La Neurofisiologia del desiderio

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Quando parliamo di desiderio sessuale stiamo descrivendo la dimensione più elusiva della sessualità umana. Si pensi solo alla terminologia utilizzata per descriverlo: libido, spinta erotica, passione, attrazione, desiderio ardente, bisogno sessuale, ricerca di intimità. I differenti termini sono indicatori della complessità delle componenti biologiche e psichiche, personali e relazionali coinvolte.

Da un punto di vista prettamente semantico individuiamo due elementi principali: il bisogno fisico, ossia quella sensazione fisica che spinge a cercarsi sessualmente, e il desiderio, quell’emozione erotica che si nutre di distanza, ricordi e anticipazioni. È chiaro come siano presenti due registri: un bisogno istintuale che assume la funzione sia di significato che di messaggio, e uno relazionale, che si basa sulla dialettica tra il sesso come soddisfacimento di un bisogno pulsionale e l’erotismo come frutto di aspetti culturali e differimento di un bisogno. È proprio questo doppio registro a fornire lettura delle differenti implicazioni del desiderio. Il bisogno fisico nasce dalla necessità di ricreare un equilibrio biologico sessuale. La carenza di soddisfazione fisica genera a sua volta una necessità di appagamento. Il secondo aspetto concerne invece quelle urgenze biologiche e di significati, personali e relazionali, in antitesi col bisogno fisico. Il rapporto sessuale risponde alla necessità di rompere gli equilibri esistenziali precedenti, in modo temporaneo o definitivo, difensivo o espressivo, come accade nell’amore-passione. Il desiderio nasce quindi da fattori biologici, psichici e relazionali. Questi si esprimono come la somma di tutte quelle forze, descritte in precedenza, che generano quella dicotomia che ci avvicina e ci allontana al tempo stesso dal comportamento sessuale.

Dal punto di vista neuropsichico il desiderio è un’espressione attivata da stimoli endogeni o esogeni che inducono il bisogno o il desiderio di dar luogo a un comportamento sessuale. Tra gli stimoli endogeni ravvisiamo l’immaginario erotico, le fantasie sessuali volontarie e involontarie, come le visioni erotiche a occhi aperti “sexual day-dreams”, i sogni erotici, i bisogni pulsionali. Ma sono le emozioni e gli affetti che vanno ad attivare i centri cerebrali deputati al coordinamento delle emozioni e dei comportamenti appetitivi di ricerca, anche sessuale. Tra gli stimoli esogeni ravvisiamo invece tutti quei segnali, consci e subliminali, visivi, tattili, gustativi e olfattivi che, veicolati dagli organi di senso, attivano la corteccia cerebrale nelle aree sensoriali (occipitale, parietale, temporale) e emotivo-affettive (sistema limbico) oltre che le vie che coordinano il comportamento sessuale.

Per quanto concerne la componente istintuale del desiderio, la voglia fisica, essa viene attutata da dei “need-detectors”, ossia dei rilevatori di bisogni fisici situati a livello di ipotalamo. Questa viene successivamente modulata, frenata o esaltata nella sua espressione affettiva e relazionale, oltre che fisica, da interazioni molto complesse tra l’ipotalamo, il lobo limbico e quello frontale. In particolar modo l’amigdala si occupa di mediare tra le emozioni fondamentali che concorrono alla modulazione del bisogno sessuale e i ricordi, che possono incrementare o spegnere il bisogno stesso.

Se pensiamo al desiderio nella vita adulta dobbiamo immaginarlo come un continuum tra passione, bisogno, interesse, indifferenza, riluttanza, sino ad arrivare anche al rifiuto. Nell’uomo è relativamente costante e continuo, anche se si assiste a un graduale declino a partire dall’adolescenza sino a giungere alla vecchiaia. A causa dei livelli più alti di testosterone nei circuiti neurobiologici che regolano il comportamento sessuale, il desiderio risulta essere più intenso. Nella donna il desiderio è invece discontinuo, anche in età fertile, in conseguenza delle variazioni endocrine correlate ai diversi stati fisiologici e psicoemotivi del ciclo mestruale, della gravidanza, del puerperio e della menopausa. Risulta essere biologicamente meno intenso e dipendente dalla vulnerabilità ai fattori relazionali e di contesto.

Fondamentalmente sono tre le componenti che contribuiscono al desiderio sessuale. La prima è uno stimolo biologico istintuale, fondato su basi anatomiche e neurofisiologiche. In termini adattivi il suo significato è la promozione del mantenimento della specie attraverso la procreazione. È un processo, a livello cerebrale, attivato dal testosterone, in entrambi i sessi. La seconda componente è rappresentata dallo stato di salute fisica e di benessere psichico che modulano l’efficienza dei sistemi biologici che concorrono alla funzione sessuale e al livello di energia vitale, di cui l’energia sessuale è espressione. In ultimo abbiamo i fattori stimolanti e quelli inibenti, per entrambi i casi stiamo parlando di farmaci, droghe e malattie psichiatriche.