Alla COP29: fallimento o opportunità perduta?

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La COP29, conclusasi a Baku, ha suscitato un’ondata di critiche da parte di esperti e delegazioni, mettendo in luce le profonde lacune dell’attuale impegno globale sul clima. Sebbene l’Europa continui a promuovere il suo Green Deal come modello, le azioni effettive sembrano insufficienti per affrontare l’emergenza climatica, specialmente per i Paesi in via di sviluppo.

Un’intesa controversa

L’accordo finale prevede un obiettivo collettivo per la finanza climatica, con un impegno teorico di 300 miliardi di dollari. Tuttavia, mancano indicazioni chiare su come i fondi saranno distribuiti o utilizzati, specialmente per l’adattamento nei Paesi più vulnerabili. Molti delegati, come quelli di Panama e India, hanno criticato il processo negoziale, definendolo “manipolato” e incapace di rispondere ai bisogni urgenti delle comunità vulnerabili. Si sottolinea inoltre che i fondi per il “Loss and Damage” restano in gran parte promesse, mentre i costi dell’adattamento sono stimati a 215 miliardi di dollari all’anno per questo decennio

La posizione europea e il Green Deal

Nonostante l’Europa promuova la transizione verde, l’attuazione è lenta e incoerente. La dipendenza da combustibili fossili persiste, e i progressi nell’energia rinnovabile sono insufficienti per mantenere l’obiettivo di 1,5°C. A ciò si aggiunge la pressione dei costi energetici, che alimenta il dibattito politico interno e rallenta le ambizioni climatiche.

Un futuro incerto ma non privo di speranza

Nonostante le critiche, alcuni leader vedono nel nuovo obiettivo finanziario un possibile catalizzatore per accelerare la transizione energetica. Tuttavia, per ottenere risultati concreti, è necessario un triplice aumento della capacità delle rinnovabili e un raddoppio dell’efficienza energetica entro il 2030, un traguardo che appare lontano.

La COP29 ha ribadito l’urgenza di affrontare la crisi climatica con azioni decise e coordinate. Mentre l’Europa continua a promuovere il Green Deal, i suoi limiti strutturali e politici sollevano dubbi sulla capacità di guidare il cambiamento globale. Serve un impegno più ambizioso per garantire che le promesse non rimangano solo sulla carta, lasciando il peso dell’emergenza sui Paesi più deboli.