La Serbia: una miccia al centro di una polveriera

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Vucic: tra mafie e autoritarismo

1.1 Introduzione alla geopolitica Serba

Gli studiosi di geopolitica europea sono forse troppo concentrati sui recenti conflitti russo-ucraini e israelo-palestinesi da far passare in secondo, o addirittura terzo, piano ciò che avviene in seno all’Europa. I Balcani sono tornati quelli degli anni Novanta del Novecento e sono sempre più una polveriera pronta ad esplodere da un momento all’altro, magari non con una guerra, ma con una instabilità permanente che coinvolga tutta la zona. La Serbia rappresenta l’epicentro di tutto ciò. Nel 2008, la Serbia ha visto la nascita del Partito Progressista Serbo (SNS), con una nuova fase di rinnovamento politico e l’inizio del processo di adesione all’UE. Questo processo si è però radicalmente arrestato con la rapida ascesa di ​ Vučić. Egli ha consolidato il suo potere attraverso una serie di vittorie elettorali dal 2014 al 2022. L’opposizione è rimasta debole e frammentata, spesso incapace di contrastare efficacemente il suo dominio politico. Le elezioni del 2020 hanno segnato un punto di non ritorno1. Va però detto che Vučić non può considerarsi un elemento di rottura, poiché nel 2012 era membro del governo Dacic. La Serbia a partire dal 2008 ha compito enormi sforzi per entrare a far parte dell’U.E. A tal proposito è importante considerare il fatto che fin dal 2003 la Serbia è stata considerata un Paese candidabile all’entrata nell’Unione Europea. Nel 2009, dopo la redazione nel 2008 dell’European partnership for Serbia2, è stata presentata la domanda di adesione e nel settembre 2012 la Serbia ha ottenuto lo status ufficiale di Paese candidato. Da quel punto in poi è stato portato avanti un processo multilaterale di adeguamento agli standard europei e di stabilizzazione dell’area balcanica, in particolare attraverso lo Stabilisation and Association Agreement (SAA)3 entrato in vigore tra Serbia e Unione Europea nel 2013. In tale documento vengono poste le condizioni basilare da rispettare per la Serbia affinché possa attuarsi l’adesione all’U. E. e riguardano principalmente il consolidamento effettivo del sistema democratico rappresentativo nel Paese. Un documento particolarmente rilevante ai fini della nostra indagine è il Serbia 20204 Report della Commissione Europea, all’interno del quale viene proposta una analisi trasversale dello sviluppo della Serbia per quanto riguardo l’entrata nell’Unione. Ciò che emerge è un riconoscimento degli sforzi fatti, ma anche la totale impreparazione all’entrata nell’U.E. Uno dei problemi più rilevanti è quello relativo alla stabilizzazione del Paese da parte di Vučić attraverso una riduzione della democrazia. Va però detto che l’U.E. su tale tema non porta avanti una politica chiara: da una parte pur di avere stabilità accetta che alcuni leader minino la democrazia e dall’altra si fa promotrice di principi democratici. Si tratta di un approccio che mette a nudo le ipocrisie dell’Occidente, che formalmente promuove le istituzioni democratiche, ma che permette ai leader locali di fare della democrazia una facciata che nasconde il loro autoritarismo. A ciò si aggiunga che la Serbia è fortemente permeata dalla criminalità e la vicinanza tra SNS e famiglie criminali serbe è strettissima. Su tale punto si tornerà però in seguito agganciandoci ad un recente avvenimento.

