Femminicidio di Sharon Verzeni: Susanna Donatella Campione ( FdI) denuncia l’omissione dei media

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La tragica vicenda di Sharon Verzeni, accoltellata a morte da Moussa Sangare, è al centro di una polemica sollevata da Susanna Donatella Campione, senatrice di Fratelli d’Italia e membro della Commissione Giustizia e della Commissione bicamerale contro il Femminicidio. La senatrice ha puntato il dito contro i media, accusandoli di aver omesso in modo ipocrita la natura del crimine, trattandolo come un semplice omicidio e non come un femminicidio, come invece dovrebbe essere considerato. Campione critica apertamente il modo in cui viene affrontato il tema della violenza di genere, suggerendo che esistano femminicidi di “serie A e serie B”, e invita a una riflessione più profonda e coerente su come i media trattano questi casi, senza piegarsi a cliché o discriminazioni basate sul profilo dell’assassino. Nell’intervista, la senatrice approfondisce le sue critiche e propone un percorso di prevenzione che coinvolga tanto la politica quanto il mondo dell’informazione, affinché il fenomeno dei femminicidi venga combattuto con maggiore consapevolezza e determinazione.
Senatrice Campione, lei è componente della Commissione Giustizia di Palazzo Madama e della bicamerale contro il Femminicidio, sul delitto di Sharon Verzeni ha denunciato una clamorosa omissione da parte dei media. Può spiegare a che cosa si riferisce?
Quello di Sharon Verzeni è stato un acclarato caso di femminicidio, ma si è preferito omettere il dato. Verrebbe da chiedersi se esistano femminicidi di serie A e di serie B.
In base a quale parametro il delitto commesso da Moussa Sangare ai danni della povera Sharon va considerato un femminicidio?
Dobbiamo ricordare che Moussa Sangare era da tempo indagato per maltrattamenti in famiglia perpetrati contro la madre Kadiatou e la sorella Awa. Tanto che sulle denunce sporte dalle due donne la Procura di Bergamo aveva attivato il codice rosso. Inoltre, dalla ricostruzione degli inquirenti risulta che la notte in cui uccide Sharon, Sangare incontra prima due minorenni, li minaccia mostrando il coltello ma non li uccide, poi incontra due ragazzi che diverranno testimoni del reato, passa oltre, cerca una donna. Quando vede Sharon camminare in direzione opposta alla sua inverte il senso di marcia e la accoltella.
Nel suo piano macabro aveva trovato la preda perfetta?
Un femminicidio vero e proprio che non si sarebbe esitato a definire tale se l’autore fosse stato il compagno della vittima, sul quale si erano da subito addensate le ombre del sospetto.
I giornali avevano già trovato il colpevole perfetto, Sergio Ruocco, il compagno di Sharon, che veniva descritto in alcuni articoli come un potenziale killer. In questo caso, non si sarebbe esitato a parlare di femminicidio.
Invece i giornali parlano di omicidio Verzeni…
Repubblica ha stilato addirittura un elenco dei femminicidi, omettendo clamorosamente questo delitto, escludendo Sharon dall’elenco delle donne vittime della violenza maschile. Il femminicidio è una piaga dolorosa, non può piegarsi ai cliché, non può essere invocato a seconda dei casi. Ma soprattutto non può essere misconosciuto a seconda di chi lo compie. 
Al di là di questo tragico fatto di cronaca, contro la piaga dei femminicidi cosa possono fare il mondo della politica e quello dei media?
L’unica strada da percorrere con coraggio e perseveranza è quella della prevenzione, un lavoro paziente e incessante che scardini pregiudizi, antiche convinzioni, ignoranza.

Sui femminicidi, abbiamo ormai superato la convinzione che basti reprimere e abbiamo capito che si deve agire nel tessuto sociale, permeandolo nei suoi gangli di modelli più evoluti e civili e perché no, anche virtuosi. Ci vorrà tempo per sovvertire schemi consolidati e diffusi, ma è l’unica strada da percorrere.