Strasburgo, 17 dicembre 2024 – Dall’emiciclo del Parlamento europeo
Mi trovo qui, a Strasburgo, nella solenne cornice del Parlamento europeo, dove oggi è andata in scena la cerimonia di consegna del Premio Sacharov 2024 per la libertà di pensiero. È un momento che avverto nella sua pienezza, tra il silenzio rispettoso e gli applausi carichi di significato che riempiono questo luogo simbolo della democrazia europea. Quest’anno, il prestigioso riconoscimento è stato conferito a María Corina Machado, leader della “Piattaforma democratica unitaria” del Venezuela, e al Presidente legittimo Edmundo González Urrutia, in rappresentanza del popolo venezuelano, il cui coraggio per la libertà risuona oggi tra queste mura. La loro lotta ha trovato eco in ogni sguardo e in ogni parola pronunciata durante questa giornata carica di emozione.
Un momento di profonda umanità
La Presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ha aperto la cerimonia con parole incisive che ho ascoltato da pochi metri di distanza: “Oggi celebriamo il coraggio di chi, anche da solo, si alza in piedi per difendere valori universali: libertà, giustizia e democrazia.” La sua voce, ferma e allo stesso tempo carica di pathos, ha raccolto un consenso unanime in un emiciclo attento e partecipe. La presenza fisica di González Urrutia, tornato in Europa dopo il suo esilio forzato lo scorso settembre, ha reso il momento ancora più significativo. Parlando direttamente al pubblico, con tono fermo e visibilmente commosso, ha dichiarato: “Questo premio appartiene a ogni venezuelano che non ha mai smesso di credere in un futuro migliore, anche nei giorni più bui.” Poco distante da me, Ana Corina Sosa, figlia di María Corina Machado, ha ricevuto il premio a nome della madre, impossibilitata a lasciare il Venezuela.Un simbolo globale contro l’oppressioneOsservando l’assemblea, avverto la forza simbolica di questo evento. Il Premio Sacharov, istituito nel 1988 e intitolato al fisico dissidente sovietico Andrei Sacharov, non è solo un riconoscimento, ma una promessa di impegno per i diritti umani. Accanto ai leader venezuelani, oggi sono stati ricordati anche i finalisti: il Dr. Gubad Ibadoghlu, attivista anti-corruzione in Azerbaigian, e i movimenti israeliani e palestinesi “Women Wage Peace” e “Women of the Sun”, protagonisti di un dialogo per la pace in una delle regioni più sofferenti del mondo.
Il dibattito europeo prende voce
Questa giornata non si è fermata alla cerimonia. Partecipando ai seminari organizzati per l’occasione, ho potuto assistere a confronti vivaci e densi di significato. González Urrutia ha ribadito l’urgenza di un supporto internazionale per il Venezuela, mentre Ana Corina Sosa ha lanciato un messaggio di speranza che ho annotato con attenzione: “Libertà e democrazia non hanno confini. La nostra lotta riguarda tutti.”
Un messaggio che attraversa i continenti
Seguendo i momenti della cerimonia, qui a Strasburgo, è evidente come l’eco del Premio Sacharov 2024 vada ben oltre queste mura. Lo stesso evento è stato seguito online in tutto il mondo, con dirette su YouTube e piattaforme come Corriere.it, permettendo a milioni di cittadini di partecipare virtualmente a questa celebrazione della libertà.
Un applauso che unisce
La cerimonia si è conclusa con un lungo e sentito applauso. Essere qui, testimone diretto di questa giornata storica, mi permette di percepire l’intensità del momento: un applauso non solo ai vincitori, ma a ogni persona che, lontano dai riflettori, lotta ogni giorno contro l’oppressione. Roberta Metsola ha chiuso con un messaggio chiaro, che rimarrà impresso nella mente di chi, come me, ha potuto ascoltarlo dal vivo: “Il Premio Sacharov non è solo un riconoscimento. È un impegno a non dimenticare, a sostenere chi soffre e a difendere la libertà dove essa è minacciata.”Camminando fuori dall’emiciclo, tra colleghi e osservatori, la sensazione è tangibile: oggi, a Strasburgo, la libertà di pensiero ha vinto. E io, presente tra queste mura, ho avuto il privilegio di raccontarlo.