito da Grinch, recitato male e con overacting, è evidente nel filmato. Che il GRINCH cinematografico sia un personaggio paradossale e irriverente ma che in fine si redime rivalutando l’amore e i valori, è chiaro a pochi. Dicesi ironia e non terrore. In quanto perciò al supposto divertimento, serve uno psichiatra che mi spieghi la molla malata che spinge un immeritevole irresponsabile genitore ad organizzare una buffonata deleteria come questa, colma di mancanza di un sano corredo genetico generale.
Ad ogni modo, da periodo di festa, ricorrenza cristiana e fondamentale momento di aggregazione e buoni sentimenti, la festa della Natalità, si è involuta a momento “anche” di contestazione, distruzione dell’immaginario collettivo e infantile, non ultimo periodo di ansie, ulteriore stress e sindrome del Grinch appunto; durante la quale tutto congiura nel cercare di farti sabotare le dinamiche che detta tradizione si porta appresso.
Allora sai già che: l’obbligo di comprare regali, socializzazioni forzate, traffico, troppa solitudine mentre vorresti poca solitudine e viceversa, conflitti familiari esasperati da situazioni di stress già in corso ma come non bastasse caricati da quello contestuale e la pressione sociale data da aspettative irrealistiche di pace e serenità alimentano, piuttosto, sentimenti di frustrazione.
Se poi hai perso malvolentieri persone care che in un tempo remoto erano fonte di reincontro, armonia e condivisione, soprattutto in queste giornate… E’ fatta.
C’è da aggiungere, proprio per calare la briscola, che una possibile incidenza di tutto questo malumore dilagante è peggiorato proporzionalmente alle disillusioni adulte legate agli obiettivi di vita mancati a dispetto delle aspettative, alle insicurezze sociali, lavorative, politiche, ideologiche, unitamente a buone dosi di incomunicabilità e relazioni sociali avariate, malvissute, tradite o certamente rese più difficoltose, se non bastasse, dalla malinterpretazione delle nuove tecnologie; divenute spesso surrogato e mondo parallelo elusorio da realtà difficilmente sopportabili. La vita si è complicata parecchio. Così anche simbologie, sentimenti e interazioni sociali.
Insomma, per coloro che maldigeriscono le feste natalizie e volendo interrompere questa lunga premessa nichilista, è atteggiamento probabilmente più saggio, concedersi un ragionevole distacco emotivo e culturale dall’obbligo di “dover per forza”, col fine di non arrivare a scaricare tensioni, rabbie e disillusioni su tutto e tutti.
Soprattutto in momenti che hanno rappresentato alcune delle basi valoriali della nostra crescita di boomers quali spettatori di trasformazioni profonde, e che però forse, non hanno retto al tempo in moltissimi casi.
Questo atteggiamento di protezione e prevenzione del danno, ha anche un fine ultimo che è quello di cercare di evitare quel conflitto interiore disturbante originabile da : tradizioni culturali nelle quali non si crede più-aspettative di felicità idealizzata- desiderio misantropico-socialità forzata-esaurimento-pesantezze-tragedie ecc.
Ecco che, supposto si sia somatizzato quanto brevemente e superficialmente detto, lo sforzo lo riporrei nel cercare delle strategie personalizzate d’inserimento contestuale di attività, hobby, passioni o evasioni per ridurre il malessere, laddove dovesse nascere, evitando senza senso di colpa le convenzioni generatrici di disagi.
I primi passi sono quelli di fare i “conti giusti” con quelle maledette aspettative…onnipresenti ogni volta si vivono situazioni che richiedono risposte performanti, confronti con se stessi, delusioni ecc. tenendo presente che un buon fine può essere rivelato nella citazione seguente:
“Affronta la vita con coraggio, avendo sempre come obiettivo l’evoluzione personale”
BUSHIDO – L’ARTE DEL BUON VIVERE
E buon Natale.