1.2 L’instabilità serba

Per comprendere quanto la Serbia possa realmente costituire la miccia di un conflitto pronto ad esplodere in seno all’Europa bisogna analizzare le sue relazioni estere, in particolare quelle con la Russia di Putin. È vero che negli ultimi anni, in particolare con il governo Vucic, il prodotto maggiormente importato dalla Russia è il modello politico autoritario, che nei Balcani si è sviluppato con caratteristiche locali. Nei paesi dell’ex Jugoslavia, in primis Serbia e Bosnia-Erzegovina, la Russia di Putin è estremamente popolare. In riferimento alla guerra, il 35% di un recente sondaggio ritiene che l’invasione sia giustificata, mentre il 76% sostiene che la Russia è un paese amico; la stessa percentuale è contraria alle sanzioni. Per la Russia, i Balcani sono importanti non tanto da un punto di vista strategico, quanto piuttosto al possibile terreno di confronto con l’Occidente: più sono instabili i Balcani, maggiori sono le possibilità che questi paesi non entrino nell’orbita euro-atlantica. La presenza russa è consolidata da tempo. Mosca è da anni che destabilizza la regione col suo soft-power: campagne di disinformazione, sostegno a gruppi e movimenti nazionalisti e diplomazie minacciose5. La Serbia, da parte sua, strettamente per motivi di comodo, vuole continuare a mantenere il piede su due staffe, da una parte non vuole allontanarsi dalla protezione che la Russia le offre, ma dall’altra cerca un avvicinamento strategico all’Unione Europea. Un’uscita della Serbia dalla sfera di influenza geopolitica russa oggi sarebbe impensabile. Ad oggi molti sono gli elementi che rendono la Serbia fortemente instabile, dal governo Vucic alle influenze russe, passando per la questione immigrazione, le frizioni con Kosovo e Bosnia, di cui magari ci si occuperà in un altro articolo, ma soprattutto, come anticipato, i forti legami tra governo e mafie.

1.3 Il crollo del tetto della stazione di Novi Sad

Per introdurre il discorso sulle mafie in Serbia è bene iniziare da una notizia del 1° novembre del crollo del tetto di una stazione ferroviaria nella città serba di Novi Sad. L’evento ha causato la morte di 15 persone e una ventina di feriti. Il tetto in questione era stato costruito nel 1964 e ristrutturato molto di recente. L’azienda ferroviaria statale serba, Železnice Srbije, ha dichiarato che la costruzione sopra l’ingresso della stazione non faceva parte della recente ricostruzione dell’edificio della stazione, ma è stata coinvolta nei lavori generali di ristrutturazione. Ingegneri serbi esperti di edilizia pubblica hanno sottolineato ai media nazionali ed internazionali che i lavori di ristrutturazione potrebbero aver causato una modifica strutturale dell’edificio, provocando indirettamente il crollo del tetto. L’Ansa e Euronews in data 21/11/2024 riportano la notizia dell’arresto di 11 persone per il crollo in questione6. Gli arresti sono giunti dopo giorni di dure proteste per chiedere l’incriminazione dei responsabili. I manifestanti imputano l’incidente alla corruzione e alla mancanza di trasparenza del governo. Gli arrestati la cui identità non è stata resa pubblica, sono accusati di aver commesso atti criminali contro la sicurezza pubblica, di aver causato un pericolo pubblico e di aver eseguito lavori edili irregolari. Tra questi, secondo i media locali, ci sarebbero anche Goran Vesić, che si è dimesso da Ministro dell’Edilizia serbo dopo il crollo del 1° novembre, e Jelena Tanasković, che questa settimana si è dimessa da direttrice ad interim della compagnia ferroviaria statale. I manifestanti, però, chiedono anche la pubblicazione dei contratti firmati con le quattro società coinvolte nella ristrutturazione della stazione: China railway international, China communications construction, la francese Egis e l’ungherese Utiber.Vucic ancora non si è espresso pubblicamente sugli arresti.

1.4 Vucic e le mafie

Questo crollo è solo l’ultimo di una serie di crolli di edifici pubblici nelle città serbe. Sussiste, infatti, un problema di fondo, in Serbia, la mafia, quella legata alle grandi aziende dell’edilizia è ormai totalmente penetrata negli appalti pubblici. Molti, in particolare gli oppositori politici, adducono le responsabilità di tale penetrazione delle mafie all’interno degli organi di potere all’attuale presidente Vucic, ma cosa certa è che la situazione era la medesima anche prima della sua presidenza. Vucic ha utilizzato le mafie per il processo di accentramento di potere da lui ideato e ora, ottenuto ciò che voleva, sta cercando di allontanarsene. Interessante, a tal proposito, è la notizia che è stata riportata il 17 giugno di quest’anno sulla testata Agenzia Nova, dove la presidente del Parlamento di Belgrado, Ana Brnabic, afferma che la vita di Aleksandar Vucic sarebbe in pericolo poiché rappresenta un ostacolo per le mafie serbe. La dichiarazione è scaturita a seguito delle intercettazioni ottenute dal sistema di chat crittografata di Sky ECC dei membri del clan criminale Kakav, in cui si parla del presidente serbo: «Vucic non è solo un ostacolo al dominio della criminalità organizzata e della mafia in questo Paese e in questa regione, ma è anche il garante della sicurezza e della stabilità della Serbia» (commento alle trascrizioni di Brnabic). Le intercettazioni riguardano il capo del clan Radoj Zvicer e altri e altri membri del medesimo. Le mafie serbe concentrano le loro attività nello spaccio di droga e nel settore edilizio. In quest’ultimo settore, il grosso del guadagno scaturisce dalla manodopera a basso costo e poco specializzata di cui fanno uso e dalla diminuzione del ferro utilizzato nei tralicci di cemento armato.

