I LATI OSCURI DELL’ATTRAZIONE PERVERSA

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L’ibristofilia è una parafilia, ovvero un disturbo sessuale che si manifesta nell’attrazione nei confronti di persone che hanno perpetrato crimini. È presente un interesse morboso verso soggetti pregiudicati, aggressivi, violenti e colpevoli di delitti anche di natura brutale come stupro, rapina a mano armata e omicidio. Questo fenomeno coinvolge perlopiù le donne, semplicemente perché i delitti truculenti sono commessi maggiormente da uomini e, un atteggiamento passivo e di sottomissione, rientra nello stereotipo femminile.
Le donne ibistrofiliche hanno in molti casi alle spalle una storia di abusi sessuali infantili e una convivenza con uomini di natura dominante. Si attiverebbe in loro uno schema comportamentale acquisito durante la fanciullezza che le porterebbe a trovare gratificazione nel salvare “il proprio uomo” per mezzo delle proprie attenzioni e cure. Alla base di questo comportamento vi sarebbe il bisogno di trovare risposta alla loro dipendenza emotiva che le porterebbe a una spasmodica ricerca di attenzione e riconoscimento di natura sentimentale. Queste donne sono convinte, richiamando il concetto salvifico in precedenza descritto, di essere speciali e, in quanto tali, non solo si riterrebbero in grado di salvare questi uomini, ma sarebbe proprio questo loro essere speciali a metterle al riparo dal rischio di diventare delle vittime. Si innescherebbe così un circolo vizioso dove, il bisogno d’amore, verrebbe trovato per mezzo dell’accudimento creando l’illusione di un legame straordinario che le metterebbe al riparo dall’essere aggredite o uccise, andando così a rinforzare la loro idea di essere speciali. L’aspirazione a rendersi indispensabili potrebbe spiegare anche gli aspetti meno usuali dell’amore romantico: le donne più vulnerabili all’attrazione per i criminali, a causa del loro desiderio di redimere, infatti investirebbero maggiormente nel romanticismo e nell’idealismo.
Nell’ibristofilia potrebbe essere presente una ricerca di identificazione dell’aggressore con le figure maschili di riferimento del proprio passato. Inconsciamente, la bambina abusata, una volta divenuta adulta, potrebbe cercare l’unione con un uomo violento perché è quello il modello di amore che avrebbe interiorizzato. È altresì importante indicare che, secondo alcuni autori, molte di queste donne non sono state affatto vittime, ma sublimerebbero le loro tendenze criminali attraverso la vicinanza con uomini violenti. Secondo altri sarebbe presente una sorta di soddisfazione vicaria, ovvero la risposta al proprio desiderio di fama mediante l’unione con un personaggio, per quanto negativo, comunque famoso. In ultimo, alcuni colleghi riterrebbero che l’ibristofilia sarebbe frutto di un processo di capovolgimento del negativo in positivo, una passaggio dalla tragedia al trionfo, una sorta di condizionamento invertito. Per le più giovani ,in particolare, sarebbe in gioco il fascino e il carisma del “cattivo ragazzo”.
Più il crimine è feroce, maggiore è l’attrazione che esercita chi lo ha compiuto. Un’influenza importante proviene da un altro stereotipo, spesso enfatizzato nei film, nelle serie televisive e nelle pubblicità, dove un filtro erotico viene utilizzato per descrivere l’immagine del “cattivo ragazzo”. Questa immagine fornisce una suggestione del criminale come un maschio “alpha” andando a fortificare la convinzione di poter cambiare un uomo crudele, aggressivo, violento. A livello psichico, avverrebbe per mezzo dell’eliminazione di tutti i loro lati caratteriali ed attitudinali crudeli, andando a modellare la credenza di poter far innamorare questi uomini, riuscendo ad ottenerne il completo controllo.
Spesso questi uomini irradiano un carisma perverso, che risulta essere molto attraente. Si pensi al fascino che esercitano i criminali, soprattutto i serial killer nei confronti delle persone. Inconsciamente ci sentiamo attratti da tutti i tipi di predatori nel mondo e, i criminali, ne rappresentano una categoria. Il meccanismo alla base di questa attrazione è la paura. Quando una persona si trova in una situazione di pericolo o paurosa, viene attivata la cosiddetta modalità “fight or flight”, letteralmente “combatti o fuggi”, comunemente nota come “reazione da stress acuta”. Mentre si prova paura viene rilasciata dopamina, un neurotrasmettitore che svolge nel cervello un ruolo rilevante in tutte quelle esperienze che procurano appagamento e compiacimento.