Musica e psicologia

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La musica, dal greco antico “arte delle Muse” (figure della mitologia greca e romana e, tutte le arti delle Muse, indicano qualcosa di perfetto), è uno degli aspetti culturali universali di ogni società umana.
Ha effetti positivi sulla mente, migliora lo stato d’animo; è portatrice di emozioni, di messaggi. Ascoltare la musica può essere d’aiuto nei momenti tristi ma, al tempo stesso, può evocare ricordi sopiti, nei quali albergano sofferenze patite.
Ma è innegabile che, la musica, può avere effetti negativi se ascoltata ad alto volume. Sono soprattutto i giovani, frequentatori di discoteche, influenzati dalle vibrazioni e, pertanto sono a rischio di ansia, suicidio e depressione.
Ciononostante, la musica sviluppa la personale capacità di espressione e stimola le aree del cervello in modo tale da migliorare la capacità di lettura e scrittura.
In ognuno evoca ricordi nascosti nell’Io profondo, erroneamente creduti dimenticati.
La musica parla, regala emozioni, è catartica, aiuta nell’esternare sentimenti nascosti.
È curativa, fa bene al corpo; è portatrice di valori sani, di energia.
La psicologia si occupa del comportamento umano, delle sue relazioni, dei processi della mente, cercando di migliorare la qualità della vita.
La psicologia della musica esplora le reazioni e i comportamenti assunti dalle persone nel momento dell’ascolto di un brano.
Va però considerato che la musica è vissuta da ognuno in modo prettamente individuale: alcune musiche piacciono, altre appaiono insopportabili.
Perché? Perché, ascoltando un brano, al nostro cervello arrivano informazioni che assumono significati diversi, a seconda il soggetto e la sua personalità, il suo vissuto.
Non esistono generi musicali migliori o peggiori. Esistono soggetti diversi, con gusti e personalità diverse tra loro.
A tal proposito, si è scoperto, per esempio, che i soggetti estroversi, quando si trovano ad affrontare compiti ripetitivi e noiosi (dallo studio, alle faccende domestiche), la musica serve loro per alzare il livello di eccitazione.
Per gli introversi, al contrario, diventa spesso un’interferenza nei compiti che svolgono.
La musica crea coesione tra persone, oltre a influenzare il rapporto con se stessi.
Come agisce la musica sul cervello?
Classica e meditativa riducono lo stress, ritmata e dance migliorano la concentrazione, un crescendo di un’orchestra, può portare a un aumento di pressione.
È comunque accertato che la musica è terapeutica: nel cervello la melodia attiva le reti neurali correlate al piacere e le note innescano la produzione di endorfine atte al miglioramento dell’umore ed al rilassamento.
La musica parla, colma i silenzi, è come un vento leggero…
“Un giorno anche la guerra, dovrà arrendersi a una chitarra”.

Stare lontani e amarsi

Cos’è stare lontano e amarsi?
È una telefonata inaspettata,
un messaggio… “Che fai?”
“Guardo il tramonto e penso a te”.
Stare lontani e amarsi
È incontrarsi programmando già
Il prossimo incontro.
È il nodo alla gola
Nelle solitarie sere d’inverno,
quando neanche le coperte,
riescono a scaldarti il cuore.
Stare lontani e amarsi
È mille promesse intrise di pianto,
silenziose parole d’amore…
affidate al vento!