Il 3 agosto del 2021 è stato arrestato Veljko Belivuk, leader di uno dei più temuti clan criminali della regione di Belgrado. Nel corso dell’interrogatorio, Belivuk ha negato di essere coinvolto in omicidi e in altre attività criminali, sostenendo però, tra le altre cose, di intrattenere da anni stretti rapporti con alcuni alti funzionari dello stato, compreso il presidente Aleksandar Vucic. Belivuk ha poi continuato affermando di aver aiutato, insieme ad alcuni suoi amici, il regime a garantire la sicurezza del Pride di Belgrado, a scongiurare una protesta dei tassisti nella capitale, a organizzare un comizio del Partito Progressista Serbo, ma anche di influenzare il comportamento di alcuni gruppi di hooligan. Stando a ciò che nel 2021 è stato riportato da KRIK, Belivuk ha rivelato che a fungere da tramite fra lui e Vucic è stato un hooligan, Aleksandar Vidojević. Belivuk ha anche tenuto a puntualizzare di aver incontrato Vucic personalmente più volte. Le Belivuk confermano certe rivelazioni emerse dalle inchieste giornalistiche. Belivuk è noto come uno dei leader di un gruppo di ultras del Partizan che controlla anche altri gruppi di tifosi. Il figlio del presidente Vucic è stato più volte fotografato in compagnia di alcuni hooligan, compreso Aleksandar Vidojević.

1.5 Conclusioni

Spesso, in Serbia, sono proprio gli hooligan a fare da intermediari tra le istituzioni e le mafie, poiché molti membri delle istituzioni, Vucic su tutti, in gioventù ne hanno fatto parte e alcuni legami non si sono mai troncati. Vucic ha utilizzato questi gruppi per indirizzare le elezioni del 2017 e ha continuato ad utilizzarli per accentrare sempre più il potere nelle sue mani, in cambio ha permesso che essi penetrassero nelle istituzioni, arricchendosi con gli appalti pubblici, però ora, soprattutto a partire dal 2023, Vucic sembra aver cambiato idea e si sta progressivamente allontanando da alcune figure “scomode” e non più strettamente necessarie, ecco spiegato il perché delle recenti minacce del giugno di quest’anno. Nonostante questo la Serbia di Vucic per tutte le motivazioni elencate resta un paese fortemente instabile, al quale piace tenere il piede su due staffe, quella russa e quella dell’U.E., e certamente non pronto ad entrare nell’Unione Europea.

1 F. Bieber, Serbia, elezioni: la vittoria dei perdenti: perché il plebiscito per Vučić non è un buon segnale per la democrazia e l’Europa, in Il regno: mensile di attualità cattolica, 65/14(2020), pp. 426-427.

2 https://eur-lex.europa.eu/summary/EN/r18015

3 https://eur-lex.europa.eu/legal-content/en/ALL/?uri=CELEX:52011PC0938

4 https://ec.europa.eu/neighbourhood-enlargement/sites/near/files/serbia_report_2020.pdf

5 G. Amerike, Istraživanje: Većina građana Srbije protiv sankcija Rusiji, https://www.glasamerike.net/a/6527537.html

6 https://www.ansa.it/nuova_europa/it/notizie/rubriche/altrenews/2024/11/20/serbia-dopo-crollo-in-stazione-si-dimette-un-altro-ministro_daa450fb-3ac2-4a9b-b513-9dc406543cc9.html