Si può dire di tutto a volte, ma non si crede alle parole che si dicono, è solo un aprir bocca e muovere le labbra per dire, per parlare, per affermare comunque io esisto. E così aprirsi un varco nel caos. Come il naufrago che muove le braccia alla rinfusa per nuotare nel mare dove è caduto inavvertitamente dalla zattera costruita con sforzo e così salvarsi. Già perché ogni giorno si costruiscono zattere su cui si sale senza che si sappia dove la corrente ci trasporta, in definitiva si è trascinati verso l’ignoto.
Buona fortuna dunque, buon viaggio, mi verrebbe da dire, e se dal precario natante dove vi siete accomodati cadete in alto mare, cosa che prima o poi fatalmente avverrà, vi consiglio di non lasciarvi andare, reagite con tutte le vostre forze animati dall’istinto di conservazione e nuotate forte, mi raccomando, con bracciate possenti e lunghe, magari un po’ goffe come si addice ai disperati; così, statene sicuri, dopo un po’ di tempo troverete accanto a voi una zattera di passaggio su cui rimontare e dalla quale sicuramente è stato sbalzato tra i marosi qualcuno che non si è potuto salvare.