Luce Monachesi è una figura cardine nel panorama artistico contemporaneo. Direttrice della storica Galleria del Cortile, fondata nel 1966 a Roma, si distingue per la capacità di promuovere arte e cultura con una visione profonda e sensibile. La galleria, che ospita opere di artisti di calibro internazionale come Alighiero Boetti e Joseph Kosuth, è anche custode dell’Archivio Sante Monachesi, dedicato al lavoro del padre di Luce, una figura di spicco dell’arte futurista e del movimento “Agrà”. Questo legame tra passato e presente rende la Monachesi una curatrice dall’approccio unico, in grado di intrecciare memorie familiari e grandi nomi dell’arte con un’attenzione particolare alle nuove generazioni di artisti.
La sua esperienza e il contatto diretto con i protagonisti dell’arte mondiale l’hanno resa non solo una profonda conoscitrice di questo mondo, ma anche una donna dal fascino intellettuale raro, capace di creare armonia tra storia, bellezza e riflessione culturale. Sorseggiare un tè con Luce Monachesi significa immergersi in una conversazione che spazia dall’arte contemporanea alle esperienze personali di una vita trascorsa accanto ai grandi del settore.
Come l’influenza di suo padre, Sante Monachesi, ha modellato la sua percezione dell’arte e della vita?
Monachesi ha influenzato la mia educazione regalandomi la fantasia, un regalo preziosissimo che, insieme alle conversazioni mattutine su Raffaello e Michelangelo e la loro influenza su Boccioni, prima di andare a scuola, ha influenzato la mia vita di dodicenne. Ho avuto un’educazione libera e paritaria. Mio padre mi adorava, mi portava anche alla partita, mentre mia madre, Gisella Parisella, valente incisore, mi iniziava al balletto e alle lingue.
Può raccontarci di più sull’esperienza di crescere in una casa così vivace, frequentata da artisti e intellettuali? Qual è il ricordo che conserva con maggiore affetto di quei momenti?
Monachesi, un bravo artista ed uno sperimentatore di nuovi materiali e tecniche, era anche un cuoco eccellente. Ho un simpaticissimo ricordo di molti pranzi con i suoi amici artisti (da Donghi a Mafai, al futurista Pannaggi, a Turcato e Rotella) che si alternavano a quelli con gli alunni dell’Accademia di Belle Arti, dove Monachesi insegnava Scenografia. Alcuni di questi studenti si trovavano a vivere un duro periodo bohemien, che mio padre conosceva benissimo per averlo attraversato. Tra fettuccine fatte in casa, coniglio al forno, polente fumanti, si era formata una “confraternita” internazionale ed intellettuale che arricchiva la mia vita e la affascinava.
La Galleria del Cortile ha avuto un ruolo fondamentale nel panorama dell’arte contemporanea romana. Come vede l’evoluzione dell’arte contemporanea oggi e quale pensa possa essere il futuro delle gallerie private?
Ho molta fiducia nella ricerca artistica. L’arte contemporanea, di cui Monachesi è stato un grande testimone, fondando il Movimento Agrà, avrà sempre uno splendido futuro. Il futuro delle gallerie private mi lascia perplessa, perché la nascita delle aste online sta creando, a mio parere, una triste concorrenza. Il fattore umano è fondamentale ed è il privilegio delle gallerie private.
Oltre all’arte, ha scritto per riviste come ‘L’Europeo’ e ‘La Repubblica’. Come pensa che il giornalismo culturale possa unirsi all’arte per raggiungere un pubblico più ampio e stimolare nuove riflessioni?
Sono fiduciosa che la diretta collaborazione tra le riviste d’arte e gli artisti possa contribuire alla conoscenza e stimolare la curiosità dei lettori verso nuovi luoghi ed argomenti diversi.