RIDI…PAGLIACCIO

di


“…Ridi Pagliaccio, sul tuo amor infranto, ridi del duol…che t’avvelena il cor.”

Tuona la celeberrima Aria tenorile del capolavoro di Leoncavallo, inserita nel dittico verista dell’Opera lirica italiana.
La tentazione di dire la propria sugli ultimi fatti di cronaca, per un giornalista, è irrefrenabile alla stregua di Roger Rabbit, coniglio-cartoon, protagonista del blockbuster noir-commedia-d’animazione diretto da Zemeckis, quando sente il richiamo della canzone “ammazza la vecchia…”.
Ma non è questo il focus. Non vuole essere un articolo di fazione, nè di connotazione politica, nè tantomeno capzioso. E’, malauguratamente, la riflessione su alcuni ingredienti evergreen della storia umana a ‘sto punto, penso, irrinunciabili contenuti di quello Zibaldone che è mescolanza confusa di persone, fatti, pensieri e atti insensati.
Quindi, tornando a noi, chi sono i pagliacci? Questa è la domanda da porsi. Questi attori-personaggi che troviamo da sempre sia nella vita pubblica che in quella privata. Questi istrioni, un po’ buffi, che mancano di serietà e coerenza. A tratti divertenti, a tratti patetici, spesso con una vita triste e infelice spente le scivolose luci della ribalta.
Facciamo un po’ di sana e dozzinale parità di genere: Sono persone (ambosessi) vittime delle proprie debolezze? Di quelle debolezze che però fanno molto male a se stesse/i e agli altri? O sono egocentrate/i narcise/i che scoperti, mostrano il vero volto quando non più nascosto da farina e trucco di scena? Sono “molte maschere e pochi volti” di Pirandelliana citazione?
Tra un po’ ci arriviamo.
Breve passo indietro. Per chi fosse meno avvezzo a questo ennesimo nostro patrimonio UNESCO, l’attualissima trama dell’Opera di Leoncavallo è quì citata perchè narra di un rozzo e fin troppo passionale attore di strada, il quale strappa alla povertà una spiantata orfana, inserendola nel cast del suo spettacolo viaggiante; dandole un tetto, cibo, matrimonio, lavoro e un futuro precario…che però parrebbe essere un futuro migliore del precedente.
Canio, capocomico e pagliaccio in scena, verrà tradito dalla sua amata, concludendo la tresca in tragedia. Mescolando vita reale con finzione scenica, rendendo il tutto ancora più ineluttabile, confuso e angoscioso, dove in extremis nessuno si salverà.
In questo melodramma a tinte fosche fatto di tradimenti, odio, finto amore, interessi, finte amicizie, opportunismi e corna; si cala perfettamente un parallelismo ormai aduso che intreccia vita pubblica-vita privata come in un film già visto molte volte, senza patria, latitudini o paternità geografica.
Manca però, nell’Opera verista di fondo, un addendo fondamentale che invece nella vita pubblica assume un’ampiezza proporzionale al ruolo che si ha: LA RESPONSABILITA’.
Quindi, dignità personale a parte, dipendente dal volume di dignità di cui è in possesso ognuno di noi verso il proprio io, il concetto di responsabilità rimane spesso questione primaria appannata e messa pericolosamente in disparte lasciando campo libero allo squallore del dietro le quinte. Restando in sostanza uno fra i concetti morali più annacquati della storia gestito dall’Uomo, troppo spesso, con benaltrismo, codardia, irresponsabilità.
Ergo: Responsabilità ti voglio finchè tutto va bene gonfiandomi l’ego…Responsabilità non ti conosco quando tutto va male.
Le responsabilità pubbliche e politiche fatte di azioni, consapevolezza, impegno e obblighi verso elettori, collaboratori, comunità, popolo; non possono però concordare con LA DEBOLEZZA.
Così come alla stessa stregua non può essere debole, compiacente o coprente chi ha “la responsabilità di attribuire delle responsabilità”. Per cui, ve la potete certo prendere col cameriere…ma qualcuno al di sopra lo ha messo lì.
Se così non fosse, o non sarà, interviene un’ altro fenomeno ancor più destabilizzante, ovvero: LA PERDITA DI FIDUCIA.
Situazione con conseguenze profondissime, originanti: violazione delle promesse fatte, isolamento, rabbia, delusione, tradimento, abbandoni.
Insomma una interdipendenza di eventi nefasti ad effetto domino.
Come si combatte tutto questo castello di sabbia costruito troppo vicino alla riva?
Certo con la prevenzione e “almeno” con la lucida affidabilità di sapere sempre: dove sei-chi sei-cosa devi fare-per chi lo devi fare-come lo devi fare.
Trascurando d’ infierire inserendo valori come l’onestà e la trasparenza, perchè mi suona troppo ingenuo.
Tutti aspetti di spessore che non puoi comprare al supermercato o sperare vengano obliati se disattesi. E’ solo questione di tempo e circostanze.
Il datore di responsabilità non può prescindere da queste valutazioni, credendo sia sufficiente fidarsi di un carneade, un lobbista, un narciso, un ipotetico fedele, un cupido (aggettivo), un ingombrante familiare, un utile idiota, un pericoloso inconsapevole incompetente, un autoesaltato che confonde ambizioni e fortuna con reali qualità, e altre figure tossiche che abbagliano nel delicatissimo momento delle scelte. Certo, facile non è…però è questo un aspetto che si può migliorare seguendo valori veri e non opportunismi, nepotismi o favoritismi.
Anche solamente perchè, parlando in generale, la storia insegna che non fu quasi mai un buon affare. Vero Giulio Cesare?
E allora! Chiunque tu sia, ovunque tu sia: ridi pagliaccio, mentre ora piangi sul tuo non più “amor” bensì “onor” infranto… cercando di continuare lo spettacolo. Uno spettacolo che, quasi sempre, finisce male per tutti gli attori.